«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante». L’esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, firmata da papa Francesco il 19 marzo e pubblicata il 9 aprile, è il terzo documento di questo genere dopo la programmatica Evangelii gaudium del 2013 e la post-sinodale Amoris laetitia del 2016. ostruita più come un dialogo a tu per tu con ogni credente che come «un trattato sulla santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema, o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione», nei suoi 5 capitoli delinea i tratti della santità dei battezzati, della «santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”», sviluppando in forma strutturata un tema caro a Francesco, e già accennato in nuce nei documenti precedenti.
È stata pubblicata il 15 febbraio la lettera apostolica motu proprio di papa Francesco Imparare a congedarsi, con cui si regola la rinuncia, a motivo dell’età, dei titolari di alcuni uffici di nomina pontificia. Con essa papa Francesco ha aggiornato le norme canoniche sul congedo dall’ufficio per i capi dicastero che non siano cardinali, i prelati superiori della curia romana e i rappresentanti pontifici, e ha dato qualche chiarificazione dell’art. 2 del precedente rescritto del 3 novembre 2014, relativo ai vescovi. «La conclusione di un ufficio ecclesiale deve essere considerata parte integrante del servizio stesso, in quanto richiede una nuova forma di disponibilità». «Chi si prepara a presentare la rinuncia – scrive il papa – ha bisogno di prepararsi adeguatamente davanti a Dio, spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile. Questo permetterà di attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale». In base alle nuove norme, che in sostanza allineano questi casi con quanto previsto per i vescovi diocesani, al compimento del 75° anno i capi dicastero non cardinali, i prelati superiori della curia, i vescovi che svolgono altri uffici alle dipendenze della Santa Sede e i rappresentanti pontifici devono presentare la rinuncia al papa, che decide se accettarla o prorogare l’incarico valutando le concrete e singole circostanze.
«Scrivo a voi… per sollecitare umilmente la vostra collaborazione e assistenza nel discernimento delle misure che dovranno essere adottate a breve, medio e lungo termine per ripristinare la comunione ecclesiale in Cile, al fine di riparare per quanto possibile allo scandalo e ristabilire la giustizia». Lo scandalo relativo alle violenze, subite da minori da parte di esponenti del clero e insabbiate o coperte da preti e vescovi, era emerso durante e dopo la recente visita di papa Francesco in Cile (cf. Regno-doc. 3,2018,83; Regno-att. 4,2018,73). Dopo il rapporto consegnatogli dal vescovo maltese mons. Charles Scicluna, che Francesco ha inviato nel paese dal 20 febbraio al 1° marzo per raccogliere maggiori informazioni, il papa ha inviato l’11 febbraio questa lettera all’episcopato cileno, invitandolo a Roma «per dialogare sulle conclusioni della suddetta visita e sulle mie conclusioni». La lettera contiene un’ammissione di responsabilità e una richiesta di perdono: «Sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, in particolare per mancanza d’informazioni veritiere ed equilibrate. Fin da ora chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente, nelle prossime settimane, negli incontri che avrò con rappresentanti delle persone intervistate».
L’anno 2018 vede la Chiesa cattolica dare un’attenzione particolare ai giovani, ai quali è dedicato il percorso sinodale che culminerà in ottobre con l’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» (Roma, 3-28 ottobre 2018). Mentre si attende la pubblicazione dell’Instrumentum laboris, alcuni vescovi italiani si sono rivolti direttamente ai giovani con lettere e messaggi.
Di seguito pubblichiamo:
– la lettera d’Avvento dei vescovi toscani, Ci siete molto cari. Per una Chiesa che sia la vostra casa, in Toscana oggi 14.12.2017;
– il Messaggio per i tuoi 18 anni di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, gennaio 2018, in www.chiesadimilano.it (titolazione redazionale);
– la Lettera ai giovani di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti - Vasto, Quaresima - Pasqua 2018, in www.chieti.chiesacattolica.it;
– la Lettera ai giovani della nostra diocesi di mons. Ivo Muser, vescovo di Bolzano - Bressanone, 11 marzo 2018, in www.bz-bx.net;
– l’Omelia in coena Domini con lavanda dei piedi a 12 giovani di mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, 29 marzo 2018, in www.diocesitn.it.
«“Se tu sei il figlio di Dio, scendi dalla croce!”... Le categorie che vengono menzionate sotto la croce, passanti e teologi/biblisti, come anche la categoria che patisce la medesima pena di Gesù, i ladri, pur non avendo tra loro nessuna affinità, tutti domandano a Gesù la medesima cosa: scendi e noi ti crederemo! È un ragionamento che appare di “buon senso” e che sottintende una certa teo-logia, una certa idea di Dio: Dio è il grande, il potente, il vittorioso». Con il Messaggio per la Quaresima e la Pasqua 2018 intitolato Dio smascherato, il vescovo di Alghero - Bosa mons. Mauro Maria Morfino ha proposto alla sua diocesi un percorso di meditazione sul vero volto di Dio, che si manifesta nella vulnerabilità di Gesù Cristo, cioè sulla croce. E per le 12 settimane dei due tempi liturgici suggerisce a tutti un’ora settimanale di meditazione di alcuni brani biblici, per «smascherare Dio» e per «smascherarci, per riscoprire quei tratti di figlia/o amato e cercato, quel tesoro d’irripetibile unicità e quella possibilità di bene, di vita e di relazioni vere che, impazienti sotto le maschere che ci siamo imposti, sono pronte ad avere finalmente parola nelle nostre storie personali». Questo ci spingerà «a fare una scelta di attenzione preferenziale per coloro nei quali Gesù si identifica (Mt 25)».
Il 17 dicembre 2017 la Commissione reale australiana sulle risposte istituzionali alle violenze sessuali su minori ha presentato al governatore generale del Commonwealth d’Australia il suo Rapporto finale, concludendo così cinque anni d’indagini sulle violenze subite dai bambini in contesti istituzionali, tra cui anche gli enti (scuole, orfanotrofi, parrocchie) gestiti dalla Chiesa cattolica. Annunciata dall’ex primo ministro Julia Gillard nel novembre 2012 e nominata nel gennaio successivo, la Commissione è formata da sei membri, che hanno ascoltato circa 8.000 sopravvissuti a violenze sessuali subite in contesti istituzionali: di questi, oltre 4.000 sono stati vittime di violenze all’interno di istituzioni religiose. Il Rapporto finale si compone di una Prefazione, di un Sommario esecutivo che contiene anche la lista completa delle raccomandazioni formulate dalla Commissione, e di 17 volumi, che descrivono la natura e le cause delle violenze sessuali su minori negli ambiti istituzionali, riportano l’impatto che le violenze hanno avuto sulle vittime e i loro familiari, raccontano le esperienze subite dai sopravvissuti e analizzano le risposte fornite dalle specifiche istituzioni alle denunce. Presentiamo di seguito la parte del Sommario esecutivo del Rapporto finale relativa alle istituzioni religiose (pp. 43-73) e – nello specifico – alla Chiesa cattolica, e le raccomandazioni rivolte a quest’ultima.
A qualche mese dalla sua scadenza, il 17 dicembre 2017, papa Francesco ha rinnovato nella sua composizione la Pontificia commissione per la tutela dei minori, come ha annunciato un Comunicato della Commissione stessa del 17 febbraio 2018, intitolato «Papa Francesco nomina i commissari» (www.vatican.va). La Commissione si è riunita a Roma dal 20 al 22 aprile, incontrando il papa il 21.