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Documenti, 3/2018

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Verso il Sinodo per l’Amazzonia

Viaggio apostolico in Cile e Perù (15-22 gennaio 2018)

Francesco

Il 22° viaggio internazionale di Francesco, e il sesto in America Latina, si è svolto dal 15 al 18 gennaio nel Cile, e dal 18 al 22 in Perù, dopo quelli del 2013 per la Giornata mondiale della gioventù in Brasile, del 2015 in Ecuador, Bolivia e Paraguay e successivamente a Cuba, del 2016 in Messico e del 2017 in Colombia. I temi principali del viaggio – lo sviluppo democratico dei due paesi (qui a fianco), la perdita di credibilità della Chiesa a causa delle violenze su minori da parte del clero (qui a p. 76), la questione di una crescita economica sregolata a detrimento dell’ambiente e della giustizia sociale (qui a p. 82), i diritti delle popolazioni indigene (qui a p. 80 e riquadro a p. 74) – sono stati presto travolti dalle polemiche intorno alla difesa che il papa ha fatto del discusso vescovo cileno di Osorno Juan Barros (riquadro a p. 83). Durante il viaggio, nell’incontro con i popoli indigeni a Puerto Maldonado in Perù, il papa ha anche aperto il processo del Sinodo per l’Amazzonia, convocato per il 2019 per «plasmare una Chiesa con un volto amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno», con il primo incontro del Consiglio pre-sinodale.

Il popolo mapuche scrive al papa

Organizzazioni Mapuche in Cile

Il 25 luglio alcuni rappresentanti della Nazione mapuche hanno inviato una lettera a papa Francesco, in vista del suo viaggio in Cile e Perù (www.nodal.am; nostra traduzione dallo spagnolo).

I vescovi argentini: nessuno parli a nome del papa

Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina

Il 10 gennaio, a pochi giorni dalla partenza di papa Francesco per il Cile, l’episcopato argentino ha pubblicato una nota, intitolata «Francesco, il papa di tutti», in cui mette in guardia dall’identificazione del papa «con determinate figure politiche o sociali» in Argentina (www.episcopado.org; nostra traduzione dallo spagnolo).

Il card. O’Malley sulle violenze: il dolore delle vittime

Sean P. O’Malley

Il 20 gennaio il card. Sean P. O’Malley, arcivescovo di Boston (USA), membro del Consiglio dei cardinali (C9) e presidente della Pontificia commissione per la protezione dei minori, ha pubblicato sul sito dell’arcidiocesi di Boston questa Dichiarazione a proposito della risposta di papa Francesco a un gruppo di giornalisti cileni, il 18 gennaio, in merito al vescovo di Osorno Juan Barros, accusato di complicità con Fernando Karadima (condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede per violenze su minori): «Il giorno che mi portano prove contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola evidenza contro di lui. Questa è calunnia. Chiaro?» (www.bostoncatholic.org; nostra traduzione dall’inglese). Il 22 gennaio, durante la conferenza stampa nel volo di ritorno, il papa è ritornato sull’argomento rispondendo a una domanda di Nicole Winfield (www.vatican.va).

Dio consolerà il suo popolo

Vescovi del Venezuela

Gli arcivescovi e i vescovi del Venezuela

«Con la sospensione del referendum revocatorio e la creazione dell’Assemblea nazionale costituente, il governo ha usurpato al popolo il suo potere originario. E gli effetti di questo li subisce il popolo stesso, che vede peggiorare di giorno in giorno la propria situazione. Non ci sarà una vera soluzione dei problemi del paese finché il popolo non riprenderà pienamente l’esercizio del suo potere». In un paese ormai da tempo in una gravissima crisi politica, economica e umanitaria, con una dura nota intitolata Dio consolerà il suo popolo (Is 49,13) e pubblicata il 12 gennaio, a conclusione della CIX Assemblea plenaria (Caracas, 7-12 gennaio 2018), la Conferenza episcopale venezuelana ha denunciato il governo di Nicolás Maduro e le sue politiche, che hanno condotto il paese a una crisi umanitaria con malnutrizione acclarata e morti d’inedia, e ha chiesto l’apertura di corridoi umanitari e nuove elezioni con osservatori internazionali. «Se questo diritto fosse negato o fossero ostacolate le iniziative per realizzarlo, rimarrebbero solo due possibilità: la definitiva perdita della libertà, con tutte le sue conseguenze, o azioni di resistenza e ribellione contro il potere usurpatore».

Diplomazia per i diritti umani

Daniela Sala

Il quinto discorso di papa Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (cf. qui a fianco) porta in sé contemporaneamente tutte le tematiche tradizionali del genere letterario (avviato con cadenza quasi annuale da Pio XII), e tutte le accentuazioni tipicamente «francescane».

 

Riconoscere e difendere i diritti dell’uomo

Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Francesco

L’8 gennaio il tradizionale incontro per lo scambio degli auguri di inizio anno tra il papa e il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede è stato l’occasione per stilare un bilancio dei mesi trascorsi e tracciare le linee di sviluppo della diplomazia vaticana per quelli a venire, precisando che «nel rapporto con le autorità civili, la Santa Sede non mira ad altro che a favorire il benessere spirituale e materiale della persona umana e la promozione del bene comune». Nel suo discorso, il papa ha riportato al centro il tema dei diritti umani, cogliendo l’occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: «Per la Santa Sede, infatti, parlare di diritti umani significa anzitutto riproporre la centralità della dignità della persona, in quanto voluta e creata da Dio a sua immagine e somiglianza». Partendo da questo assunto, Francesco ha poi concretizzato le sue parole, affermando la necessità di difendere la vita, promuovendo la pace, così come politiche a sostegno della famiglia, e intraprendendo azioni positive di accoglienza e integrazione nei confronti dei migranti. In conclusione del discorso ha infine richiamato, accanto ai diritti, i necessari doveri che ognuno di noi ha nei confronti degli altri, per soddisfare le esigenze di giustizia che tengono legata una comunità. Tra gli elementi di maggiore preoccupazione della Santa Sede vi è la questione di Gerusalemme, di recente riaccesasi in seguito alla decisione dell’Amministrazione USA di trasferirvi la sede della propria ambasciata in Israele (cf. qui a p. 99).

Gerusalemme: rispettare lo status quo

Francesco; patriarchi e capi di Chiese di Gerusalemme; Olav Fykse Tveit; Federazione luterana mondiale; CEE; Assemblea ONU

A documentare le reazioni della decisione del presidente USA Donald Trump, comunicata il 6 dicembre, di trasferire la sede dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così implicitamente la Città santa come capitale di Israele, pubblichiamo:

– l’appello sollevato da papa Francesco al termine dell’udienza, 6 dicembre 2017 (www.vatican.va);

– la Lettera dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme, 6 dicembre (www.terrasanta.net; nostra traduzione dall’inglese);

– la dichiarazione Sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti del segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit, 6 dicembre (www.oikoumene.org; nostra traduzione dall’inglese);

– la lettera Urgente richiesta di astenersi dal riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, inviata dalla Federazione luterana mondiale al presidente Trump, 6 dicembre (www.lutheranworld.org; nostra traduzione dall’inglese);

– la Dichiarazione della presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, 10 dicembre (www.ccee.eu);

– la Risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 21 dicembre (unbisnet.un.org; nostra traduzione dall’inglese);

– la Lettera del papa al grande imam di Al-Azhar per la Conferenza internazionale di Al-Azhar a sostegno di Gerusalemme, 18 gennaio 2018 (www.vatican.va).

 

Le reliquie: autenticità e conservazione

Congregazione delle cause dei santi

Intervenendo su un tema – quello delle reliquie e della loro venerazione – che è oggetto di dibattito in ambito ecumenico, di critica da parte dei non credenti e di scetticismo anche per molti credenti, la Congregazione delle cause dei santi è intervenuta per regolamentarne la gestione con l’istruzione Le reliquie nella Chiesa: autenticità e conservazione, pubblicata il 16 dicembre 2017. Il documento ribadisce l’importanza che le reliquie hanno nella Chiesa cattolica, «perché il corpo dei beati e dei santi, destinato alla risurrezione, è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento della loro santità, riconosciuta dalla Sede apostolica tramite la beatificazione e la canonizzazione», e affida ai vescovi la responsabilità di «una speciale cura e vigilanza per assicurarne la conservazione e la venerazione e per evitarne gli abusi», in stretto contatto con la Congregazione delle cause dei santi, che deve dare il consenso alle procedure messe in atto dalle diocesi per verificare l’autenticità, garantire la conservazione e promuovere la venerazione. L’istruzione, che va a completare la Sanctorum Mater del 2007 sul regolamento delle canonizzazioni e beatificazioni, vieta lo smembramento del corpo del santo o beato e ribadisce «assolutamente» il divieto – già vigente ma non sempre rispettato – di commercio delle reliquie.

Commissione reale di inchiesta sulla pedofilia in Australia; Documento preparatorio del Sinodo di Milano; Card. Koch: ecumenismo e missione; Costituzione apostolica Veritatis gaudium; Papa Francesco alla Rota romana

Agenda documenti 15 dicembre 2017. Commissione reale di inchiesta sulla pedofilia in Australia. Il Rapporto finale della Commissione reale per le risposte istituzionali alla violenza sessuale sui bambini viene pubblicato il 15 dicembre, dopo aver esaminato le deposizioni di oltre 15.000 persone e udito a porte chiuse oltre 8.000 vittime di violenze sessuali, in gran parte subite in istituzioni religiose....

Evangelizzare la pietà popolare

Gli arcivescovi e vescovi della Calabria

Conferenza episcopale calabra

La pietà popolare «nelle sue molteplici e a volte millenarie tradizioni deve condurre verso la genuina pietà liturgica, che è sempre orientata alla preghiera comune della Chiesa… Usi, costumi, tradizioni e devozioni di un popolo manifestano un patrimonio storico-culturale di rilevante valore, una memoria di cui conservare la ricchezza per le nuove generazioni, operando con discernimento e, dove occorre, purificandola». La religiosità popolare soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale anima ancora molti costumi e tradizioni pubbliche, ma tuttora non è scevra da infiltrazioni e strumentalizzazioni da parte delle organizzazioni criminali. Per ribadire il valore delle manifestazioni tradizionali della pietà popolare, garantirne il collegamento con la vita liturgica della Chiesa locale e soprattutto evitare che sia compromessa con realtà mafiose (cf. in questo numero a p. 119), i vescovi della Calabria in questo documento datato 30 giugno 2015 e pubblicato il 3 settembre dello stesso anno, intitolato Per una nuova evangelizzazione della pietà popolare, forniscono le indicazioni per la celebrazione dei sacramenti (battesimo, cresima, matrimonio e funerale) e delle processioni e feste religiose.

Regolamento diocesano per le processioni

Mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea

Tra le Chiese locali dell’Italia meridionale che hanno affrontato la questione della religiosità popolare per purificarla dai suoi elementi spuri e riportarla nell’alveo della vita liturgica della Chiesa (si veda anche in questo numero a p. 110), c’è la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, dove il 12 febbraio 2015 il vescovo mons. Luigi Renzo ha pubblicato un Regolamento diocesano per le processioni. Prendendo come riferimenti normativi il Direttorio su pietà popolare e liturgia della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti del 2002, la lettera pastorale dello stesso mons. Renzo La pietà popolare da problema a risorsa pastorale (2013-2014) e la nota pastorale della Conferenza episcopale calabra sulla ’ndrangheta Testimoniare la verità del Vangelo (Regno-doc. 2,2015,11), il Regolamento norma rigorosamente la preparazione e lo svolgimento delle processioni religiose, nelle quali non possono avere alcun incarico «persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia». In particolare nella processione dell’Affruntata o ’Ncrinata «i fedeli cristiani… non si lascino espropriare di ciò che appartiene al loro patrimonio religioso più genuino, lasciandolo in mano a gente senza scrupoli, che non ha nulla di cristiano e anzi persegue una “religione capovolta”, offensiva del vero cristianesimo popolare», e «i pastori siano più coraggiosi e uniti per dare segni nuovi di presenza e di speranza al popolo di Dio».

Risposta al questionario sui giovani

Conferenza episcopale tedesca

Come sono i giovani in Germania? Che rapporto hanno con la Chiesa? Che cosa le chiedono? Applicando nuovamente il metodo di lavoro impostato dalla Santa Sede a partire dalla III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (2014), i vescovi tedeschi hanno pubblicato il 3 novembre, dopo l’approvazione nell’Assemblea plenaria, la Risposta della Conferenza episcopale tedesca al questionario in preparazione della XV Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Come contributo alla preparazione del Sinodo, che si svolgerà a Roma dal 3 al 28 ottobre 2018, il documento raccoglie e rielabora le risposte arrivate da tutte le 27 diocesi entro il 1° maggio 2017. L’immagine che ne esce è di una giovane generazione tedesca afflitta da senso d’insicurezza e ansia da prestazione; che vede la ricchezza del paese come un’opportunità per il futuro; che ha perso molta della propria fiducia nella Chiesa, a causa degli scandali economici e delle violenze sessuali sui minori, ma le chiede di essere una compagna affidabile e stabile nella ricerca del senso della vita e della propria vocazione.

Sintesi dei contributi per il Sinodo

Conferenza episcopale spagnola

Alla Chiesa i giovani spagnoli chiedono «di essere ascoltati. Chiedono… che abbia un atteggiamento di vicinanza e apertura verso il mondo attuale, che s’impegni a proporre con maggior chiarezza e trasparenza il Vangelo di Gesù. Chiedono accettazione delle differenze, tolleranza, dialogo e trasparenza evangelica; che accolga, che sia inclusiva, misericordiosa, generosa e caritatevole…; che sia fedele a Gesù Cristo e al suo Vangelo, impegnata per la giustizia, per la solidarietà, per la cura del pianeta; che i laici ricevano una formazione più solida e profonda per essere sempre più coscienti della propria missione e corresponsabilità; e che i pastori siano più vicini ai giovani». Il 12 dicembre anche i vescovi spagnoli hanno pubblicato la Sintesi dei contributi inviati alla CEE per il Sinodo sui giovani, in risposta al questionario in preparazione della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» (Roma, 3-28.10.2018). Hanno risposto poco più della metà dei soggetti coinvolti (47 diocesi su 70, 12 movimenti su 22, 12 congregazioni religiose su 32 e 2 istituti secolari su 4), per un totale di 5.253 giovani.