Le «eresie» pastorali secondo Evangelii gaudium
Quando parla della Chiesa di oggi, papa Francesco la descrive spesso come esposta a «tentazioni». Ovvero, secondo un’antica tradizione spirituale, quel «tempo difficile» nel quale la verità si prova e la fedeltà si rinnova. Cogliendo nell’intreccio tra immagini, simboli, figure e nozioni che caratterizza il discorso ecclesiologico di Jorge Mario Bergoglio la ricchezza dei riferimenti teologici e spirituali, mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio di nove cardinali istituito dal papa per consigliarlo sul governo della Chiesa, si sofferma in questa relazione – tenuta il 30 settembre 2016 a Palermo al Convegno ecclesiale diocesano – su come il papa intenda le tentazioni dello «gnosticismo» e del «pelagianesimo». Spesso, specie nei testi successivi all’elezione al pontificato e in particolare nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, le troviamo abbinate «in una sorta di polarità». Vi è infatti un risultato comune a entrambi gli atteggiamenti, che il papa, con de Lubac, definisce – sin dal discorso pronunciato alle Congregazioni generali nel periodo della sede vacante – «mondanità spirituale: quel vivere per darsi gloria gli uni con gli altri». Cosicché, conclude il teologo Semeraro indagando il magistero di Francesco e i suoi riferimenti nel cristianesimo antico e moderno, «l’unica realtà in grado di liberarci dalla seduzione di aderire alle verità astratte (gnostiche)... e dell’autoreferenzialità vanitosa che isola e rende sterili è la carne di Cristo», che nel linguaggio di Francesco indica «non soltanto l’eucaristia, ma anche (e molte volte) il povero».
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