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Documenti, 9/2016, 01/05/2016, pag. 322

Pino Puglisi, un prete tra due concili

Meditazione sulla tomba del beato Pino Puglisi

Massimo Naro

Padre Pino Puglisi – sacerdote assassinato da due sicari di Cosa nostra il 15 settembre del 1993, beatificato il 25 maggio 2013 a Palermo – è il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia. Don Massimo Naro, docente di Teologia sistematica alla Facoltà teologica di Sicilia, in questa conversazione con 120 preti dell’arcidiocesi di Milano giunti in pellegrinaggio sulla tomba del beato, avvenuta il 14 aprile 2016, rilegge la figura e l’azione pastorale del parroco di Brancaccio, tentando di collocarla «in una cornice complessa più che vasta»: non solo il contesto territoriale, rappresentato dalla Sicilia e dalla Palermo in cui si trovò a operare, ma anche il tempo – il periodo compreso tra il Vaticano I e il Vaticano II – in cui completò la sua formazione di presbitero. «Don Puglisi ha maturato il suo profilo di testimone di Cristo già prima di arrivare a Brancaccio. E già quando è parroco a Godrano, e poi incaricato della pastorale vocazionale per la diocesi di Palermo, già allora capisce che il suo fare il prete non può prescindere dal suo esser-prete; già in quegli anni non semplicemente svolge (…) il suo ministero sacerdotale, ma anche vive radicato nel mistero di Dio e comincia a guardare e a vedere con gli occhi di Dio il mondo, la Chiesa, i giovani della sua diocesi, la gente della sua Palermo».

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Massimo Naro

«Il cambio d’epoca sancisce… anche un fenomeno con cui dobbiamo avere il coraggio e soprattutto la chiaroveggenza di fare i conti: intendere e celebrare il culto eucaristico come facevamo fino a qualche tempo fa non è più possibile o, almeno, è sempre più improbabile». In un’elaborazione originariamente nata per un’assemblea diocesana a Caltanissetta nel 2023 e qui proposta in forma rielaborata («“Gioirono al vedere il Signore”: eucaristia ed evangelizzazione»), il teologo Massimo Naro riflette sul senso dei congressi eucaristici oggi, avvertendo che «se gli atteggiamenti o i discorsi non corrispondono alla realtà, essi sono semplicemente retorici o, nel peggiore dei casi, ideologici». E nell’attuale contesto culturale «la Chiesa stessa, che annuncia il Vangelo e celebra il memoriale eucaristico, è il sacramento che deve segnalare al mondo e nella storia la presenza di Cristo Gesù, pronta però a sciogliersi dentro il mondo stesso e nella storia a mo’ del pizzico di sale che dà sapore alla pasta o del frammento di lievito che le conferisce spessore. Un congresso eucaristico, ai nostri giorni, dovrebbe svolgersi per illustrare questa logica e per additare questa prospettiva: occorre capovolgere le nostre dimissioni dalla speranza in nuovo slancio missionario, superando la crisi, anzi entrandovi dentro, attraversandola, per colmare il vuoto che essa produce in chi la subisce come qualcosa di indebito, come un cataclisma imprevisto, come una fine del mondo».