«Dio, e la storia stessa, ci domanderanno se ci siamo spesi oggi per la pace; già ce lo chiedono in modo accorato le giovani generazioni, che sognano un futuro diverso». Il viaggio apostolico compiuto dal papa dal 30 settembre al 2 ottobre in Georgia e Azerbaigian, due paesi della conflittuale regione caucasica, ricambia le visite dei rispettivi presidenti ricevuti in Vaticano nel marzo (Ilham Aliyev, Azerbaigian) e nell’aprile 2015 (Giorgi Margvelashvili, Georgia). È stata l’occasione per la Santa Sede per consolidare i rapporti sia con le autorità politiche, sia con le Chiese ortodosse, sia con le altre comunità religiose, in particolare musulmane, e per contribuire alla pacificazione di un’area cruciale per tutto il Caucaso e per l’intero quadrante geopolitico eurasiatico. Con un ulteriore appello contro la giustificazione religiosa della violenza: «Perché Dio non può essere invocato per interessi di parte e per fini egoistici, non può giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo. Ancora una volta, da questo luogo così significativo, sale il grido accorato: mai più violenza in nome di Dio! Che il suo santo nome sia adorato, non profanato e mercanteggiato dagli odi e dalle contrapposizioni umane».
La metafora domestica costituisce l’intreccio della prima lettera pastorale dell’arcivescovo Erio Castellucci, che pone al centro della riflessione il tema della famiglia. «In greco, d’altra parte, le parole “casa” e “famiglia” sono intercambiabili», scrive il vescovo. Presentata nel duomo di Modena il 24 settembre, durante l’assemblea di apertura dell’anno pastorale, non è una lettera cattedratica o dal taglio teologico, ma un documento pastorale frutto «dell’esperienza e della riflessione di tante persone: organismi singoli, famiglie e gruppi, che in diocesi, nelle parrocchie e nelle case hanno offerto il loro contributo». Sono tre le novità di rilievo contenute nel documento, che costituirà la base del programma pastorale della diocesi per il prossimo anno: la proposta dei «gruppi del Vangelo nelle case», che risponde «all’esigenza di valorizzare la casa come luogo della “Chiesa domestica”»; il progetto delle «coppie-guida di altre coppie», dal momento che «non è pensabile e neppure necessario che siano solo i presbiteri ad assumere il compito di guide spirituali»; e infine l’avvio di un servizio diocesano rivolto ai separati o divorziati risposati «sia per la verifica della nullità [matrimoniale] sia per l’eventuale inizio del percorso di riammissione alla comunione eucaristica».
È l’annuncio il cuore della lettera «Andate ad annunciare ai miei fratelli» (Mt 28,10). In ascolto dell’altro per un annuncio alla persona, presentata il 3 settembre dal vescovo Mariano Crociata, che rappresenta lo sbocco naturale del biennio precedente, dedicato all’ascolto della parola di Dio: «Non c’è un momento in cui si ascolta soltanto e un altro in cui si comunica ad altri ciò che si è ricevuto», scrive il vescovo nell’introduzione. «Di più, non c’è annuncio all’altro senza dialogo interiore con sé stessi in ascolto del Signore che parla e – ecco l’elemento di novità! – senza ascolto dell’altro come destinatario di un’iniziativa del Signore prima che nostra». Muovendo da una lettura degli incontri di Gesù nel Vangelo di Matteo, il vescovo focalizza l’attenzione sulla dignità e originalità della singola persona, invitando a una profonda considerazione della situazione religiosa ed esistenziale propria di ciascuno, per giungere a un «accompagnamento quasi personalizzato del suo cammino di fede». Negli orientamenti pastorali pone quindi l’accento sulla capacità d’ascolto delle persone in vista di un annuncio pertinente ed efficace, e a questo scopo raccomanda di valorizzare le varie proposte di formazione presenti in diocesi, così come una verifica delle capacità di discernimento e accompagnamento delle comunità.
Lavoro, clero, nuovo processo matrimoniale, riordino delle diocesi: sono stati i principali temi oggetto del Consiglio permanente della CEI che si è concluso il 29 settembre scorso e di cui pubblichiamo il Comunicato finale. Sul tema del lavoro i vescovi hanno centrato la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani (26-29.10.2017): «Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale». Sul clero, cui era stata dedicata l’Assemblea generale del novembre 2014, il Consiglio permanente ha presentato un sussidio frutto delle riflessioni di questi due anni. Sul processo matrimoniale si conferma, anche in base al rescritto di papa Francesco del 7 dicembre 2015 (qui a p. 559), che il motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus, che innova le regole procedurali per la trattazione delle cause di nullità, si applica anche in Italia. Per questo il Consiglio permanente predisporrà un regolamento perché l’organizzazione amministrativa dei tribunali sia omogenea in tutto il paese e recepisca le innovazioni. Quanto alle diocesi, è stato preso in esame il quadro offerto dalle risposte delle conferenze episcopali regionali rispetto alla proposta di riordino. Emergono due criteri condivisi: da un lato «l’importanza della prossimità del vescovo al clero e alla popolazione»; dall’altra quello della «custodia del patrimonio e della storia di fede».
Con il Rescritto del Santo Padre Francesco sul compimento e l’osservanza della nuova legge del processo matrimoniale, pubblicato l’11 dicembre 2015 sul Bollettino della Sala stampa della Santa Sede, si chiarisce che le regole procedurali per la trattazione delle cause di nullità matrimoniale, promulgate dal motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus, si applicano anche all’Italia, in quanto viene abrogato il motu proprio Qua cura di Pio XI del 1938. Di qui la necessità anche per la CEI di adeguarsi alla riforma del processo matrimoniale introdotta da papa Francesco.
«L’Unione Europea ha iniziato la sua vita co-me progetto di pace e di riconciliazione. Nel corso degli anni, a mano a mano che l’integrazione europea è andata trasformando la cultura politica e la vita economica del nostro continente, i pericoli di conflitto armato tra le nazioni dell’Europa sono diminuiti. Il dividendo di pace del progetto europeo è preziosissimo». Ma se l’UE non rimarrà unita, quali saranno le conseguenze per la pace, sul continente e a livello globale? Il rapporto La vocazione dell’Europa a promuovere la pace nel mondo della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE), pubblicato il 14 giugno a Bruxelles in vista dell’elaborazione della nuova Strategia globale per la sicurezza e difesa dell’UE (presentata dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini il 29 giugno), sottolinea con forza la necessità di una maggior unione nell’Unione in materia di politica estera e di sicurezza, poiché la vocazione dell’Europa è promuovere la pace. I tre pilastri individuati sono peace-building preventivo, pace attraverso la giustizia e pace attraverso la sicurezza. Il documento contiene 22 raccomandazioni indirizzate alle istituzioni UE.
L’eredità comune di principi teologici, disposizioni canoniche e pratiche liturgiche del primo millennio «costituisce un punto di riferimento necessario e una potente fonte d’ispirazione sia per i cattolici sia per gli ortodossi, mentre cercano di curare la ferita della loro divisione all’inizio del terzo millennio. Sulla base di questa eredità comune, entrambi devono riflettere su come il primato, la sinodalità e l’interrelazione che esiste tra loro possono essere concepiti ed esercitati oggi e nel futuro». Il documento Sinodalità e primato nel primo millennio: verso una comune comprensione nel servizio all’unità della Chiesa, firmato a Chieti il 21 settembre nel corso della 14a sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, segnala il raggiungimento di un significativo accordo tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse sul rapporto tra il primato del vescovo di Roma e la sinodalità della Chiesa universale, attestando insieme la necessità e la fondatezza di un’espressione della comunione a livello universale.
«Grande progresso è stato compiuto in molti ambiti che ci avevano tenuto a distanza. Tuttavia, nuove circostanze hanno apportato nuovi disaccordi tra di noi, particolarmente a riguardo dell’ordinazione delle donne e di più recenti questioni relative alla sessualità umana. Dietro queste divergenze rimane una perenne questione circa il modo di esercizio dell’autorità nella comunità cristiana. Questi sono oggi alcuni aspetti problematici che costituiscono seri ostacoli alla nostra piena unità» (Dichiarazione comune). Nonostante queste perduranti difficoltà, papa Francesco e l’arcivescovo di Canterbury il 5 ottobre, celebrando insieme a Roma nella chiesa di San Gregorio al Celio i vespri per il 50° anniversario dell’incontro tra Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey e dell’istituzione del Centro anglicano di Roma, hanno potuto affermare che non si deve «trascurare o sottovalutare questa comunione certa, sebbene imperfetta, che già condividiamo», e che i documenti approvati dalle commissioni di dialogo teologico bilaterale hanno definito; e hanno inviato in missione 19 vescovi anglicani e 19 cattolici a due a due.