«La riforma della curia romana (...) deve essere esemplare per il rinnovamento spirituale di tutta la Chiesa». Così il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Gerhard Müller, in una sua riflessione «sulla natura e sulla missione della Chiesa» pubblicata da L’Osservatore romano il 7 febbraio, nei giorni in cui il Consiglio dei cardinali era convocato per lavorare con il papa alle ipotesi di riforma. Il testo, intitolato Purificare il tempio. Criteri teologici per una riforma della Chiesa e della curia romana, ha inteso ribadire i presupposti teologici della questione: «La curia non è una mera struttura amministrativa, ma essenzialmente un’istituzione spirituale radicata nella missione specifica della Chiesa di Roma». Posta a sostegno del ministero petrino in favore della Chiesa universale, una sua «vera riforma» deve «resistere alle infezioni mondane» ed essere orientata alla «cura delle malattie spirituali del nostro tempo», rendendo «più luminosa la missione del papa e della Chiesa nel mondo di oggi e di domani».
«Prendendo atto con realismo dei mutamenti socio-religiosi avvenuti in questi anni», la condivisione di esperienze già in atto nelle diocesi del Triveneto ha fatto sorgere «l’esigenza di individuare alcune linee pastorali condivise, per evangelizzare i genitori che chiedono il battesimo dei figli e per aiutarli a dare ai bimbi battezzati un’educazione cristiana». Così il documento Linee per una pastorale battesimale per le Chiese del Nordest, pubblicato lo scorso 31 gennaio, prende atto della necessità di una pastorale all’altezza dei tempi. I genitori «che si avvicinano alle nostre parrocchie per chiedere il battesimo del loro bambino (...) vivono un momento straordinario e bellissimo della loro vita», che porta in sé «un’oggettiva possibilità di rinviare al Vangelo di Gesù» e di «rimettere positivamente in gioco le loro domande di fede e di vita». La sfida delle diverse situazioni di fede e di vita cristiana in cui essi si trovano sollecita le Chiese a un «annuncio il più possibilmente adeguato». Il documento propone «alcune linee indicative» e affronta due questioni delicate: i criteri di ammissibilità al battesimo («la richiesta va accolta sempre e comunque?») e la scelta dei padrini.
«Vogliamo dare una risposta a quello che consideriamo l’appello di Dio a intervenire in merito alla situazione urgente e dannosa del riscaldamento globale». Lo afferma una dichiarazione di alcuni vescovi cattolici riuniti a Lima nei giorni della XX Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP20), svoltasi nella capitale peruviana dal 1° al 14 dicembre scorso. La conferenza intendeva segnare un passo in avanti verso l’adozione del nuovo piano d’azione globale per contenere il riscaldamento climatico, che sarà sottoscritto a Parigi nel 2015. La denuncia dei vescovi è molto chiara: «La responsabilità principale di questa situazione ricade sul sistema economico globale dominante, che è una costruzione umana», e di cui si costata il «fallimento sistemico». Altrettanto chiare ed esigenti le richieste contenute nel documento, tra le quali: considerare le dimensioni etiche e morali (e non solo tecniche) della questione; contenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi centigradi (anziché i 2 previsti); porre fine all’utilizzo dei combustibili fossili e rendere accessibili a tutti le energie rinnovabili; adottare linee guida chiare sul modo in cui i paesi responsabili dovranno onorare i loro impegni.