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Documenti, 25/2015

Il lavoro, don Bosco, i giovani

Interventi durante il viaggio apostolico a Torino (21 giugno 2015)

Francesco
«Dritti e sinceri, quel che sono, appaiono: teste quadre, polso fermo e fegato sano, parlano poco ma sanno quel che dicono, anche se camminano adagio, vanno lontano». Ha citato il poeta Nino Costa, papa Bergoglio, per parlare ai «suoi» piemontesi nella breve visita pastorale a Torino, il 21-22 giugno, motivata sia dalla celebrazione del bicentenario della nascita di don Bosco sia dall’ostensione della Sindone, che il papa ha visitato come pellegrino. Intenso, come di consueto, il programma degli eventi e delle visite che si sono succeduti in questo suo ritorno nella terra di origine della famiglia: aperto dall’incontro con il mondo del lavoro e concluso, dopo la storica visita al Tempio valdese (cf. in questo numero alle pp. 8ss), da un pranzo con alcuni parenti all’arcivescovado. Pubblichiamo i discorsi nell’incontro con i lavoratori, con la Famiglia salesiana e con i giovani.

Non potevo non fermarmi in questa casa

Al Cottolengo di Torino

Francesco
Nel corso del viaggio apostolico a Torino, lo scorso 21 giugno, papa Bergoglio ha fatto visita agli ammalati e ai disabili nella chiesa della Piccola casa della divina Provvidenza, conosciuta come «Cottolengo», dal nome del suo fondatore Giuseppe Benedetto Cottolengo. Nel corso della visita, durante la quale ha salutato e benedetto singolarmente i malati presenti, Francesco ha loro rivolto il breve discorso che riprendiamo ampiamente di seguito (www.vatican.va).

Vi chiedo perdono!

Visita al Tempio valdese di Torino (22 giugno 2015)

Francesco
«Entrando in questo tempio, lei ha varcato una soglia storica, quella di un muro alzatosi oltre otto secoli fa quando il movimento valdese fu accusato di eresia e scomunicato dalla Chiesa romana». Con queste parole, lo scorso 22 giugno, il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, ha accolto papa Francesco al Tempio valdese di Torino durante la visita pastorale del pontefice al capoluogo piemontese. Nel suo discorso, Bernardini ha auspicato che i «buoni frutti» della collaborazione tra cattolici e valdesi «possano essere ulteriormente migliorati e incrementati», e ha fatto riferimento a due problemi ancora aperti: la necessità di chiarire la definizione di «comunità ecclesiali» assegnata dal Concilio alle Chiese della Riforma e la delicata questione dell’ospitalità eucaristica. Bergoglio ha prospettato l’evangelizzazione e il «servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti» quali possibili ambiti di collaborazione e di cammino comune. Nella stessa sede, il papa ha colto l’occasione per una storica richiesta di perdono alla «Chiesa valdese»: «Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi».
Disponibile per tutti

Contro la violenza sulle donne

Un appello delle Chiese cristiane in Italia

Chiese cristiane in Italia

S'intitola: «Contro la violenza sulle donne. Un appello dalle Chiese cristiane in Italia» l’appello ecumenico che i responsabili di alcune Chiese cristiane in Italia, in rappresentanza di numerose confessioni, hanno firmato lo scorso 9 marzo presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato. L’iniziativa, lanciata dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e subito raccolta dalla Chiesa cattolica, ha coinvolto come firmatari – oltre alla Chiesa cattolica e alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia – la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, la diocesi ortodossa romena, l’Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca, la Chiesa copta ortodossa, la Chiesa armena apostolica, la Chiesa cattolica ucraina di rito bizantino e la Chiesa cattolica nazionale polacca degli Stati Uniti d’America e Canada. Pubblichiamo di seguito il testo dell’appello (www.chiesavaldese.org).

Il 2017: un'opportunità ecumenica

All'Assemblea del Consiglio ecumenico finlandese (Helsinki, 27.4.2015)

Kurt Koch
«Sia i cattolici sia i luterani hanno ragioni per unirsi nell’autoaccusa e nel pentimento per i malintesi, i torti e le ferite che si sono inferti reciprocamente nel corso degli ultimi 500 anni. (...) Un tale atto pubblico di pentimento deve essere il primo passo verso una commemorazione comune della Riforma». Inizia da qui il percorso che il card. Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha tracciato intervenendo – lo scorso 27 aprile – all’Assemblea di primavera del Consiglio ecumenico finlandese a Helsinki. La relazione, intitolata La commemorazione della Riforma, un’opportunità ecumenica. Verso una dichiarazione congiunta su Chiesa, ministero ed eucaristia, ha posto alcune questioni fondamentali che sono da affrontare in vista di una possibile commemorazione comune dei 500 anni della Riforma nel 2017. «Fa parte della comune commemorazione (...) anche la gratitudine e la gioia per il reciproco avvicinamento nella fede e nella vita che è avvenuto negli ultimi 50 anni», ha detto, ricordando che un «ulteriore importante passo avanti nel cammino verso l’accordo ecumenico fra luterani e cattolici» potrebbe risultare «la redazione di una futura dichiarazione congiunta (...) su Chiesa, eucaristia e ministero».

Dopo Garissa

Card. John Njue; leader delle Chiese cristiane in Kenya
«Condanniamo fermamente l’efferato attacco terroristico che ha colpito promettenti giovani kenioti e tutti coloro che stavano facendo il loro dovere al college universitario. Auspichiamo che il governo vada a fondo al problema del terrorismo e della radicalizzazione perché tali episodi non si ripetano più». Un accorato appello al governo perché garantisca un’adeguata sicurezza in tutto il paese, alle istituzioni educative perché siano vigilanti su possibili deviazioni terroristiche dei ragazzi e ai leader religiosi perché desistano da ogni tipo di insegnamento e predicazione dell’odio. Lo ha lanciato il card. John Njue, presidente della Conferenza episcopale cattolica del Kenya, in seguito all’attentato terroristico al College universitario di Garissa (2.4.2015), che ha mietuto 148 vittime tra studenti e personale, molte delle quali di religione cristiana. Il cardinale ha pubblicato l’8 aprile un «messaggio di solidarietà» al paese nel quale si è rivolto ai familiari delle vittime e ai feriti nel corpo e nell’anima, assicurando la vicinanza e le preghiera della comunità cattolica. Negli stessi giorni è stata pubblicata anche una dichiarazione congiunta dei leader delle principali confessioni cristiane del Kenya, che ha tra i suoi firmatari lo stesso card. Njue.