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Documenti, 17/2012, 01/10/2012, pag. 538

Un’adeguata ermeneutica conciliare. Il card. Scola nel 50° dell’apertura del Vaticano II

Card. A. Scola
Lo scorso 3 ottobre, il card. Scola ha tenuto la prolusione d’apertura – intitolata Dagli albori all’apertura del Concilio. Note per una lettura del Vaticano II – al Convegno internazionale «Il concilio ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei padri conciliari», promosso (dal 3 al 5 ottobre) dal Pontificio comitato di scienze storiche in collaborazione col Centro studi e ricerche «Concilio Vaticano II» della Pontificia università lateranense. «Nel rispetto della mia competenza», scrive l’arcivescovo di Milano, il contributo «intende soffermarsi su tre nodi ermeneutici emergenti dai principali fatti e documenti del periodo di cui il Congresso si occupa»: il rapporto tra l’elemento teologico e quello storico, e di conseguenza la definizione del «soggetto» dell’ermeneutica conciliare; la questione dell’«indole pastorale del Vaticano II»; e l’intreccio tra «evento» e «corpus dottrinale». L’intenzione dichiarata, «offrire qualche pista per un’adeguata ermeneutica conciliare necessaria per comprendere il processo di recezione», trova nell’idea di riforma nella continuità, proposta da Benedetto XVI, la categoria che sembra «più conveniente per leggere la natura dell’evento conciliare e per un’adeguata ermeneutica del suo corpus nell’ottica della pastoralità».

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Leggi anche

Documenti, 2007-19

Il rito: tra rinnovamento e tradizione

Card. A. Scola
«La pluriformità di riti e... diversi usi dello stesso rito non intaccano l’unicità della lex orandi. Si correrebbe tale rischio se si identificasse materialmente azione rituale e lex orandi. Ma una tale ipotesi misconosce la realtà stessa dell’azione rituale... perché il rito stesso esiste come realtà complessa, dal momento che al suo interno... è possibile identificare un’articolazione tra istituzione e forma liturgica». La prolusione tenuta dal card. Angelo Scola, patriarca di Venezia e gran cancelliere della Facoltà teologica del Triveneto, all’apertura dell’anno accademico dell’Istituto di liturgia pastorale Santa Giustina (Padova, 17.10.2007) è stata dedicata al tema «Il rito: tra rinnovamento e tradizione», con numerosi riferimenti volti a illuminare l’intenzione profonda e l’utilità pastorale del recente motu proprio Summorum pontificum sull’uso del Messale romano anteriore alla riforma liturgica del concilio Vaticano II. Il criterio pastorale indicato come orizzonte guida del rinnovamento liturgico è il «desiderio di favorire una partecipazione più piena, consapevole, attiva e fruttuosa al rito».
Documenti, 2006-13

Movimenti nella missione della Chiesa: priorità e prospettive

Relazione del card. A. Scola al Congresso mondiale dei movimenti
300 rappresentanti di oltre 100 realtà provenienti da tutto il mondo si sono radunati a Rocca di Papa (Roma) dal 31maggio al 2 giugno per il V Congresso dei movimenti e delle nuove comunità, II a partire dal patrocinio del Pontificio Consiglio per i laici. Il Congresso è terminato con la veglia di Pentecoste che ha radunato circa 300.000 persone attorno a Benedetto XVI, così come avvenne nel 1998 attorno a Giovanni Paolo II (cf. Regno-att. 12,1998,365; Regno-doc. 13,1998,398ss). Dal allora, ha detto mons. Rylko, presidente del Pontificio consiglio, si percepisce una stagione di «maturità ecclesiale» dei movimenti quanto a comunione ecclesiale, a impegno missionario e a fedeltà quotidiana, in un tempo che coincide col delicato avvicendamento della generazione dei fondatori. Più insistito invece l’aspetto costitutivamente istituzionale dei movimenti nella relazione del card. Scola, patriarca di Venezia, che ha sottolineato come «quella istituzionale e quella carismatica sono dimensioni di ogni realizzazione della Chiesa». Il papa, nel messaggio al Congresso e nell’omelia della veglia di Pentecoste, ha ringraziato per la molteplicità dei doni dello Spirito, il cui soffio «non ci disperde ma ci raduna».
Documenti, 2005-19

Eucaristia vita e missione della Chiesa. Relatio ante disceptationem

Card. A. Scola
A 40 anni di distanza il sinodo dei vescovi «riafferma che il concilio Vaticano II ha posto le basi necessarie per un rinnovamento liturgico autentico. È necessario, quindi, coltivare i frutti positivi e correggere gli abusi che si sono infiltrati nella pratica»: con queste parole il messaggio finale dell’XI Assemblea ordinaria del sinodo sintetizza i suoi lavori, svoltisi a Roma (2-23.10.2005) con il titolo «L’eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». 256 i membri dell’assemblea, in maggioranza al sinodo per la prima volta: 50 dall’Africa, 59 dall’America, 44 dall’Asia, 95 dall’Europa, 8 dall’Oceania. Indetto da Giovanni Paolo II, è il primo sinodo dei vescovi presieduto da Benedetto XVI. Confermata l’attuale prassi per i problemi più discussi: la scarsità dei preti, le celebrazioni in attesa di sacerdote, i viri probati, la comunione ai divorziati risposati, l’intercomunione e la concelebrazione ecumenica. Pubblichiamo: la Relatio ante disceptationem e quella post disceptationem del relatore generale, card. Angelo Scola (la prima con un taglio di proposta, la seconda a consuntivo del dibattito), il messaggio finale al popolo di Dio («Eucaristia: pane vivo per la pace del mondo») e le 50 proposizioni che, assieme agli altri materiali prodotti dal sinodo, sono sottoposte al papa. La pubblicazione di queste ultime, in versione «provvisoria, ufficiosa e non ufficiale», costituisce una delle novità di metodo dell’assemblea, accanto al libero dibattito (un’ora al giorno) e alla contrazione dei tempi (una settimana in meno).