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Documenti, 17/2006

Il mondo ha bisogno di Dio - Omelia a Monaco di Baviera

Benedetto XVI in Germania
«Esiste una debolezza d’udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente in questo nostro tempo». Commentando il Vangelo della liturgia domenicale, Benedetto XVI – nell’omelia a Monaco di Baviera che ha rappresentato il centro del suo III viaggio fuori d’Italia, secondo in Germania (9-14.9.2006) – ha messo a fuoco il tema a lui caro della precedenza dell’evangelizzazione su ogni altro progetto, fosse anche di grande rilevanza sociale, che la Chiesa possa trovarsi a promuovere. «La nostra fede non la imponiamo a nessuno – ha sottolineato il papa –. Un simile genere di proselitismo è contrario al cristianesimo. La fede può svilupparsi soltanto nella libertà. Ma è la libertà degli uomini alla quale facciamo appello di aprirsi a Dio, di cercarlo, di prestargli ascolto. Noi qui riuniti chiediamo al Signore con tutto il cuore di pronunciare nuovamente il suo “Effatà!”, di guarire la nostra debolezza d’udito per Dio...». Sull’altro centro d’attenzione del viaggio in Germania, e cioè la lezione tenuta all’Università di Regensburg, cf. in questo numero alle pp. 540ss.

La lezione di Regensburg

Benedetto XVI in Germania
Nell’ambito della lectio magistralis sul tema «Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni», tenuta il 12 settembre da Benedetto XVI all’Università di Regensburg durante il viaggio in Baviera (cf. in questo numero alle pp. 537ss), la citazione di un passo del dialogo tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un saggio musulmano a proposito del rapporto tra religione e violenza ha suscitato aspre polemiche nel mondo islamico (cf. Regno-att. 16,2006,509ss). In seguito, a più riprese il papa è ritornato sull’argomento per contestualizzare il ragionamento e precisarne la corretta interpretazione, che si pone «decisamente» nella prospettiva di «mutua comprensione» indicata dal Vaticano II nella Nostra aetate: nell’Angelus a Castel Gandolfo (17.9), nell’udienza generale del mercoledì (20.9), nell’incontro con gli ambasciatori dei paesi musulmani appositamente convocato (25.9). «Non volevo in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall’imperatore medievale in questo dialogo... Volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme» (udienza). Stampa (9.10.2006) da sito Internet www.vatican.va. Sottotitoli redazionali. Il testo qui riprodotto è quello definitivo diffuso dalla Santa Sede il 9.10.2006. Differisce da quello provvisorio distribuito a Regensburg per le note e per due passaggi di cui, in parentesi quadra, riportiamo anche la versione provvisoria.

Fede, ragione e università - Discorso a Regensburg

Benedetto XVI in Germania
La lectio magistralis sul tema «Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni», tenuta il 12 settembre da Benedetto XVI all’Università di Regensburg durante il viaggio in Baviera (cf. in questo numero alle pp. 537ss).

Vivamente rammaricato - Angelus a Castel Gandolfo

Benedetto XVI
Dopo la lectio magistralis sul tema «Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni», tenuta il 12 settembre da Benedetto XVI all’Università di Regensburg durante il viaggio in Baviera (cf. in questo numero alle pp. 537ss), e le aspre polemiche sorte nel mondo islamico (cf. Regno-att. 16,2006,509ss), riprese il papa è ritornato sull’argomento per contestualizzare il ragionamento e precisarne la corretta interpretazione, che si pone «decisamente» nella prospettiva di «mutua comprensione» indicata dal Vaticano II nella Nostra aetate.

Il mio rispetto profondo - Udienza generale

Benedetto XVI
Anche nell’udienza generale del mercoledì (20.9) il papa è ritornato sull’argomento dei rapporti tra le religioni per contestualizzare il ragionamento e precisare la corretta interpretazione della lectio magistralis sul tema «Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni», tenuta il 12 settembre da Benedetto XVI all’Università di Regensburg durante il viaggio in Baviera, dopo le aspre polemiche sorte in proposito nel mondo islamico (cf. Regno-att. 16,2006,509ss). «Non volevo in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall’imperatore medievale in questo dialogo... Volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme».

La Santa Sede: volontà chiara, posizioni inequivocabili

F. Lombardi, T. Bertone
A fronte delle reazioni dell’opinione pubblica e di alcune istituzioni, soprattutto in paesi a maggioranza musulmana, alla lezione tenuta da Benedetto XVI all’Università di Regensburg il 12 settembre 2006, e prima che lo stesso papa ritornasse sull’argomento nei termini documentati in queste pagine, la Santa Sede è intervenuta con due dichiarazioni, dapprima (14 settembre) del direttore della Sala stampa della Santa Sede p. Federico Lombardi e in seguito (16 settembre) del segretario di stato card. Tarcisio Bertone (www.vatican.va).

Dialogo e reciprocità - Agli ambasciatori dei paesi musulmani

Benedetto XVI
Dopo la lectio magistralis sul tema «Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni», tenuta il 12 settembre da Benedetto XVI all’Università di Regensburg durante il viaggio in Baviera (cf. in questo numero alle pp. 537ss), il papa è ritornato sull’argomento per precisarne la corretta interpretazione, che si pone «decisamente» nella prospettiva di «mutua comprensione» indicata dal Vaticano II nella Nostra aetate, e per ribadire il proprio rispetto per la religione islamica nell’incontro con gli ambasciatori dei paesi musulmani appositamente convocato (25.9).

Il segno di Assisi - Messaggio per il 20° dell'Incontro interreligioso di preghiera per la pace

Benedetto XVI
Alla storica giornata mondiale di preghiera per la pace, che ebbe luogo ad Assisi il 27 ottobre 1986 su iniziativa di Giovanni Paolo II, «gli oranti delle varie religioni poterono mostrare, con il linguaggio della testimonianza, come la preghiera non divida ma unisca, e costituisca un elemento determinante per un’efficace pedagogia della pace, imperniata sull’amicizia, sull’accoglienza reciproca, sul dialogo tra uomini di diverse culture e religioni». Nella lettera inviata a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, in occasione del XX anniversario dell’incontro, Benedetto XVI richiama «il valore dell’intuizione avuta da Giovanni Paolo II» e «l’attualità alla luce degli stessi eventi occorsi in questo ventennio e della situazione in cui versa al presente l’umanità». Insieme, per «evitare inopportune confusioni», puntualizza che «quando ci si ritrova insieme a pregare per la pace, occorre che la preghiera si svolga secondo quei cammini distinti che sono propri delle varie religioni... La convergenza dei diversi non deve dare l’impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verità e la possibilità di attingerla». Stampa (25.9.2006) da sito Internet www.vatican.va. Sottotitoli redazionali. Cf. Regno-att. 16,2006,512s e, in archivio, Regno-att. 20,1986,553ss; Regno-doc. 21,1986,642ss.

La croce e la mezzaluna

G. Carey, già arcivescovo di Canterbury
Stiamo davvero assistendo a un nuovo scontro di civiltà agito attraverso le religioni? All’indomani della lezione di Benedetto XVI all’Università di Regensburg e del dibattito che ne è scaturito (cf. qui a p. 540), George Carey, arcivescovo emerito di Canterbury, nella conferenza tenuta il 18 settembre al Newbold College di Bracknell (Gran Bretagna) su «La croce e la mezzaluna. Lo scontro tra le religioni in un’epoca di secolarizzazione» parla del confronto tra cristianesimo e islam proponendo alcuni percorsi. Posto che «oggi domina la regola del politically correct», in base alla quale «non possiamo porre domande scomode … senza che la gente concluda che stiamo attaccando un’altra religione», il dialogo con l’islam deve rispettare «il sentimento religioso» dell’altra fede, per giungere a «quello che papa Giovanni Paolo II chiamava "il dialogo dello spirito"». Poi occorre «sfidare il mondo laico a considerare la fede religiosa con un partner nella soluzione dei problemi del mondo». Infine il dialogo non può prescindere né dall’emarginazione che l’islam vive nelle periferie del mondo, né dalle difficoltà vissute dalle minoranze religiose in terra islamica. Stampa (20.9.2006) da sito Internet glcarey.co.uk; nostra traduzione dall’inglese. Sottotitoli redazionali.

Solidali col papa, verso Verona

CEI - Consiglio permanente, Comunicato finale della sessione autunnale
«La sessione autunnale del Consiglio permanente si è svolta a Roma dal 18 al 20 settembre, presso la sede della Conferenza episcopale. I vescovi hanno inviato un telegramma di solidarietà e affetto al santo padre Benedetto XVI, a seguito delle ingiustificate reazioni che hanno fatto seguito alla lezione su fede e ragione da lui tenuta all’Università di Regensburg. Al centro dei lavori, il prossimo IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006) e un’approfondita riflessione su Caritas italiana e Caritas diocesane alla luce dell’enciclica Deus caritas est. Tra gli altri argomenti trattati, vanno ricordati: l’approvazione del messaggio per la giornata per la vita per l’anno 2007; una prima riflessione sul Congresso eucaristico nazionale, la cui celebrazione è stata fissata per il 2011; l’approvazione del tema e delle modalità di svolgimento della XLV Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Pistoia e Pisa dal 18 al 21 ottobre del 2007. I vescovi, inoltre, hanno rivolto un particolare e affettuoso saluto al card. Tarcisio Bertone, già membro del Consiglio permanente, che dal 15 settembre è stato chiamato da Benedetto XVI ad assumere l’incarico di segretario di stato» (presentazione ufficiale). Stampa da files in nostro possesso.

Fragilità, crimine, giustizia

L. Eusebi per il convegno di Verona
A partire dall’invito di Giovanni Paolo II a «riflettere sul senso della pena e ad aprire nuove frontiere per la collettività», il prof. L. Eusebi, ordinario di Diritto penale all’Università cattolica (Piacenza), s’interroga sul senso della pena intesa come «sofferenza» proporzionata alla gravità dei reati commessi e sulla sua effettiva capacità di deterrenza. I cristiani laici sono chiamati quindi a una riflessione che traduca in «istituti giuridici» concreti la ricca riflessione biblica sulla giustizia di Dio e sul perdono. In particolare quest’ultimo non è espressione di «passività» o d’«inerzia di fronte alle prevaricazioni». Esso piuttosto potrebbe «caratterizzare la giustizia: non come realtà che ratifica» il male compiuto, «ma come opportunità per ricucire relazioni e per riaffermare, anche attraverso il contenuto dei provvedimenti sanzionatori, i valori socialmente rilevanti negati dai comportamenti illegali». Il testo è stato presentato alla Segreteria della CEI come contributo alla riflessione per l’ambito (III) sulla fragilità umana previsto all’interno del IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona. Stampa da file in nostro possesso.

I preti collaborazionisti

Memorandum dei vescovi polacchi
«Desideriamo ricordare che la collaborazione libera e cosciente con i nemici della Chiesa e della religione è peccato». «L’essenza del male della collaborazione con i nemici della Chiesa consiste nella libera sottomissione al potere totalitario e nel mettersi a sua disposizione». «La verità sul peccato dove condurre il cristiano a un riconoscimento personale della colpa, al pentimento, alla confessione della colpa – e anche alla confessione pubblica se ce n’è bisogno – e quindi alla penitenza e alla riparazione». «Nella Chiesa non c’è invece posto per la rivalsa, la vendetta, la prostrazione dell’uomo, anche se è un peccatore». Sono i giudizi di fondo del Memorandum dell’episcopato polacco sulla collaborazione di alcuni sacerdoti con gli organi di sicurezza in Polonia negli anni 1944-1989, un fenomeno che ha interessato circa il 15% dell’intero presbiterio. È il primo documento sulla questione delle Chiese, non solo cattoliche, dell’area ex comunista. L’analisi della situazione introduce l’argomentata valutazione etico-religiosa, il riconoscimento dei gradi della collaborazione e le indicazioni sulle vie della riparazione. Cf. ampiamente Regno-att. 16,2006, 522s. Stampa (25.9.2006) da sito Internet www.episkopat.pl.

I poveri possederanno la terra

Pronunciamento di vescovi e pastori brasiliani sulla questione agraria
Una denuncia a difesa del «diritto umano, divino e costituzionale di possedere un pezzo di terra dove lavorare e vivere in pace»: le Chiese cristiane del Brasile si sono espresse per la prima volta insieme sulla questione agraria, delle acque e delle foreste, che dopo 30 anni di denunce e di lotte appare ancora grave, se non peggiorata. Il pronunciamento I poveri possederanno la terra (cf. Sal 37,11), firmato lo scorso 30 marzo da quasi 80 vescovi di confessione anglicana, cattolica, metodista e luterana, conferma l’impegno delle Chiese a favore dei contadini e dei braccianti che vivono in Brasile «una vera guerra, che molte volte è culminata nell’assassinio di numerosi martiri, donne e uomini, vecchi, giovani e persino bambini». L’esposizione sociale delle Chiese assume anche un marcato tratto ambientalista, per l’intrecciarsi del problema agrario con la frontiera della distruzione ecologica e dell’agricoltura transgenica, con una critica pesante alle scelte economiche e sociali del governo Lula, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 1° ottobre 2006. Stampa (20.4.2006) da sito Internet www.cptnac.com.br. Nostra traduzione dal portoghese. Cf. Regno-att. 8,2006,224s e 16,2006,527.