Documenti, 17/2006, 01/10/2006, pag. 564
Fragilità, crimine, giustizia
A partire dall’invito di Giovanni Paolo II a «riflettere sul senso della pena e ad aprire nuove frontiere per la collettività», il prof. L. Eusebi, ordinario di Diritto penale all’Università cattolica (Piacenza), s’interroga sul senso della pena intesa come «sofferenza» proporzionata alla gravità dei reati commessi e sulla sua effettiva capacità di deterrenza. I cristiani laici sono chiamati quindi a una riflessione che traduca in «istituti giuridici» concreti la ricca riflessione biblica sulla giustizia di Dio e sul perdono. In particolare quest’ultimo non è espressione di «passività» o d’«inerzia di fronte alle prevaricazioni». Esso piuttosto potrebbe «caratterizzare la giustizia: non come realtà che ratifica» il male compiuto, «ma come opportunità per ricucire relazioni e per riaffermare, anche attraverso il contenuto dei provvedimenti sanzionatori, i valori socialmente rilevanti negati dai comportamenti illegali».
Il testo è stato presentato alla Segreteria della CEI come contributo alla riflessione per l’ambito (III) sulla fragilità umana previsto all’interno del IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona.
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