Ferite rimarginate
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Dal 14 al 20 giugno si sono riuniti a Tallinn, in Estonia, circa 300 rappresentanti delle Chiese che fanno parte della Conferenza delle Chiese europee (KEK) sul tema «Sotto la benedizione di Dio - Dare forma al futuro». L’intervento più significativo, intitolato «Celebrare l’unità in mezzo alle differenze», è stato quello pronunciato il 18 giugno dal patriarca ecumenico Bartolomeo I, che ha sottolineato come tutte le Chiese cristiane siano chiamate a lavorare insieme per un’Europa che continui a basarsi sull’identità e sui valori cristiani: «Dobbiamo mirare a un’Europa in cui i cristiani – e tutte le persone di buona volontà – lavorino per la giustizia e accolgano gli stranieri… Questo è il modo giusto per far rinascere l’Europa cristiana».
E insieme ha messo in guardia dal «nuovo ecumenismo», «un’unità delle Chiese cristiane attorno a quelli che sono etichettati come “valori tradizionali”», che «è addirittura arrivato al punto di consacrare il presidente della Federazione russa Vladimir Putin come suo campione politico, e il patriarca Cirillo della Chiesa ortodossa russa come suo leader spirituale». Così è diventato una «forza di divisione e distruzione», come si vede nel «brutale attacco della Russia contro l’Ucraina e nella sua giustificazione da parte della Chiesa come salvataggio di essa dalla pretesa seduzione di un Occidente ateo, secolarizzato e liberale». Nata nel 1959, la KEK è oggi composta da 113 membri ortodossi, anglicani, evangelici, vecchicattolici, uniti e metodisti in Europa.
Nel contesto del Forum interreligioso del G20, che si è tenuto a Bologna dall’11 al 14 settembre, il patriarca ecumenico Bartolomeo I ha espresso con forza il senso dell’urgenza di un’azione decisa della comunità globale per far fronte alla crisi ambientale, sotto forma di una Lettera alla COP26: ascetismo, giustizia ed energia. Proponiamo ampi stralci del testo in una nostra traduzione dall’inglese (ndr).
«Il mondo della fede può essere veramente un potente alleato negli sforzi per affrontare tutte le crisi che attanagliano le nostre società: la giustizia ambientale, la giustizia sociale, il combattere fondamentalismo e razzismo, la capacità di accoglienza cosciente e sostenibile, la salvaguardia della cultura e delle tradizioni, il valore della biodiversità e della salvaguardia biologica». Nell’ambito della visita di tre giorni compiuta a Bologna in occasione del Congresso eucaristico diocesano (cf. in questo numero a p. 535), l’arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico Bartolomeo I ha tenuto una lectio magistralis presso l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, dal titolo «Salvaguardia dell’ambiente, salvaguardia della vita» (Bologna, 13.9.2017). In essa, citando parallelamente il magistero del santo e grande Concilio di Creta tenutosi tra le Chiese ortodosse nel 2016 e l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, ha ribadito la responsabilità della Chiesa «a contribuire, con i mezzi spirituali di cui dispone, alla protezione della creazione di Dio dagli effetti dell’avidità umana», contrastando «il mito della civiltà fondata solo sul progresso continuo, sulla sovranità della ragione e della crescita illimitata». Per il suo impegno sulle questioni ambientali il primate ortodosso è stato soprannominato «il patriarca verde».
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