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Documenti, 9/2003

Ecclesia de eucharistia

Giovanni Paolo II - Lettera enciclica
«Lasciate, miei carissimi fratelli e sorelle, che io renda con intimo trasporto, in compagnia e a conforto della vostra fede, la mia testimonianza di fede nella santissima eucaristia» (n. 59). Ecclesia de eucharistia (la Chiesa vive dell’eucaristia), la XIV lettera enciclica di Giovanni Paolo II firmata e diffusa lo scorso 17 aprile, sviluppa la riflessione del magistero pontificio sul rapporto fra il sacramento e la vita ecclesiale. Più breve delle altre (sono 62 punti per una settantina di pagine) si caratterizza per un tratto meditativo e testimoniante: il dato teologico asseconda l’esigenza di trasmettere ai credenti, e in particolare ai sacerdoti (l’enciclica prende il posto della tradizionale lettera ai presbiteri per il giovedì santo), lo «stupore eucaristico» (n. 6), l’esperienza di celebrare al Cenacolo (n. 4), l’urgenza di trasmettere «commozione e gratitudine» (n. 9) per la presenza eucaristica, di alimentare il «costante desiderio del sacramento» (n. 34). Tra l’introduzione e la conclusione si collocano i sei capitoli che disegnano lo sviluppo dell’argomentazione: mistero della fede, l’eucaristia edifica la Chiesa, l’apostolicità dell’eucaristia e della Chiesa, l’eucaristia e la comunione ecclesiale, il decoro della celebrazione liturgica, alla scuola di Maria donna «eucaristica». Cf. ampiamente Regno-att. 8,2003,230.

Messaggio Urbi et orbi

Giovanni Paolo II
Al termine della messa del giorno di Pasqua (20.4.2003) celebrata sul sagrato della basilica di San Pietro, Giovanni Paolo II, prima d’impartire la benedizione Urbi et orbi ai fedeli presenti e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione, ha pronunciato il messaggio pasquale che qui riportiamo (www.vatican.va).

Etica e ricerca biomedica

Pontificia accademia per la vita
Una delle scienze che ha maggiormente contribuito allo sviluppo di nuove conoscenze e possibilità di diagnosi e di terapia per patologie gravi ancora oggi inguaribili è la biomedicina. Ma quanto più essa si sviluppa tanto più «esige, da parte degli scienziati e della società tutta, l’assunzione di una responsabilità» proporzionale alla «potenza dell’intervento stesso». Un sì convinto e ribadito alla ricerca scientifica viene dal Comunicato finale della IX Assemblea generale della Pontificia accademia per la vita, tenutasi il 24-26 febbraio 2003 e intitolata «Etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana». Un sì che deve però essere plasmato dalla cultura umanistica, cui la ricerca deve fare riferimento in ogni suo passaggio e che deve tenere conto dei più vulnerabili, siano essi l’embrione o i paesi con più scarse risorse economiche, che rischiano di essere emarginati sia dalla ricerca sia dai benefici derivanti da essa. Per questo l’Assemblea ha predisposto un manifesto, intitolato Proposta di impegno etico per i ricercatori in ambito biomedico, che «tutti i ricercatori e gli operatori» sono invitati a firmare e che richiama alcuni principi regolatori della ricerca biomedica.

Il diaconato: evoluzione e prospettive

Commissione teologica internazionale
Dopo un lavoro iniziato 10 anni fa su richiesta della Congregazione per la dottrina della fede, vede la luce ora il documento della Commissione teologica internazionale (CTI) "Il diaconato: evoluzione e prospettive". È una ricerca scientifica storico-teologica: dopo un’analisi della ricorrenza del tema nella Scrittura e nei padri apostolici (cc. I-III), è affrontata la questione centrale della sacramentalità del diaconato e delle facoltà proprie del diacono (c. IV); quindi il significato, le forme e le funzioni del diaconato permanente com’è stato ristabilito dal Vaticano II e com’è oggi nelle diverse Chiese (cc. V e VI). Il c. VII tenta un approccio teologico nella linea del Concilio, per offrire un contributo all’elaborazione di «una teologia del ministero diaconale che possa costituire la base comune e sicura capace di ispirarne il rinnovamento». Il documento è stato approvato all’unanimità dai 30 membri della CTI il 30 settembre 2002, e poi dal prefetto della Congregazione card. J. Ratzinger. Il 17 ottobre un comunicato stampa della CTI, in seguito al dibattito sorto circa l’esclusione o meno, nel testo, della possibilità dell’ordinazione delle donne al diaconato, precisava: «Lo studio della Commissione non ha concluso per una possibile apertura al riguardo..., ma si è espresso piuttosto nella linea di un’esclusione di tale possibilità». «Alla luce di tali elementi posti in evidenza dalla presente ricerca storico-teologica – afferma tuttavia nella sua conclusione il documento –, spetterà al ministero di discernimento che il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità sulla questione».

Di generazione in generazione

C. Ruini - Prolusione al V Forum del progetto culturale
«In questo quinto Forum ci occuperemo soprattutto dei rapporti che il futuro ha con il presente e con il passato, in particolare per quanto riguarda la trasmissione della cultura e della fede cristiana… nel succedersi delle generazioni… le spinte e le tendenze verso la secolarizzazione e anche la scristianizzazione operano a tutto campo e sono la causa principale che rende difficile sia la trasmissione sia la conservazione della fede e della pratica di vita cristiana». È questo il quadro all’interno del quale occorre collocare le riflessioni sulle difficoltà e sulle sfide poste alla pastorale e alla famiglia dall’attuale quadro socio-culturale, ha detto nella sua Prolusione il card. Camillo Ruini al V Forum del progetto culturale, tenutosi a Roma il 4-5 aprile 2003 sul tema «Di generazione in generazione. La difficile costruzione del futuro». Il Forum è un organo di riflessione e confronto, di cui fanno parte personalità del mondo della cultura, a cui è chiesto un contributo di riflessione e proposta. Messa a fuoco la questione antropologica nei forum precedenti (cf. riquadro a p. 306), in questa tornata ci si è domandati quale futuro si possa costruire, se l’attuale civiltà vede interrompersi il meccanismo della trasmissione della cultura e della fede sulle quali essa si è costituita.

Il progetto e gli altri Forum

M.E. G.
Il progetto e gli altri Forum Il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana (cf. Regno-ann. 1996,89ss.) nasce all�interno del Consiglio permanente della CEI che si � tenuto sul finire del 1994; le sue principali tappe (oltre alla costante ripresa nei consigli permanenti) sono state: l�Assemblea generale della CEI del maggio 1995 (cf. Regno-att. 12,1995,327; Regno-doc. 13,...

Condividere senza impedimenti vita e fede

Vescovi tedeschi
«Ogni essere umano è un dono di Dio. Ciò vale sia per i disabili che per i non disabili. Possiedono tutti una dignità assolutamente identica, incancellabile». Così si esprime la Conferenza episcopale tedesca in un documento del 12 marzo 2003, che nell’anno europeo dei disabili riflette sul valore della vita umana di fronte a ciò che comunemente è sentito solo come fonte di «dolori, sofferenze e disgrazie». Anche la giurisprudenza, nonostante significativi passi avanti, sembra talvolta orientata a definire la nascita – o l’esistenza – di una persona disabile come un danno, cui fare fronte con un risarcimento. I cristiani devono invece promuovere una «cultura dell’attenzione» fondata sul messaggio di speranza di Gesù e contrapposta al «sogno dell’uomo perfetto» che distrugge gli essenziali vincoli della solidarietà umana. All’impegno per la realizzazione di una società che rispetti pienamente i diritti dei disabili, va affiancato il netto rifiuto di interventi mirati alla selezione dei nascituri o alla soppressione della vita umana in ognuna delle sue fasi (cf. Regno-doc. 7,2001,229-232).

Non c'è patria senza virtù

J. Ortega y Alamino
«Molti nostri fratelli si rivolgono alla Chiesa chiedendo una parola sul futuro, poiché nel popolo cubano esiste un timore diffuso e generalizzato riguardo all’avvenire: che accadrà nella nostra nazione?». Convinto del ruolo centrale per la storia di Cuba della matrice cristiana, «nella quale fiorì la nostra nazione e si sviluppò la nostra cultura», l’arcivescovo de L’Avana, card. Jaime Ortega Y Alamino, ha rivolto «ai sacerdoti e diaconi, ai religiosi e religiose, ai fedeli dell’arcidiocesi de L’Avana e a tutti i cubani di buona volontà» una lettera pastorale in occasione del 150° anniversario della morte di p. Félix Varela, sacerdote indipendentista del XIX secolo e uomo di cultura. Il riferimento a Varela, particolarmente al suo appello – che dà il titolo No hay patria sin virtud alla lettera – a rapportare la costruzione della nazione alla virtù e alla religione, guida il card. Ortega y Alamino nell’articolazione di un giudizio severo sull’attuale situazione del paese, in particolare in riferimento alla libertà della Chiesa e più in generale alla situazione delle famiglie, della scuola e dell’educazione. Molto ferma la denuncia della povertà: essa spinge all’emigrazione, la quale a sua volta indebolisce le famiglie stesse (cf. Regno-att. 8,2003,270).

Giovanni Paolo II: appello a Fidel Castro

A. Sodano
Nei primi giorni di aprile, i tribunali cubani hanno inflitto una serie di pesanti condanne a decine di oppositori politici. Per 3 degli 11 sequestratori di una nave-traghetto, il cui obiettivo era l’espatrio negli Stati Uniti, è stata decisa la pena di morte, approvata dal Tribunale supremo e dal Consiglio di stato ed eseguita tramite fucilazione l’11 aprile. Il 13, il Consiglio permanente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba ha duramente stigmatizzato, in un comunicato, la decisione del governo: «Nessuno ha il diritto – scrivono i vescovi – di mettere in pericolo la vita di altre persone, come hanno fatto i sequestratori, ma ugualmente nessuno deve decidere di infliggere la morte ad altre persone come rimedio alle loro azioni delittuose, soprattutto quando ciò accade tramite un processo del tutto sommario. La violenza non si elimina con la violenza. È necessario sradicarne le cause, e ciò non si ottiene applicando la pena di morte». Una lettera firmata dal card. Sodano, segretario di stato, e datata pure 13 aprile, ha espresso a Fidel Castro, presidente della Repubblica di Cuba, il profondo dolore di Giovanni Paolo II per le tre esecuzioni capitali, e la richiesta di clemenza per gli altri condannati (www.vatican.va; nostra traduzione dallo spagnolo).