Verbi sponsa
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Con l’istruzione Ecclesiae sponsae imago, pubblicata dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica il 4 luglio 2018, fa un altro passo avanti la riforma della vita consacrata che si sta compiendo nel pontificato di Francesco (cf. qui a p. 150). Con questo documento per la prima volta la Sede apostolica norma la fisionomia e la disciplina dell’Ordo virginum (Ordine delle vergini), una forma di vita consacrata riservata a donne che continuano a vivere nel proprio contesto ordinario e non in monastero, radicate nella comunità ecclesiale locale sotto la guida del vescovo diocesano. Questa forma di consacrazione era presente nelle comunità apostoliche e in epoca patristica, poi è tornata in auge dopo il concilio Vaticano II e la promulgazione dell’apposito rito di consacrazione nel 1970, ed è oggi in grande sviluppo. Una stima approssimata per difetto ne conta attualmente 5.000, in crescita.
L’istruzione, frutto di una consultazione alla quale hanno partecipato vescovi, vergini consacrate ed esperti, risponde alla richiesta di indicazioni orientative avanzata dai vescovi, e verte in particolare sulla formazione e il discernimento vocazionale e sulle concrete implicazioni del radicamento diocesano dell’Ordine delle vergini.
Per consentire l’applicazione della costituzione apostolica Vultum Dei quaerere sulla vita contemplativa femminile, cioè la clausura, la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica il 15 maggio 2018 ha pubblicato un’istruzione che s’intitola Cor orans, «il cuore orante». Il testo, che si compone di quattro capitoli e 289 paragrafi, concretizza le disposizioni contenute nella Vultum Dei quaerere di papa Francesco (cf. Regno-doc. 15,2016,479-492), con cui il pontefice ha inteso ribadire «che “la vita contemplativa femminile ha sempre rappresentato nella Chiesa e per la Chiesa il cuore orante, custode di gratuità e di ricca fecondità apostolica ed è stata testimone visibile di misteriosa e multiforme santità”».
Il documento affronta diversi temi della vita contemplativa femminile, come fondazione, gestione ed eventuale soppressione dei monasteri e come il concetto di «separazione dal mondo» visto alla luce degli odierni mezzi di comunicazione, e dedica particolare attenzione all’autonomia del monastero, che favorisce «la stabilità di vita e l’unità interna della comunità, garantendo le condizioni per la vita delle monache, secondo lo spirito e l’indole dell’istituto di appartenenza», e alla formazione, che si configura come «un itinerario di tutta la vita, sia personale sia comunitario, che deve portare alla configurazione al Signore Gesù e all’assimilazione dei suoi sentimenti nella sua totale oblazione al Padre».
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