Preparazione degli educatori nei seminari
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La scuola cattolica, a tutti gli effetti inserita nelle dinamiche della comunità ecclesiale, è spesso oggetto di opinioni contraddittorie sul proprio profilo educativo e sulla propria identità. In risposta a ciò il 30 marzo 2022 la Congregazione per l’educazione cattolica ha emanato un’istruzione intitolata L’identità della scuola cattolica per una cultura del dialogo. Il testo, firmato dal card. Giuseppe Versaldi, si articola in tre parti, dedicate rispettivamente alla missione di evangelizzazione della Chiesa, alla responsabilità di tutte le figure coinvolte nel processo educativo, e infine ai punti critici, calati nel contesto del mondo odierno, globalizzato e multiculturale.
Il problema è tenere insieme identità cattolica e prospettiva interreligiosa. Gli istituti cattolici – si spiega – non dovrebbero essere realtà isolate ma, in accordo con la missione della Chiesa, centri multireligiosi e multiculturali, fondati sul dialogo e sullo scambio. Una dichiarazione di missione o un codice di condotta devono garantire la qualità istituzionale delle scuole cattoliche, pena la sanzione o la dimissione per chi non ne rispetta i valori professati. Questi principi, formulati dalla Congregazione, si collocano nell’orizzonte del «Patto educativo globale» proposto da Francesco, al fine di avviare una cooperazione religiosa, politica e civile nella creazione di un’educazione sana e sostenibile.
Il progresso tecnologico, il diverso clima culturale, ma soprattutto la pandemia hanno imposto nuovi metodi didattici anche per le facoltà e le università ecclesiastiche: uno fra tutti, l’insegnamento a distanza. Su questo tema è intervenuta la Congregazione per l’educazione cattolica, emanando il 13 maggio una Istruzione per l’applicazione della modalità dell’insegnamento a distanza nelle università/facoltà ecclesiastiche, che è entrata in vigore con l’anno accademico 2021-2022. Il testo ha come riferimento fondamentale la costituzione apostolica Veritas gaudium, promulgata da Francesco il 28 gennaio 2018, in cui già si manifestava un forte interesse per tale modalità «mediata» d’insegnamento, da affiancare a quella classica «in presenza» o da alternare, tramite una modalità «mista», e si concedeva ad alcuni Istituti superiori di scienze religiose di disporre di questa forma. Ora anche facoltà e università ecclesiastiche hanno la possibilità, previa approvazione della Congregazione, di elaborare ordinamenti degli studi in cui una parte dei corsi possa essere svolta da remoto. L’istruzione si pone come obiettivo proprio quello di fornire norme e linee guida per l’applicazione di tale metodo, con una particolare attenzione alle cosiddette «periferie umane». Detto ciò, i firmatari del documento non mancano di precisare l’importanza fondamentale di una didattica in presenza.
Un «approccio ideologizzato alle delicate questioni del genere, pur dichiarando il rispetto delle diversità, rischia di considerare le differenze stesse in modo statico, lasciandole isolate e impermeabili l’una dall’altra». È invece «la via del dialogo… il percorso più efficace per una trasformazione positiva delle inquietudini e delle incomprensioni in una risorsa per lo sviluppo di un ambiente relazionale più aperto e umano» (n. 52). Guidata da questo criterio, la Congregazione per l’educazione cattolica ha composto nel documento «Maschio e femmina li creò». Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione (datato 2 febbraio 2019 ma diffuso a partire dal 10 giugno scorso) il magistero recente, soprattutto quello degli ultimi tre papi, in tema di educazione affettivo-sessuale. L’educatore cattolico, al quale il testo è principalmente destinato, troverà dunque in queste pagine, organizzate secondo la metodologia dell’«ascoltare», «ragionare» e «proporre», gli strumenti per «trasformare positivamente le sfide attuali» poste a tutti i soggetti coinvolti nell’educazione, avendo cura di distinguere le «diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane» da una «ideologia del gender» che cerca «di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini» (n. 6, che cita Amoris laetitia, n. 56).
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