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Documenti, 11/1992, 01/06/1992, pag. 355

Lettera dei vescovi ai sacerdoti

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Leggi anche

Documenti, 2025-13

Lo vide, si avvicinò, se ne prese cura

Vescovi di frontiera e responsabili della mobilità umana dell’America del Nord, centrale e dei Caraibi

«I migranti, segno dei tempi e luogo teologico, ci presentano la carne sofferente di Cristo, persone che “si vedono costrette ad abbandonare la propria terra, ... non trovando altra via d’uscita”». E «come non denunciare anche il trattamento crudele e inusuale di decine di migliaia di persone, che ogni giorno subiscono l’indegnità di essere detenute e imprigionate a causa del loro status di immigrati irregolari, molti dei quali scandalosamente detenuti in istituti privati a scopo di lucro?». Così i vescovi di frontiera e responsabili della mobilità umana dell’America del Nord, centrale e dei Caraibi nella prima lettera pastorale regionale sulla migrazione, presentata il 27 novembre 2024 nell’ambito dell’82ª Assemblea del Segretariato episcopale dell’America centrale (SEDAC). Il documento, intitolato Lo vide, si avvicinò e se ne prese cura. Camminare con persone migranti, rifugiate, sfollate interne e vittime di tratta, lancia al tempo stesso una denuncia e un energico appello ai Governi affinché elaborino e attuino politiche che proteggano i diritti dei migranti e affrontino le cause strutturali della migrazione forzata. La lettera pastorale inoltre impegna le Chiese cattoliche locali ad assumere la tutela dei migranti come una scelta pastorale complessiva, che va oltre una pastorale di ambito. Questo, oggi che l’amministrazione Trump negli Stati Uniti ha fatto della guerra ai migranti il suo baluardo, pone le Chiese cattoliche in un ruolo apertamente critico.

 

Documenti, 2025-7

La differenza paziente

Vescovi dei Paesi Baschi

«L’invito giubilare al pellegrinaggio e alla riconciliazione risuona con particolare intensità in questo momento di profonda trasformazione culturale e sociale che interessa la vita della Chiesa. La progressiva secolarizzazione della società europea, particolarmente accentuata negli ultimi decenni, pone alla comunità cristiana sfide senza precedenti. Non è più possibile mantenere i modelli pastorali ereditati da un’epoca in cui il cristianesimo era il pilastro della cultura e della vita sociale. Questa nuova situazione, lungi dal paralizzarci, ci invita a ripensare con creatività e fedeltà il nostro modo di vivere e testimoniare Cristo, Parola di vita per il mondo». Il 5 marzo i quattro vescovi dei Paesi Baschi (diocesi di Pamplona e Tudela, Bilbao, San Sebastián e Vitoria) hanno rivolto ai loro fedeli una lunga lettera di Quaresima intitolata La differenza paziente. Ripensare il rapporto tra Chiesa e mondo. Nel testo i vescovi esaminano la transizione in atto e le sue implicazioni per la vita ecclesiale, sviluppano alcune chiavi di lettura biblica, ripercorrono l’esperienza della Chiesa primitiva e individuano le chiavi della testimonianza cristiana nel mondo di oggi, superando la contrapposizione tra «cristiani della presenza» e «della mediazione». Per questo tempo i vescovi baschi fanno appello al «contagio della fede» come forma di conversione già avvenuta ai tempi degli antichi cristiani, e in questo contesto sottolineano l’importanza dei laici.

 

Documenti, 2025-5

Il presidente dei vescovi: dare speranza agli immigrati

Timothy P. Broglio, presidente dei vescovi USA

11 febbraio mons. Timothy Broglio, ordinario militare e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha risposto alla lettera inviata da papa Francesco il giorno stesso (www.usccb.org; nostra traduzione dall’inglese).