Con la promulgazione delle nuove Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, pubblicate il 7 dicembre 2021 dopo l’approvazione con Rescritto d’udienza del santo padre Francesco con cui approva le Norme sui delitti riservati della Congregazione per la dottrina della fede dell’11 ottobre, viene modificato e aggiornato il testo di Giovanni Paolo II, già emendato nel 2010 da Benedetto XVI. I delitti in questione, considerati i più gravi per la Chiesa, rimangono i medesimi, ma vengono coordinati con il libro VI del Codice di diritto canonico promulgato nel 2021 e altri provvedimenti normativi, come ad esempio i motu proprio Come una madre amorevole e Vos estis lux mundi.
Questo aggiornamento intende migliorare, grazie all’introduzione di modifiche procedurali, l’agire penale della Chiesa sui delitti riservati alla Congregazione, in particolare quelli contro la morale e la pratica dei sacramenti. Oltre alla revisione dei canoni sulla base del libro VI del CIC e dei motu proprio del 2019 si è compiuta una distinzione tra processo giudiziale e procedura extragiudiziale; si prevede la possibilità, in determinati casi, di rimettersi direttamente alla decisione del papa; sono modificati i termini per la presentazione dell’appello dopo la sentenza di prima istanza; si stabilisce la necessità di un patrono che assista l’accusato per garantirgli ulteriore difesa.
Il 18 settembre 2020 il card. Luis F. Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (CDF), ha indirizzato al presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, una lettera – accompagnata da delle Osservazioni dottrinali sul documento «Insieme alla tavola del Signore» del Gruppo di lavoro ecumenico di teologi evangelici e cattolici in Germania – per affermare che la partecipazione comune di cattolici e protestanti all’eucaristia / Cena del Signore non è teologicamente giustificata. Secondo la CDF «le differenze dottrinali continuano a essere talmente importanti da escludere attualmente una partecipazione reciproca alla Cena/eucaristia». Inoltre «il documento non può neppure servire come guida per la decisione di coscienza individuale sulla partecipazione alla Cena/eucaristia». Queste obiezioni sono la reazione al documento congiunto del Gruppo di lavoro ecumenico dei teologi protestanti e cattolici (ÖAK, di cui è co-presidente mons. Bätzing) Insieme alla tavola del Signore sulla reciproca ospitalità eucaristica (Regno-doc. 11,2020,358). Secondo quanto dichiarato nella lettera, che è stata resa pubblica dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani l’8 febbraio 2021 insieme alle risposte del Gruppo di lavoro ecumenico, la CDF è intervenuta su sollecitazione della Congregazione per i vescovi.
Dopo l’elezione del cattolico liberal Joe Biden alla Casa Bianca nel novembre 2020, una delle prime iniziative da parte di un gruppo di vescovi della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) è stata quella di trattare il problema della partecipazione alla comunione eucaristica da parte del presidente e della «confusione» che il ruolo di Biden avrebbe creato nei cattolici circa il vero insegnamento della Chiesa (cf. Regno-att. 6,2021,183), e formulare una linea di condotta (policy) nazionale sull’ammissione alla comunione di politici cattolici a favore delle leggi che permettono aborto, eutanasia o altri mali morali. Con una lettera datata 7 maggio al presidente della USCCB José Gomez, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il card. Luis F. Ladaria, chiede ai vescovi di dare la priorità alla conservazione dell’unità tra loro nel discutere i temi riguardanti la vita. E nota che «sarebbe fuorviante» se una dichiarazione sull’indegnità di alcuni cattolici a ricevere la comunione «dovesse dare l’impressione che solo l’aborto e l’eutanasia costituiscono l’unico tema grave dell’insegnamento morale e sociale cattolico che domanda il massimo livello di responsabilità da parte dei cattolici».
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