Nuovi martiri
La scommessa del Giubileo
Tra i preannunci del Giubileo del 2025 – che parte stracco – il più promettente è forse quello dei nuovi martiri: mi riferisco alla «Commissione dei nuovi martiri – Testimoni della fede» costituita presso il Dicastero delle cause dei santi il 5 luglio scorso e divenuta operativa in novembre.
È già buona la ripresa dell’idea di Giovanni Paolo II di un aggiornamento ecumenico del martirologio, ma in questo rilancio c’è una novità portante, che in qualche maniera istituzionalizza quell’idea e la proietta nel futuro della Chiesa cattolica e – si può immaginare – dell’ecumene cristiana: «La Commissione – scrive il papa nella lettera che la istituisce – continuerà la ricerca, già iniziata in occasione del grande Giubileo del 2000, per individuare i Testimoni della fede in questo primo quarto di secolo e per poi proseguire nel futuro».
I martirologi ecumenici
tardano ad arrivare
Essa cioè non cesserà con la commemorazione giubilare, in calendario per il 9 maggio 2025 al Colosseo – sulla scia di quanto si fece il 7 maggio 2000, già allora al Colosseo – ma resterà come un organo del Dicastero delle cause dei santi. Questa permanenza riuscirà forse a rimediare al triste destino al quale andò incontro la commissione costituita da Giovanni Paolo II per il grande Giubileo: cessando essa di operare, dal suo lavoro non si cavò tutto il frutto che ci si attendeva.
Coltivo un mio interesse in materia di testimoni della fede: nel 2000 pubblicai un volume intitolato Nuovi martiri. 393 storie cristiane nell’Italia di oggi (San Paolo). Ora, con l’aiuto di Ciro Fusco, sto preparando per lo stesso editore una nuova edizione di quel volume. Ebbene, già nel 2000 chiesi di poter vedere il rapporto inviato dalla CEI alla Commissione pontificia e di nuovo sto facendo oggi questa domanda a quanti ne dovrebbero essere informati, ma non ottengo risposta.
Il volume di Andrea Riccardi, Il secolo del martirio. I cristiani nel Novecento (Mondadori 2000), ha un’Appendice intitolata «Dati statistici relativi alle segnalazioni pervenute alla Commissione nuovi martiri al 31 marzo 2000». Vi si legge che 8.670 erano i nomi segnalati per l’Europa, 1.706 per l’Asia, 1.111 per l’ex Unione Sovietica, 746 per l’Africa, 333 per le Americhe, 126 per l’Oceania: totale 12.692.
Che senso ha l’aver raccolto tanta messe e l’averla stivata in un archivio rimasto inaccessibile? In ordine alla celebrazione giubilare poteva bastare quanto già si sapeva dalla pubblicistica in argomento: l’inchiesta presso le Chiese locali e le famiglie religiose aveva ovviamente lo scopo d’andare oltre il già noto.
Si trattava di documentare vicende testimoniali prima che se ne perdesse la memoria e di farle conoscere oltre gli ambienti nei quali si erano svolte: l’aver sistemato questo materiale in un archivio segreto, se ha conseguito almeno parzialmente il primo di questi obiettivi, ha del tutto mancato il secondo.
Oltre alle due finalità che ho ricordato, la nuova inchiesta giubilare persegue anche un terzo obiettivo, che già ci si era prefissati nel 2000 ma che è del tutto nuovo rispetto ai secoli precedenti: «La ricerca – ha stabilito il papa – riguarderà non soltanto la Chiesa cattolica, ma si estenderà a tutte le confessioni cristiane».
Nel momento celebrativo del 7 maggio 2000 l’ecumenismo del sangue – come ama chiamarlo Francesco – fu felicemente onorato: si trattò infatti di una Commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del secolo XX (questa era l’intestazione ufficiale), condotta insieme dal vescovo di Roma e dai rappresentanti delle Chiese e comunità ecclesiali di ogni denominazione.
Ma molto più difficile è onorare l’ecumenismo del sangue nella conduzione dell’inchiesta e nell’utilizzo dei suoi risultati. Le gelosie confessionali, la diversa concezione dell’esemplarità di vita, i conflitti ideologici e storiografici sugli eventi che produssero martiri rendono difficile individuare dei nomi da proporre a una memoria condivisa.
Ora c’è anche
un promemoria del Sinodo
Come richiamo più recente all’urgenza di superare queste troppe – e ormai ingiustificate – difficoltà, segnalo l’annuncio dato di persona da Francesco l’11 maggio scorso, incontrando il patriarca Tawadros II della Chiesa ortodossa copta: che i 21 martiri copti uccisi in Libia dall’ISIS il 15 febbraio 2015 «saranno inseriti nel Martirologio romano come segno della comunione spirituale che unisce le nostre due Chiese» (cf. Regno-att. 12,2023,394).
Ancora più significativa, forse, è una sollecitazione contenuta nella Relazione di sintesi della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (approvata il 28 ottobre 2023), così formulata: «Si rilancia la proposta di compilare un martirologio ecumenico» (cf. Regno-doc. 21,2023,655). I promemoria sinodali contano poco, ma sono meglio di niente.
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