A
Attualità
Attualità, 2/2018, 15/01/2018, pag. 63

Il papa chiede preghiere

Ma c’è chi dice: «Non ce la faccio»

Luigi Accattoli

Ho chiesto l’aiuto dei visitatori del mio blog per interpretare la richiesta di Francesco «non dimenticate di pregare per me» e qui riporto qualcosa. La mia domanda non era sulla richiesta ma sulla risposta: l’insistenza del papa ha modificato la mia preghiera? Facevo partire l’indagine dalla preghiera tradizionale per i papi: "Il Signore lo conservi a lungo, gli dia vigore, lo conforti in questa vita e non l’abbandoni in balia dei suoi nemici".

Ho chiesto l’aiuto dei visitatori del mio blog per interpretare la richiesta di Francesco «non dimenticate di pregare per me» e qui riporto qualcosa. La mia domanda non era sulla richiesta ma sulla risposta: l’insistenza del papa ha modificato la mia preghiera?

Facevo partire l’indagine dalla preghiera tradizionale per i papi: «Oremus pro pontifice nostro Francisco. Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius» [Il Signore lo conservi a lungo, gli dia vigore, lo conforti in questa vita e non l’abbandoni in balia dei suoi nemici].

Confidavo che io non trascuro quei quattro benefici ma avverto la tenacia del richiedente e vedo di corrispondere a essa invocandogli dell’altro. Che resti sereno in una prova forse superiore ai timori che pure devono averlo assalito nell’ora dell’accettazione. Che non lo turbi l’ansia del lavoro da compiere prima di sera. Che non avverta più amarezza del necessario nello scoprire che tanti resistono alle sue innovazioni. Che abbia il dono di pregare per loro.

Lo vedo nell’occhio di un ciclone pericoloso

Prego di più per Francesco rispetto agli altri papi. Già l’invocazione s’infittiva con la malattia di Giovanni Paolo, come si fa con un parente in ospedale. Ora prego con riferimento spontaneo alle decisioni che Francesco deve prendere. O meglio: prego per la decisione vivente che è lui. Forse questa preghiera è il primo cambiamento che il suo arrivo ha determinato nelle mie giornate.

Un visitatore dice di ritrovarsi nella mia idea che Francesco sia, come tutti i papi, «una decisione vivente della Chiesa che lo sceglie e lo elegge» e confessa di pregare «perché questa specifica decisione possa realizzarsi». Perché, in particolare, «ci venga conservato a lungo: specialmente da quando pie anime nere hanno in vario modo manifestato una preghiera di segno opposto».

«Non ricordo – scrive un altro – se prima pregavo per i papi. Per Francesco prego tutte le mattine. Per la sua persona e la sua missione. Per chi lo critica e l’osteggia, per chi l’approva e l’aiuta».

Un terzo: «Apprezzo la richiesta di Francesco. Fa presente che per portare avanti il ministero ha bisogno della continua assistenza dello Spirito Santo». Questo visitatore descrive il «compito assai gravoso» che spetta al papa (per la tiepidezza e le divisioni tra i fedeli, le «sporcizie», le spinte centrifughe, l’ostilità del mondo esterno) e conclude: «Non avevo l’abitudine di fare preghiere personali per il papa. Ho cominciato a farlo per Francesco, perché ne percepisco la necessità».

Una visitatrice favorevole a Bergoglio: «Mi fa piacere sapere che oggi molti preghino per Francesco più di quanto non facessero per altri papi. C’è una presa di coscienza che questo papa innovatore è sotto l’occhio di un ciclone pericoloso».

Un’altra critica verso Bergoglio osserva che «pregare per il pontefice non dovrebbe essere mai disgiunto dal pregare per la Chiesa tutta». Ma pregare è una cosa e condividere un’altra: «Non si può chiedere al fedele di non essere critico verso certe posizioni politiche del pontefice attuale, pur pregando che Dio lo illumini e che i cattivi consiglieri non lo traggano in inganno e non lo strumentalizzino».

Un visitatore mi ha scritto in privato d’essere scettico in generale sul «pregare per gli altri» che «giova, più e spesso, solo a chi prega»; e che «rarissimamente» lui prega per i papi e «ancor meno» per Francesco che «dovrebbe essere sollecito per se stesso»: insomma, se la veda lui con le sue responsabilità.

Finisce che prego solo per la Chiesa

C’è dunque nel mio giro anche chi obietta alla preghiera per questo papa e un visitatore ha scritto che quella preghiera non riesce a farla: «Da quando questo pontificato ha mostrato i suoi limiti, e mi riferisco a quegli aspetti che alimentano la divisione tra cattolici, faccio molta fatica a pregare per lui e finisce che prego solo per la Chiesa». Poi spiega: «Durante le preghiere comuni e le sante messe accetto con fatica di pregare per il papa, ma nella preghiera personale non lo faccio mai. Mi dispiace che sia così, ma questo è anche uno dei frutti di questo pontificato».

Un altro visitatore obietta al non orante: «Ma se Gesù ci ha invitato a pregare perfino per i nostri persecutori, come rifiuteremo di pregare per il papa, soprattutto se lo chiede?». E ancora: «Prego di più per questo papa forse perché mai come oggi ho preso consapevolezza delle enormi difficoltà che un papa si trova a dover fronteggiare».

Il collega Guido Mocellin interviene per narrare un caso di preghiera per il papa: «A Natale, per la messa del giorno, in una chiesa di Bologna il parroco ha scelto di indossare una modesta casula donata da Francesco a lui e a tutti i preti presenti alla GMG di Cracovia 2016. Alla preghiera dei fedeli ha spiegato all’assemblea di aver voluto, con quella scelta, dire la sua preghiera e il suo sostegno al papa in questi momenti difficili e malgrado non fosse sempre semplice comprendere i suoi insegnamenti. Tutto con la massima sobrietà e la minima ostentazione. Ma se avesse detto semplicemente “preghiamo per il papa”, non so se il nostro “ascoltaci Signore” sarebbe stato altrettanto sincero».

Siamo così abituati al ritornello papale «pregate per me» che ormai poco l’avvertiamo: ed è un errore, perché più volte Francesco ha detto le ragioni di quella domanda, l’ha rivolta a interlocutori inaspettati come i carcerati, l’ha svolta con parole sorprendenti del tipo «perché io non pecchi troppo» (17 maggio 2016). C’è da capire e da imparare a scorrere i suoi inviti.

Voi sapete che il mio lavoro è insalubre

La quantità e varietà delle richieste, innanzitutto. Chiede preghiere agli Angelus e in ogni incontro, telefonata, lettera, saluto, videomessaggio, conversazione privata, intervista. Con i tweet, in Instagram. A chi gli stringe la mano all’uscita dalla cappella del Santa Marta la mattina, a chi l’avvicina per il baciamano delle udienze.

Le chiede a vescovi, monache, seminaristi e preti, gruppi laicali. Ma anche a ex prostitute, barboni, calciatori e militari, operatori della FAO, astronauti in orbita. Ai giornalisti in aereo.

La richiesta alle volte è mirata e rivelatrice. «Anch’io ho bisogno di preghiere, perché sono un povero peccatore», dice a una folla di giovani il 6 luglio 2013. «Perché voi sapete che il mio lavoro è insalubre e ho bisogno di straordinarie preghiere», raccomanda alla Comunità di Sant’Egidio il 15 giugno 2014.

«Perché gli occhi del mio cuore vedano sempre con chiarezza la strada dell’amore misericordioso e Dio mi conceda il coraggio di seguire questa strada per il bene dei minori» (a vittime di violenze il 7 luglio 2014). «Perché almeno non sia tanto cattivo» (alla comunità pentecostale di Caserta il 28 luglio 2014).

Pregate perché sono molto vulnerabile

«Ho bisogno della preghiera di persone come voi» (a 150 senzatetto in visita alla Sistina il 26 marzo 2015). «Perché questo lavoro non è facile» (a Villa Nazareth, il 18 giugno 2016). «Pregate per me, chiamato a essere custode, testimone e garante della fede e dell’unità di tutta la Chiesa: con voi e per voi possa assolvere questa missione con letizia fino in fondo» (alla CEI il 22 maggio 2017).

«Pregate per me (…) Che anche io prenda l’esempio di questo bravo prete!», dice il 20 giugno 2017 sulla tomba di don Milani, a Barbiana. Forse la più rivelatrice delle motivazioni è questa, che ha formulato il 7 settembre 2017 sera, salutando la folla davanti alla nunziatura di Bogotà: «Pregate per me perché sono molto vulnerabile».

Fa la sua richiesta persino in una lettera a Putin del 4 settembre 2013: «Nel chiederLe di pregare per me, profitto dell’opportunità per esprimerle i miei più alti sentimenti di stima». Putin partecipa ai riti della Chiesa ortodossa russa, racconta della croce battesimale che porta al collo. Francesco lo prende in parola: «Non si può essere cristiani di facciata», è uno dei suoi motti.

A volte sono gli ospiti a chiedergli preghiere: il presidente iraniano Rouhani il 26 gennaio 2016 per esempio, come già il presidente Obama il 27 marzo 2014. Quasi a specchio di quelle richieste che gli vengono da fuori, Francesco non ha timore di chiedere preghiere a non cattolici e anche a non cristiani. Quasi quasi farebbe quella richiesta anche agli atei: «Porti ai suoi familiari la mia benedizione e chieda che preghino per me. Lei mi pensi, mi pensi spesso», dice a Eugenio Scalfari il 1° ottobre 2013.

Chiedo a chi non prega di augurarmi cose buone

Una richiesta simile l’ha fatta alla folla dalla terrazza del Congresso degli Stati Uniti, a Washington, il 24 settembre 2015: «Vi prego di pregare per me. E se tra voi c’è qualcuno che non è credente, o non può pregare, vi chiedo di augurarmi cose buone».

Per intendere appieno la richiesta di preghiera che ci viene dal papa, dovremmo ricordare che già la rivolgeva a tutti quand’era a Buenos Aires e dovremmo fare memoria del primo affaccio alla Loggia dopo l’elezione, il 13 marzo 2013: «Prima che il vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me». In quella richiesta c’erano tutte quelle venute dopo.

Il papa spera che la sua continua domanda attivi la preghiera di molti. «Nella mia prima visita a Santa Marta – ha scritto Jorge Milia, che l’ebbe professore negli anni 1964-1965 – mi raccontò di un personaggio di altissimo livello che gli aveva confidato di essere ateo; però davanti alla sua richiesta di pregare per lui, decise di farlo davvero. Cercò di ricordarsi delle preghiere imparate da bambino e si mise all’opera».

 

www.luigiaccattoli.it

Tipo "Io non mi vergogno del Vangelo"
Tema Francesco
Area
Nazioni

Leggi anche

Attualità, 2024-22

Preghiera social

Succede al santuario di Loreto

Luigi Accattoli
Nella sempreverde prateria della preghiera spuntano invocazioni in lingua social: ce ne sono anche tra quelle che i pellegrini al santuario di Loreto lasciano per iscritto in Santa casa (cf. Regno-att. 20,2024,656). Eccone una manciata: Smack: ti voglio bene; Annullamento gufaggine; Facci innamorare pazzamente di te; Vorrei essere bella come te; Porta serenità a questa banda di mattacchioni;...
Attualità, 2024-20

Come i bambini

Ascoltiamo le loro preghiere

Luigi Accattoli
Che oggi sia una giornata bella. / Aiutaci a fare una vita meravigliosa. / Ciao Maria, ti prego fai il mondo più bello. / Vorrei che tutti possano realizzare i loro sogni. Sono preghiere di bambini messe per iscritto e infilate nell’urna che le raccoglie all’interno del santuario di Loreto. Mi paiono tutte guidate dall’intuizione che in Dio vi sia pienezza di vita e felicità...
Attualità, 2024-18

Suicidio e preghiera

Le ultime parole di chi si uccide

Luigi Accattoli
Tra «i capitoli dei tuoi libretti Cerco fatti di Vangelo ne dovresti inserire uno sul suicidio cristiano»: così mi parlò un giorno Giovanni Benzoni, amico di gioventù e cristiano vagliato al fuoco dal suicidio di un figlio ventenne. Non l’ho mai azzardato quel capitolo, ma ora qui l’abbozzo in obbedienza all’amico che non c’è più:...