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Attualità
Attualità, 20/2011, 15/11/2011, pag. 707

Il corpo è il messaggio. L'incarnazione al tempo delle cyberfilosofie

K. Müller
Il culto del corpo è l’imperativo quotidiano della nostra epoca. Solo chi si sforza di raggiungere il proprio ideale fisico può avere successo, e dunque botox, body-styling e chirurgia estetica divengono i riti che ci promettono un’eterna giovinezza. D’altro lato, tuttavia, la dimensione corporea va contemporaneamente perdendo sempre più di significato, parallelamente allo svilupparsi delle potenzialità virtuali offerte dal cybermondo costituito da Internet, giochi di ruolo, videogiochi, nanotecnologie applicate alla medicina, che rivelano il profondo desiderio dell’uomo di superare il limite fisico e in definitiva di raggiungere l’immortalità. Ma a ciò fa ancora resistenza il messaggio evangelico dell’incarnazione di Dio, che continua ad affrancare e a restituire dignità a ogni corpo fragile, limitato, vulnerato nella sua esistenza, e che oggi il pensiero cristiano deve riproporre in modo consapevole e attrezzato come risorsa di senso per una vita vissuta e ancorata alla realtà nell’epoca del cyber-mondo.

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Il pontificato di Joseph Ratzinger: il teologo papa

K. Müller
L'omelia del card. Joseph Ratzinger durante la celebrazione delle esequie di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro è stato un momento di profonda rivelazione della sua auto-comprensione teologica e spirituale. In quel momento parlava un parroco di campagna, umile, che usava termini semplici e comprensibili dalla gente, con emozioni misurate; ma anche estremamente preciso nell'eloquio e nei pochi gesti compiuti. Questa forma rappresenta il suo ideale, e il suo auto-ritratto, fin dagli inizi della sua biografia teologica: essere servitore della verità; di una verità più grande dei pensieri umani, per cui essere un intellettuale non significa mai agire come giudice verso questa verità. Ratzinger ha cominciato i suoi studi di filosofia e teologia nel seminario di Freising (la vecchia sede vescovile e del seminario maggiore della diocesi di Monaco). Il suo maestro più importante, che fu poi anche il direttore sia della sua tesi di dottorato sia di quella di abilitazione, è stato il prof. Gottlieb Soehngen. Il pensiero di Soehngen era caratterizzato da una forma sapienziale della teologia e dava grande importanza alla dimensione estetica del discorso su Dio. Caratteri, questi, che sono diventati un principio normativo anche per il suo discepolo Joseph Ratzinger. …
Attualità, 2008-12

Su un termine fondamentale dell'identità europea: Ambivalenza del Logos?

K. Müller
Ritornare sulla lezione di Regensburg è oggi proficuamente possibile. Una volta diradate le polemiche sulla questione islamica, del resto a latere nel discorso di papa Ratzinger, è opportuno affrontare il tema centrale e decisivo per il cristianesimo occidentale: il legame tra il discorso cristiano su Dio e il concetto filosofico di ragione. Analogamente, emergono con chiarezza i veri interlocutori dell’intervento di Ratzinger: i rappresentanti delle tradizioni protestanti e della cultura laica europea. Klaus Müller, della Facoltà teologica dell’Università di Münster, sceglie d’intervenire sul termine filosofico e teologico fondamentale della lezione di Regensburg: logos. Esso è parte costitutiva dell’identità culturale dell’Europa e condetermina il pensiero religioso. Segno distintivo dell’età moderna, fortemente criticata dall’approccio postmoderno e oggi recuperato, il termine logos gioca un ruolo ambivalente e irrisolto tra ragione strumentale e fondamento teologico.
Attualità, 2006-18

Fede, ragione e dialogo interreligioso: Dio fra monoteismo e monismo

K. Müller
Negli ultimi anni contro le religioni monoteistiche e la loro pretesa di assolutezza è stata ripresa l’accusa – già sollevata in epoca moderna – di essere fomentatrici di violenza, contrariamente alle religioni monistiche, secondo cui Dio è «uno e tutto», portatrici di pace e di armonia tra l’uomo e il cosmo. Ma un’analisi epistemologica approfondita – come quella del filosofo Klaus Müller – rivela che il cristianesimo non solo non ha rimosso il cosmoteismo, bensì ne ha accolto in sé elementi fondamentali per la propria rivelazione. Tuttavia questa critica mossa al monoteismo va presa sul serio per impostare correttamente il rapporto tra fede e ragione: la posizione consequenziale della questione della verità non genera intolleranza, ma anzi preserva da essa. Con ricadute importanti sia per l’autocomprensione delle religioni, sia per i loro rapporti reciproci, sia per il loro contributo a un avanzamento in umanità. È quanto propone di fare il card. Karl Lehmann, che a livello teologico mostra come il problema della violenza debba essere posto all’ordine del giorno del dialogo interreligioso.