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Attualità
Attualità, 14/2008, 15/07/2008, pag. 501

Il pubblico pregare musulmano. E i paradossi dell'Occidente

P. Stefani
Le massime Categorie (at-Tabaqat al-kubrà) è il titolo (sintetizzato) con cui è conosciuta un’opera scritta verso la metà del XVI secolo dal dotto musulmano ash-Sha’rani. Il testo riporta, in modo spesso più agiografico che storico, la vita di una lunga serie di eminenti e devoti musulmani. Comincia dai primi successori di Muhammad: i quattro califfi ben diretti della tradizione sunnita. Presto passa però alla generazione successiva. A proposito di Hasan, si afferma che nacque a Medina tre anni dopo l’ègira (622). Era figlio di Ali (l’ultimo dei quattro califfi), il cugino del Profeta che aveva sposato la figlia di quest’ultimo, Fatima. Conformandosi alla tradizione, Sha’rani afferma che il Profeta conferì il nome al nipote appena nato e gli recitò all’orecchio la chiamata alla preghiera.

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Roosevelt e Giuseppe

P. Stefani
Ci sono vari modi per presentare i sogni del faraone interpretati da Giuseppe (cf. Gen 41,1-36). Uno di essi consiste nel parlare di sogni e politica. Nella tradizione politica più nobile risuona tuttora il detto che fu di Martin Luther King: «I have a dream». In qualche modo se ne avverte ancora l’eco; tuttavia, da qualche anno più conforme alla cronaca sarebbe piuttosto il ricorso al verbo «essere». A molti leader recenti o attuali ben s’attaglierebbe il detto: «I am a dream». Né l’una né l’altra formulazione sono, però, davvero confacenti a quanto avvenne nell’episodio di Giuseppe. Per qualificarlo, l’espressione migliore sarebbe: «L’interpretazione dei sogni e la politica».
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P. Stefani
Da vari anni opera a Milano il gruppo interconfessionale Teshuvah. La parola in ebraico significa «ritorno, pentimento» (nell’ebraico contemporaneo anche «risposta»). La denominazione prospetta, accanto all’ascolto della tradizione ebraica, l’esigenza di un cammino di conversione inteso come «ritorno» a Dio, alle fonti bibliche e alle origini della tradizione cristiana. Questa prospettiva ha una propria peculiarità che caratterizza gli obiettivi del gruppo in modo differente da quelli delle esperienze di amicizia o di dialogo tra ebrei e cristiani.
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P. Stefani
Vi è una percezione sufficientemente diffusa in base alla quale, dopo la morte delle grandi e terribili ideologie che hanno insanguinato buona parte del secolo XX, le religioni abbiano trovato un terreno più fertile per giocare un ruolo nella sfera pubblica. L’espressione ormai storica di «rivincita di Dio» indica in modo efficace questa precomprensione. In realtà il discorso è più articolato di quanto non presupponga questo schema. Le religioni, infatti, hanno assunto il posto delle ideologie nella misura in cui esse stesse si sono ideologizzate. Inoltre, siccome fa parte costitutiva dell’apparato ideologico contrapporsi a posizioni giudicate antitetiche, le religioni ideologiche vivono solo nella misura in cui sono nelle condizioni di entrare in polemica, verbale o fattuale, con gli avversari.