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Attualità
Attualità, 2/2001, 15/01/2001, pag. 17

Santa Sede-teologi: procedimenti per Meßner e Imbach

M. N.

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Attualità, 2025-14

Chiamatemi Maddalena

Maria di Magdala, l’apostola degli apostoli

Massimo Naro

Northrop Frye, nel 1982, definì la Bibbia come un «grande codice» culturale, per dire che è stata e continua a essere un immenso repertorio da cui artisti, narratori, poeti, musicisti, filosofi, studiosi di tante discipline umanistiche, ma anche scientifiche, hanno ricavato e non cessano di trarre le loro immagini, i loro simboli, i loro concetti, i loro principali e più suggestivi riferimenti ideali, etici, estetici.

Documenti, 2025-11

Le armi del dialogo

Massimo Naro

«La teologia del dialogo interreligioso non è una passeggiata. Ed è incardinata proprio sul tentativo di risemantizzare parole conflittuali, la più terribile delle quali – assieme a guerra – è “arma”: la verità è amore, e l’amore è l’arma vincente nel dialogo interreligioso, che per suo statuto è del tutto disarmato e disarmante». Nel corso di questo contributo intitolato «Le armi del dialogo: risemantizzare i linguaggi conflittuali», tenuto come introduzione al seminario «Armiamo la pace: per una nuova ermeneutica dei linguaggi religiosi» il 30 aprile scorso a Palermo presso la Facoltà teologica di Sicilia, il teologo Massimo Naro ha definito in vari modi il concetto-chiave dell’intero seminario, e cioè la «risemantizzazione». Significa, dice l’autore in riferimento ad alcuni detti di Gesù, «contestualizzare le parole, anche le più puntute e pungenti, per farne risaltare un altro senso, il senso altro»; far leva sulla loro «ambiguità (…), coglierne la virtù, trasfigurarla in un sovrappiù di senso, traducendo la tenacia in tenerezza»; e «innanzitutto, non esclusivamente dotarle di inediti significati, ma recuperarne e precisarne il senso originario». Oltre ad «arma», «armare», il testo porta altri esempi di parole che ricorrono tra le religioni: «dialogo» e «diverbio», «tra», «confronto» e «confine», «ospitalità», «digiuno» e infine «silenzio». Che, «allorché assorbe le grida, i pianti, le suppliche di chi patì nel Lager», è «come quello di Dio, anzi che... è condiviso con Dio e che, più radicalmente, coincide con Dio».

Documenti, 2025-5

Eucaristia ed evangelizzazione

Massimo Naro

«Il cambio d’epoca sancisce… anche un fenomeno con cui dobbiamo avere il coraggio e soprattutto la chiaroveggenza di fare i conti: intendere e celebrare il culto eucaristico come facevamo fino a qualche tempo fa non è più possibile o, almeno, è sempre più improbabile». In un’elaborazione originariamente nata per un’assemblea diocesana a Caltanissetta nel 2023 e qui proposta in forma rielaborata («“Gioirono al vedere il Signore”: eucaristia ed evangelizzazione»), il teologo Massimo Naro riflette sul senso dei congressi eucaristici oggi, avvertendo che «se gli atteggiamenti o i discorsi non corrispondono alla realtà, essi sono semplicemente retorici o, nel peggiore dei casi, ideologici». E nell’attuale contesto culturale «la Chiesa stessa, che annuncia il Vangelo e celebra il memoriale eucaristico, è il sacramento che deve segnalare al mondo e nella storia la presenza di Cristo Gesù, pronta però a sciogliersi dentro il mondo stesso e nella storia a mo’ del pizzico di sale che dà sapore alla pasta o del frammento di lievito che le conferisce spessore. Un congresso eucaristico, ai nostri giorni, dovrebbe svolgersi per illustrare questa logica e per additare questa prospettiva: occorre capovolgere le nostre dimissioni dalla speranza in nuovo slancio missionario, superando la crisi, anzi entrandovi dentro, attraversandola, per colmare il vuoto che essa produce in chi la subisce come qualcosa di indebito, come un cataclisma imprevisto, come una fine del mondo».