V. Albanesi
A parire dalla XLVII Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, svoltasi nel maggio scorso a Collevalenza (cf. Regno-att. 12,2000,361), la chiesa italiana ha avviato il processo di elaborazione degli orientamenti pastorali per il decennio 2001-2010.
Durante i lavori assembleari era stata affidato a mons. Chiarinelli, vescovo di Viterbo, di compiere una prima ricognizione: «Orientamenti pastorali per il prossimo decennio: scelta del tema e modalità di proposta» (cf. Regno-doc. 13,2000,415). A seguito dei lavori assembleari la presidenza della CEI è giunta alla definizione di una commissione ad hoc per redigere la bozza dei nuovi orientamenti affidandone la presidenza al nuovo vice-presidente della conferenza episcopale mons. Renato Corti, vescovo di Novara.. Allo stato attuale la commissione ha redatto uno schema di massima, una traccia provvisoria dei contenuti, già proposta ai vescovi e agli uffici per averne valutazioni e proposte. Su queste verrà redatta una prima bozza di discussione, che andrà all’esame del Consiglio episcopale permanente di fine gennaio 2001. Accolte le ulteriori osservazioni, la bozza verrà presentata alla discussione e alla approvazione dell’Assemblea generale della CEI, nel prossimo maggio.
I nuovi orientamenti rappresentano il quarto tempo dell’esperienza pastorale della Conferenza episcopale italiana. Un tempo che si apre all’indomani del giubileo del 2000. Negli anni ’70, con Evangelizzazione e sacramenti, i vescovi italiani intendevano garantire un legame originario e profondo tra celebrazione sacramentale e adesione cordiale alla fede cristiana. Negli anni ’80, con la formula «Comunione e comunità», si era inteso riferirsi direttamente alla chiesa come soggetto dell’Evangelo, sottolineando la sua dimensione interiore e il dono della comunione come grazia divina, che attraverso la Parola e sacramenti non cessa di edificare la comunità. Negli anni ’90 con Evangelizzazione e testimonianza della carità, i vescovi hanno voluto sottolineare il legame intimo tra verità e carità, convinti che «sempre e per natura sua la carità sta al centro del Vangelo e costituisce il grande segno che induce a credere nel Vangelo (cf. ETC. n9).
Il nuovo decennio si apre su due attenzioni specifiche che sono cresciute negli ultimi tempi, e che sono state discusse in sono alla stessa conferenza episcopale: un riscoperto dinamismo missionario della chiesa italiana, che attiene al rapporto tra la chiesa e il paese, le sue culture, le sue tradizioni e i suoi cambiamenti antropologici; e una maggiore e più moderna attenzione e insistenza al Vangelo della speranza, a un annuncio cristiano che sia anche un accompagnamento credente della ricerca, del dubbio, dell’incertezza, della nostalgia di Dio che contraddistinguono le domande e le scommesse dei nostri fratelli in questo nostro sabato santo della storia. Le due ipotesi non si elidono e anzi si compongono. Ma diversa, a seconda della scelta dell’una o dell’altra ipotesi, è la prospettiva, diverso alla fine è il carattere pastorale, ecclesiologico e spirituale.
L’assenza di speranza _ ha scritto recentemente il card. Martini nella sua lettera La Madonna del Sabato santo (cf. Regno-doc. 19,2000,618) _ è forse la malattia mortale della coscienze nell’epoca segnata dalla fine dei sogni ideologici e delle aspirazioni ad essi connesse. All’indifferenza e alla frustrazione, alla concentrazione sul puro godimento dell’attimo presente, senza attese di futuro, può opporsi come antidoto soltanto la speranza. Non quella fondata su calcoli, previsioni e statistiche , ma la speranza che ha il suo unico fondamento nella promessa di Dio».
Col presente studio del mese, apriamo uno spazio di confronto sugli orientamenti pastorali, accogliendo un contributo dal mondo della marginalità e redatto da Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Red.).
Studio del mese, 15/10/2000, pag. 707