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Parole delle religioni

Parole delle religioni

Parabole della teologia. L'approccio laico di Mancuso

P. Stefani
C'era una volta un re che abitava con la sua corte in cima a una montagna. Era felice, ma quando guardava in basso vedeva solo l’ombra scura e vuota della valle. Decise allora di fondarvi una città. Fece venire delle famiglie e le alloggiò, ma esse iniziarono subito a litigare tra loro. Cercò allora di governarle dando a esse una legge e non disdegnando di ricorrere a premi e a punizioni.

Il Logos e la carne. Un Giobbe darwinista

P. Stefani
Vi è una storia rabbinica che giustamente molti, oggi, amano ripetere. Si tratta di un passo del Talmud babilonese (Baba Metzi’a, 59b), che prende lo spunto da una discussione legale molto specifica, connessa a una questione di purità.

Per la giustizia. Preghiera per l'unità dei cristiani

P. Stefani
Non vendicatevi contro chi vi fa del male, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e con tutti (cf. 1Ts 5,15). La condivisione della preghiera in nome di Gesù Cristo è già una forma di unità. In un certo senso esprime e realizza una comunione effettiva. Allo stesso tempo, e per la semplice ragione di esserci, evidenzia quanto ancora ci divide: l’oggetto della preghiera è la richiesta di un’unità che ancora non ci è data. Si è uniti proprio nel momento in cui si chiede concordemente il superamento delle divisioni. Nessuno dei due estremi cade.

Il senso della storia: Giuseppe nella Bibbia e nel Corano

P. Stefani
È uso dire che Dio stia nei particolari. In effetti all’interno di una realtà organica ogni singolo aspetto riflette l’insieme. Ciò vale anche per il valore attribuito ai sogni profetici rispettivamente nella Bibbia e nel Corano. Entrambi i libri conoscono le storie di Giuseppe, tuttavia, fin dal primo apparire, il discorso risulta a un tempo simile e diverso: si racconta la stessa storia eppure essa è anche altra.

Vivere il proprio morire. Un anno dopo Welby

P. Stefani
La morte può diventare umanamente accettabile quando ci si rende conto che non tutto può essere posto sotto l’insegna della libertà.

Da Dio attraverso l'uomo. La lectio divina

P. Stefani
Nuova pagina 1 Parole delle religioni   Da Dio attraverso l�uomo La lectio divina   Nei Lineamenta stesi in vista del prossimo sinodo dei vescovi sulla parola di Dio (ottobre 2008) si ribadisce, secondo una linea sempre pi� affermata negli ultimi decenni, il grande valore assunto dalla lectio divina per tutta la comunit� ecclesiale: �� da incoraggiare vivamente...

Il lungo studio e il grande amore. La Parola, la ricerca e la preghiera

P. Stefani
L’attuale tendenza a proporre la lettura spirituale della Scrittura come correttivo necessario allo specialismo e all’aridità dell’erudizione mette in luce la perdita di uno studio in grado di esprimere il diuturno risuonare della Parola custodita nel proprio cuore.

Corpus est de Deo. La fragilità salvata e l'imitazione di Dio

P. Stefani
L’apparizione finale del Figlio dell’uomo conferma che corpus est de Deo. La fragilità del corpo che pretendeva la solidarietà interumana ora esige la salvezza datale dal Figlio dell’uomo

La pace. Benedizione, mitezza, responsabilità

P. Stefani
Il Signore disse a Mosè: “Parla ad Aronne e ai suoi figli e di’ loro: Voi benedirete così i figli d’Israele; direte loro: “Ti benedica il Signore e ti custodisca (...)/ Il Signore illumini il suo volto verso di te e ti faccia grazia./ Il Signore elevi il suo volto verso di te e ponga a te la pace”. Così porranno il mio nome sui figli d’Israele e Io li benedirò» (Nm 6,22-27). Le parole qui trascritte formano la cosiddetta benedizione sacerdotale. Attraverso essa i discendenti di Aronne benedicono il popolo d’Israele. Fino a oggi, per quanto dopo la distruzione del secondo Tempio (70 d.C.) nell’ebraismo tutta l’economia sacrificale-sacerdotale sia stata sospesa, la benedizione può venire recitata solo da un kohen (vale a dire da un appartenente alla stirpe sacerdotale). Eppure in queste righe non domina il sacro.

Fondare su Dio la laicità del potere. Trascendenza, autonomia, mitezza dell'azione politica

P. Stefani
Vi sono passi della Scrittura che, citati e condivisi in un’epoca, divengono imbarazzanti in un’altra. Tra le affermazioni neotestamentarie un tempo sulla bocca di tutti e oggi scomode vi è quella della Lettera ai Romani: «Non est enim potestas nisi a Deo» (nota anche nella sua non letterale versione affermativa: «Omnis potestas a Deo»).