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Documenti, 17/2024, 01/10/2024, pag. 566

Una Chiesa che si volge a Est

Viaggio apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore (2-13 settembre 2024)

Francesco

Il viaggio apostolico che ha portato papa Francesco in Estremo Oriente dal 2 al 13 settembre è stato un viaggio di superlativi e contrasti: la visita sinora più lunga del pontificato, il paese musulmano più grande del mondo (l’Indonesia), quello con la maggiore diversità linguistica (Papua Nuova Guinea), uno tra i più cattolici in un continente in cui i cristiani sono una piccola minoranza (Timor Est), e infine la multietnica e multireligiosa Singapore.

Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

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Alle ore 9.47 del 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, il card. Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa romana Chiesa, ha annunciato la morte di papa Francesco: «Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro santo padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri ed emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio uno e trino». Il giorno prima, nella solennità di Pasqua, papa Francesco dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro aveva rivolto ai fedeli il messaggio pasquale letto da mons. Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Lo stesso giorno della morte, la Sala stampa vaticana ha pubblicato il Testamento del santo padre Francesco.

 

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Le deportazioni ledono la dignità umana

Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America

Francesco

«Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo».

Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).