Il 28 ottobre 2023 la Santa Sede ha pubblicato la Relazione di sintesi della I Sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi e i relativi risultati delle votazioni dei 364 membri dell’Assemblea. Per la prima volta votavano anche 54 donne.
Il coro di voci dei «padri» e delle «madri» sinodali si è espresso nel complesso positivamente su tutte le singole affermazioni votate, che di conseguenza sono state tutte approvate. I temi che hanno ricevuto più voti negativi riguardano il diaconato femminile, il celibato dei sacerdoti, le questioni legate al gender e all’omosessualità. Temi che, insieme a quelli legati al fine vita, all’intelligenza artificiale e alle situazioni matrimoniali difficili, risultano effettivamente controversi non solo nella Chiesa ma nell’intera società, poiché pongono davanti a domande nuove.
Come già osservato per lo «strumento di lavoro» (Regno-doc. 13,2023,385), anche la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità ha raccolto tutte le istanze che sono emerse nella lunga fase di consultazione della Chiesa «dal basso», e raccomanda su molte tematiche un ulteriore approfondimento. Ma non è ancora giunto il tempo delle decisioni.
Il 25 ottobre i 364 membri della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, riunita a Roma dal 4 al 29 ottobre sul tema «Per una Chiesa sinodale. Comunione, partecipazione, missione», hanno approvato con 336 sì e 12 no una Lettera al popolo di Dio (www.synod.va).
Nell’attesa della recognitio, da parte della Santa Sede, dei 5 volumi dei decreti del V Concilio plenario australiano, come previsto dai decreti approvati è stato pubblicato (26 novembre) un rapporto per aggiornare i fedeli sullo stato del processo. Il rapporto, sotto forma di lettera, s’intitola Al popolo di Dio in Australia. Riflessione sul V Concilio plenario d’Australia (www.catholic.au; nostra traduzione dall’inglese, titolazione redazionale). Il Concilio era stato la risposta della Chiesa locale alla profonda crisi scatenata dallo scandalo degli abusi e si è concluso nel 2022.
I cammini sinodali delle Chiese locali e quello della Chiesa universale devono procedere nel medesimo solco e con una medesima tempistica, per «evitare l’impressione che siano in atto iniziative parallele, indifferenti allo sforzo di “camminare insieme”». Questo è il nucleo della nota che la Segreteria di stato ha firmato il 23 ottobre scorso e inviato alla segretaria della Conferenza episcopale tedesca, Beate Gilles. Rese note solo in novembre, a poca distanza da una lettera (privata) di papa Francesco a quattro ex esponenti del Cammino sinodale tedesco, le raccomandazioni che il card. Parolin rivolge all’episcopato tedesco su due questioni dottrinali, l’ordinazione presbiterale delle donne e l’omosessualità, riflettono la forte «preoccupazione» di Francesco nei confronti di questa esperienza sinodale locale.
Forse anche per questo la Relazione di sintesi dell’Assemblea sinodale di ottobre (cf. n. 20; in questo numero a p. 672) non la cita, come invece fa con altre, come quella australiana. Quest’ultima è consistita in un Concilio plenario (il V), concluso nel luglio 2022, un percorso scelto apposta perché fosse seguito (e approvato) da Roma. Ma ora tutti coloro che vi hanno preso parte sono da più di un anno in attesa che la Santa Sede dia la recognitio ai 5 volumi dei decreti (cf. riquadro a p. 676), che in forme diverse hanno trattato dei temi presi in considerazione anche in Germania.
La Pontificia accademia di teologia deve coltivare uno scambio più intenso con le altre scienze: a questa indicazione del papa mirano i nuovi statuti dell’accademia, approvati da papa Francesco il 1° novembre. Contestualmente è stata pubblicata la lettera apostolica motu proprio Ad theologiam promovendam con la quale vengono approvati nuovi statuti della Pontificia accademia di teologia. Secondo gli statuti aggiornati, l’accademia deve promuovere il dialogo inter- e transdisciplinare, confrontarsi con studiosi di altre confessioni cristiane, religioni e discipline teologiche e promuovere lo scambio di idee con la filosofia, le scienze umane e l’arte. Infatti «a una Chiesa sinodale, missionaria e “in uscita” non può che corrispondere una teologia “in uscita”». La visione di papa Francesco sul compito della teologia in questo «cambiamento d’epoca» era stata espressa di recente anche nella lettera al neo-nominato prefetto del Dicastero per la dottrina della fede (cf. Regno-att. 14,2023,409; Regno-doc. 15,2023,456).
La Pontificia accademia di teologia fu fondata nel 1718 da papa Clemente XI (1700-1721), con il compito di provvedere all’educazione teologica degli ecclesiastici.
Nel mese di luglio il Dicastero per la dottrina della fede ha ricevuto diverse richieste di chiarimento su alcuni aspetti dottrinali da parte di vescovi, nella maggior parte dei casi emeriti. Il nuovo prefetto del dicastero, l’argentino Víctor Manuel Fernández, appena nominato nel ruolo il 1° luglio e creato cardinale il 30 settembre, ha sottoposto a papa Francesco le risposte ai Dubia (dubbi) che gli erano stati presentati e ne ha ricevuto l’approvazione. Pubblichiamo:
– la Risposta ai cardd. Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Juan Sandoval Íñiguez, Robert Sarah e Joseph Zen Ze-kiun, che il 10 luglio avevano sottoposto al Dicastero per la dottrina della fede cinque dubbi sulla «reinterpretazione» della divina rivelazione, la benedizione delle unioni omosessuali, la sinodalità, l’ordinazione sacerdotale delle donne, il perdono; in questo caso le risposte sono firmate dal papa stesso;
– la Risposta a una serie di domande, proposte da s. em. il card. Dominik Duka op, riguardo all’amministrazione dell’eucaristia ai divorziati che vivono in una nuova unione; le domande sono arrivate il 13 luglio, la risposta è stata approvata il 25 settembre;
– le Risposte del Dicastero a s.e. mons. Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile, riguardo alla «possibile partecipazione ai sacramenti del battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive»; la domanda è del 14 luglio, la risposta è stata approvata dal papa il 31 ottobre.
Nel corso della 78a Assemblea generale straordinaria della CEI ad Assisi, il 15 novembre i vescovi italiani si sono espressi sulla guerra tra Hamas e Israele scoppiata dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre, approvando una Dichiarazione per la pace (www.chiesacattolica.it).
Oltre ai temi di stringente attualità – sull’Italia e sul Medio Oriente –, tre sono stati i focus di questa Assemblea straordinaria dell’episcopato italiano, di cui riferisce il Comunicato finale. La Ratio formationis sacerdotalis dei seminari, il nuovo calendario sinodale italiano, la presentazione del secondo rapporto sui Servizi (diocesani e regionali) per la protezione dei minori. Quanto al primo focus, «i vescovi hanno approvato il documento che coniuga l’adeguamento alla Ratio fundamentalis con i contributi dei presuli e dei formatori (…). Il testo, emendato secondo le indicazioni dell’Assemblea, sarà ora sottoposto alla conferma da parte del Dicastero per il clero». Quanto al secondo, il testo dice che si punterà nella fase detta «profetica» a realizzare due «Assemblee sinodali propositive» nel novembre 2024 e nella primavera del 2025, a cui «parteciperanno i vescovi (…) i referenti diocesani del Cammino sinodale, i membri del Comitato nazionale ed eventuali altri invitati». Poi l’Assemblea del maggio 2025 «raccoglierà le proposizioni e darà loro forma definitiva». Quanto al terzo, si tratta di un aggiornamento della pubblicazione dello scorso anno (cf. Regno-doc. 21,2022,689), mentre la preannunciata indagine sui 613 fascicoli italiani giacenti al Dicastero per la dottrina della fede è ancora in via di definizione, come si può dedurre da un passaggio: «Stanno proseguendo le attività che vedono coinvolti l’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro interdisciplinare sulla vittimologia e sulla sicurezza dell’Università di Bologna».
Mentre continua la guerra tra Israele e Hamas dopo gli attacchi terroristici dell’organizzazione islamista il 7 ottobre, gli episcopati europei si sono espressi con parole di preoccupazione e richiamo al diritto internazionale. Il 7 novembre il Comitato congiunto tra il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE, vescovi cattolici) e la Conferenza delle Chiese europee (KEK, anglicani, evangelici e ortodossi) ha pubblicato una Dichiarazione sulla situazione in Medio Oriente. Il 10 novembre, a conclusione dell’Assemblea plenaria, la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (COMECE, vescovi cattolici) ha diffuso una dichiarazione dal titolo Europa, offri una visione rinnovata per la giustizia e la pace al continente e al mondo! (ceceurope.org; www.comece.eu).
Gli attacchi terroristici del 7 ottobre dell’organizzazione terroristica Hamas contro basi militari e insediamenti civili nel Sud dello Stato di Israele hanno provocato una violenta risposta militare da parte di quest’ultimo sulla Striscia di Gaza, dove è presente anche una piccola comunità cattolica di circa 200 persone. Il 23 ottobre è intervenuto sul conflitto il patriarca latino di Gerusalemme, il card. Pierbattista Pizzaballa, con una Lettera a tutta la diocesi, in cui afferma l’inutilità della violenza per risolvere la questione israelo-palestinese. «È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. Se non si risolverà questo problema alla sua radice, non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo». Viceversa, «avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione».