Per lo stato di diritto e contro la pena di morte
A pochi mesi dall’elezione di Rodrigo Duterte alla presidenza delle Filippine, la Conferenza dei vescovi cattolici del paese si è espressa ufficialmente per criticare i metodi impiegati dal presidente nella guerra contro la droga, con oltre 8.000 vittime stimate di uccisioni extra-giudiziali tra spacciatori e tossicodipendenti, in una lettera pastorale pubblicata il 30 gennaio al termine dell’Assemblea plenaria (Manila, 28-30.1.2017), e letta in tutte le chiese il 5 febbraio. Nella stessa occasione i vescovi cattolici filippini hanno preso la parola per raccomandare ai fedeli, in un paese dove i cattolici sono l’80% della popolazione, di «partecipare ai processi politici del nostro paese, e oggi, in particolare, al processo di modifica della Costituzione del 1987», poiché «l’autore di questo documento è il popolo filippino».
Infine è del 19 marzo una Dichiarazione pastorale sulla pena di morte, che di fronte al progetto di legge per reintrodurre nel paese la pena di morte, sostenuto anche da molti deputati cattolici, prende risolutamente una posizione contraria e invita i filippini a non usare la Bibbia come giustificazione per sostenere la pena capitale.
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