Era forte l’attesa per le parole che Francesco avrebbe rivolto, il 10 novembre, ai partecipanti al V Convegno nazionale della Chiesa italiana (Firenze, 9-13.11.2015). Aveva scelto lui di aprire e non di chiudere l’evento, con l’intenzione di offrire un orientamento ai lavori, che non è mancato. «Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo. (...) Guardando il suo volto che cosa ve-diamo? Innanzitutto il volto di un Dio (...) che ha assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte (...). Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto (...) e le nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di fede». Numerose e robuste le indicazioni che muovendo da una tale premessa hanno reso il discorso del papa un documento di riferimento per immaginare il volto della Chiesa in Italia, la sua presenza e la sua azione.
Martedì 10 novembre, il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, ha accolto a Firenze papa Francesco, intervenuto al V Convegno nazionale della Chiesa italiana. Nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, prima del discorso del santo padre, Bagnasco gli ha rivolto le parole di saluto che pubblichiamo di seguito (www.chiesacattolica.it).
In viaggio verso Firenze, dove era ospite del Convegno nazionale della Chiesa italiana, papa Francesco lo scorso 10 novembre ha voluto prima fare tappa a Prato, la «città di Maria», in una realtà che conosce problemi di integrazione sociale e di sfruttamento del lavoro per la presenza di una numerosa comunità cinese. Dopo aver venerato la reliquia della «sacra Cintola» della Madonna, il santo padre si è affacciato dal pulpito esterno della Cattedrale per l’incontro con i fedeli a cui ha rivolto il discorso che riportiamo nei suoi passaggi principali (www.vatican.va).
Lo scorso 9 novembre, nello scenario suggestivo della cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, si è aperto il V Convegno nazionale della Chiesa italiana collocato, come i precedenti, a metà del cammino del decennio (2010-2020, guidato dagli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo). Pubblichiamo il saluto del card. Betori, arcivescovo di Firenze, che era la città ospitante l’evento dedicato all’umanesimo cristiano («In Gesù Cristo il nuovo umanesimo»), e la prolusione di mons. Nosiglia, arci-vescovo di Torino, presidente del Comitato organizzatore del Convegno. «Lo stile sinodale – vissuto sia a livello di Comitato preparatorio sia nel cammino delle Chiese locali – deve accompagnare il lavoro di questi giorni e sarebbe già un grande risultato se da Firenze la sinodalità divenisse lo stile di ogni comunità ecclesiale», auspicava Nosiglia, ponendo l’attenzione sull’importanza del metodo, il primo e forse il più atteso dei risultati a cui ambiva il Convegno fiorentino. «Firenze, la città che ci ospita, ci offre il contesto propizio per respirare una cura dell’umano scaturito dalla fede, che si è espressa particolarmente con il linguaggio della bellezza, della creazione artistica, della cultura e della carità, senza soluzione di continuità».
«Nel 1400 Firenze era la punta più avanzata dell’Europa cristiana (...). Oggi l’Italia sta cercando di uscire da una lunga crisi. (...). In queste condizioni, ritrovarsi proprio qui, a Firenze, per parlare del tema “In Gesù Cristo un nuovo umanesimo” ci pone in una posizione spinosa: (...) Non si tratta di un compito sproporzionato rispetto all’Italia di oggi?». Mercoledì 11 novembre, dopo la visita del papa (cf. in questo numero alle pp. 1ss), i partecipanti al V Convegno nazionale della Chiesa italiana hanno iniziato, presso la Fortezza da Basso, il lavoro di discernimento e riflessione sui tratti dell’umanesimo cristiano. La giornata è stata introdotta da due relazioni, che hanno offerto stimoli e prospettive per i successivi lavori di gruppo, secondo le 5 vie (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare) suggerite nella Traccia verso Firenze (cf. Regno-doc. 1,2015,13ss). Le relazioni, che pubblichiamo, erano affidate al sociologo Mauro Magatti («Per un umanesimo della concretezza. Discernimento della società italiana e responsabilità della Chiesa»), docente all’Università cattolica di Milano, e al teologo Giuseppe Lorizio («La fede in Gesù Cristo genera un nuovo umanesimo»), docente presso la Pontificia università lateranense.
«Ciò che emerso da tutti i gruppi è una continuazione e un rilancio dello stile sinodale». Venerdì 13 novembre, in attesa che il V Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana («In Gesù Cristo il nuovo umanesimo»; Firenze, 9-13.11.2015) venisse chiuso dall’intervento del card. Bagnasco (cf. in questo numero a p. 50), sono state condivise in assemblea plenaria le sintesi e le proposte elaborate nei gruppi di lavoro (circa duecento), che si erano dedicati – tra mercoledì e giovedì – all’approfondimento delle cinque «vie» tematiche suggerite nella Traccia preparatoria (cf. Regno-doc. 1,2015,24ss). Cinque gli interventi degli incaricati del lavoro di sintesi: don Duilio Albarello, docente di teologia fondamentale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, per la via dell’«uscire»; Flavia Marcacci, docente di Storia del pensiero scientifico alla Pontificia università lateranense, per la via dell’«annunciare»; Adriano Fabris, docente di filosofia morale all’Università di Pisa, per la via dell’«abitare»; suor Pina Del Core, preside della Pontificia facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium, per la via dell’«educare»; Goffredo Boselli, liturgista e monaco di Bose, per la via del «trasfigurare».
«Sarebbe parziale affermare che la Chiesa italiana ha celebrato in questi giorni il suo quinto Convegno ecclesiale; ben di più, essa ha scelto di assumere il percorso del Convegno e di mettersi in gioco, in un impegno di conversione finalizzato a individuare le parole più efficaci, le categorie più consone e i gesti più autentici attraverso i quali portare il Vangelo nel nostro tempo agli uomini di oggi». Con queste parole il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI, ha concluso i lavori del V Convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 9-13.11.2015), tracciando alcune prospettive per il cammino futuro dopo aver ascoltato le sintesi e le proposte scaturite dai tavoli di lavoro dei delegati sulle 5 vie per un «nuovo umanesimo» cristiano. L’intento era e sarà, seguendo gli auspici di papa Francesco, quello di affermare soprattutto lo stile di lavoro sinodale scelto per la preparazione e lo svolgimento del Convegno. «Quello fatto insieme» – ha ricordato Bagnasco – «è stato un cammino sinodale, che ci ha fatto sperimentare la bellezza e la forza di essere parte viva del popolo di Dio, sostenuti dalla comunione fraterna, che in Cristo trova la sua fonte e che ci apre quindi alla condivisione, alla correzione vicendevole e alla comunicazione di idee e carismi».