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Documenti, 7/2013, 01/04/2013, pag. 227

Eutanasia del legame sociale. Dichiarazione dell’episcopato belga

I vescovi del Belgio
Il nostro «rifiuto dell’eutanasia non è la scelta della sofferenza, né quella di fare soffrire, e nemmeno quella di lasciare soffrire», dicono i vescovi del Belgio in un dichiarazione resa nota lo scorso 6 marzo e intitolata Si può sottoporre a eutanasia il legame sociale? È infatti in discussione nel paese, dopo la depenalizzazione dell’eutanasia per gli adulti consenzienti nel 2002 (cf. Regno-att. 12,2002,408), un progetto di legge per estenderla anche ai minori – con o senza il consenso dei genitori – e ai malati mentali. La questione verte, naturalmente, attorno alla possibilità di esprimere un consenso valido. Ma – dicono i vescovi – anche se il consenso vi fosse, «è questa la società che vogliamo?». Una società prigioniera della propria «solitudine » che a maggiore ragione colpisce i membri più fragili. L’eutanasia delle persone fragili – concludono i vescovi – «contraddice la nostra umanità più profonda» proprio laddove dovrebbe «manifestare una solidarietà più stretta».

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Il processo sinodale in Belgio

Conferenza dei vescovi del Belgio

«Sentiamo che sta succedendo qualcosa»: l’avvio del percorso sinodale ha aperto anche in Belgio esiti non scontati. Dalle diocesi che «hanno intrapreso un sinodo» al coinvolgimento di giovani e di cristiani di altre confessioni: il frutto dell’ascolto sinodale confluito nella Sintesi nazionale del processo sinodale della Chiesa in Belgio, pubblicata il 6 luglio, è multiforme, anche se non esente da aspetti critici. 5 sono le sfide principali: «1) la diminuzione del numero di fedeli e il loro invecchiamento, 2) il numero insufficiente di volontari, 3) l’assenza di giovani (…), 4) il ripiegamento delle comunità», che spendono «le loro energie nell’organizzazione della vita parrocchiale piuttosto che nell’aiutare le persone a vivere una relazione d’amore con il Signore; 5) (…) la riduzione della Chiesa alla distribuzione dei sacramenti». Alla Chiesa ci si rivolge nei passaggi fondamentali della vita, ma spesso la si trova impreparata nel linguaggio, che risulta poco comprensibile all’uomo contemporaneo, e poco aperta e rispettosa verso tutte le condizioni di vita. «La disparità di trattamento delle donne», come l’esclusione dei divorziati risposati e delle coppie omosessuali, è ritenuta uno scandalo. Su questo ultimo punto, però, i vescovi belgi delle Fiandre a settembre hanno proposto una riflessione (cf. in questo numero a p. 606), che comprende anche la possibilità di una preghiera per le coppie omosessuali cristiane.

 

Documenti, 2012-17

Annuncio e nuova evangelizzazione. Lettera pastorale dell’episcopato belga (settembre 2012)

I vescovi del Belgio
L’imminente apertura dell’Anno della fede ha suggerito anche ai vescovi belgi di mettere mano a una lettera pastorale dedicata al tema dell’Essere cri stiani oggi e pubblicata nel mese di settembre. Il breve testo ha alle spalle una stagione travagliata non solo per i «profondi cambiamenti» avvenuti in ter ritori un tempo cristianizzati, ma anche per le profonde ferite all’interno della comunità ecclesiale legate ai casi di violenze sessuali verso minori – che hanno visto coinvolti anche ecclesiastici di primo piano – e a come essi sono stati gestiti (cf. anche Regno-att. 2,2012,9ss). Il tono è insolitamente accorato e la forte coerenza del testo è tutta incentrata sull’annuncio kerigmatico nell’oggi d’ogni uomo e con ogni uomo, vero nucleo di questa ri-partenza: «Il tempo è cambiato (…) e ci invita a riscoprire l’originalità e la bellezza del Vangelo, e a vedere quanto appaghi l’esistenza il fatto di viverlo. Vale la pena discuterne insieme. Cercare insieme ciò che significa concretamente il fatto di mettersi alla sequela di Gesù: è la massima priorità che la Chiesa deve prefissarsi. Per raggiungere questo scopo, possiamo ispirarci e aiutarci vicendevolmente».