D
Documenti
Documenti, 7/2011, 01/04/2011, pag. 227

Cristo nelle vittime. Solo l'altro può perdonare: omelia di mons. Diarmuid Martin

D. Martin
A un anno dalla lettera di Benedetto XVI Ai cattolici d’Irlanda (Regno-doc. 7,2010,193), si sta per concludere la visita apostolica in alcune delle diocesi dell’isola per rispondere al problema delle violenze sessuali su minori da parte di sacerdoti e religiosi. La visita a Dublino, condotta dall’arcivescovo di Boston (USA), card. S. O’Malley (Regno-att. 6,2011,159), si segnala perché è stata conclusa da una liturgia, detta «Lamento penitenziale», celebrata dal visitatore assieme al vescovo locale, mons. D. Martin, nella pro-cattedrale St. Mary di Dublino il 20 febbraio. La celebrazione, che qui presentiamo assieme alle due brevi omelie del cardinale (cf. riquadro a p. 228) e dell’arcivescovo, prevedeva un’introduzione aperta dalla prostrazione davanti alla croce; la liturgia della Parola con brani dai rapporti ufficiali sulle violenze; la lavanda dei piedi ad alcune vittime; la recita di «litanie del lamento penitenziale»; la consegna del «cero della protezione» e la benedizione finale. Molto insistita la richiesta di perdono per quanti nella Chiesa non hanno voluto né vedere le violenze né farsi carico della sofferenza delle vittime.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2013-10

Irlanda - Chiesa: un'Irlanda postcattolica? Il rinnovamento non verrà da piani e programmi importati

D. Martin
Sono entrato in seminario a Dublino nell’ottobre del 1962, una settimana prima dell’apertura del concilio Vaticano II. L’inverno del 1962-1963 fu particolarmente rigido e il nostro seminario era un luogo molto freddo, non solo dal punto di vista climatico. I miei ricordi sono un edificio e una routine, una disciplina e una forma di vita che sembravano aver attraversato immutate i decenni. Anche a un non rivoluzionario, tutto questo sembrava molto lontano dal mondo che avevo appena lasciato e nel quale i miei amici vivevano e crescevano. Ma a noi si chiedeva di non vivere e pensare come loro. Si dovevano fare le cose come si erano sempre fatte. La Chiesa cattolica era immutabile, ma stava per cambiare. Per decenni l’Irlanda è stata considerata uno dei paesi più profondamente e saldamente cattolici del mondo. Oggi si trova a essere, insieme ad altre parti dell’Europa, un paese «post-cattolico». Ognuno ha la propria definizione del termine, ma esso contiene in sé un riferimento ineludibile al cattolicesimo che è stato rimosso. Il cattolicesimo irlandese ha una storia e una cultura assolutamente uniche. Il rinnovamento della Chiesa irlandese non verrà da piani e programmi importati: deve scaturire dal suo interno.
Documenti, 2011-7

Cristo nelle vittime. Diocesi di Dublino (Irlanda)

Diocesi di Dublino, D. Martin
A un anno dalla lettera di Benedetto XVI Ai cattolici d’Irlanda (Regno-doc. 7,2010,193), si sta per concludere la visita apostolica in alcune delle diocesi dell’isola per rispondere al problema delle violenze sessuali su minori da parte di sacerdoti e religiosi. La visita a Dublino, condotta dall’arcivescovo di Boston (USA), card. S. O’Malley (Regno-att. 6,2011,159), si segnala perché è stata conclusa da una liturgia, detta «Lamento penitenziale», celebrata dal visitatore assieme al vescovo locale, mons. D. Martin, nella pro-cattedrale St. Mary di Dublino il 20 febbraio. La celebrazione, che qui presentiamo assieme alle due brevi omelie del cardinale (cf. riquadro a p. 228) e dell’arcivescovo, prevedeva un’introduzione aperta dalla prostrazione davanti alla croce; la liturgia della Parola con brani dai rapporti ufficiali sulle violenze; la lavanda dei piedi ad alcune vittime; la recita di «litanie del lamento penitenziale»; la consegna del «cero della protezione» e la benedizione finale. Molto insistita la richiesta di perdono per quanti nella Chiesa non hanno voluto né vedere le violenze né farsi carico della sofferenza delle vittime.
Documenti, 2010-11

Il futuro della Chiesa in Irlanda. Mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e primate d'Irlanda

D. Martin
«Perché sono scoraggiato?». Per «il continuo stillicidio di rivelazioni sulle violenze sessuali sui minori e il modo disastroso in cui sono state gestite. Ci sono ancora forze potenti che preferirebbero che la verità non emergesse». Con notevole franchezza l’arcivescovo di Dublino ha fatto il punto sul futuro della Chiesa di cui è primate in occasione di una conferenza tenuta in diocesi ai cavalieri di Colombano il 10 maggio scorso. Franchezza che gli è costata un successivo comunicato, dove ha chiarito che non alludeva a persone ma a un sentimento diffuso. Per mons. Martin manca infatti «una reale percezione della crisi di fede che c’è in Irlanda», che si manifesta in mol ti campi, ma che trova un punto d’origine da un lato nel «tentativo di minimizzare la gravità» del fenomeno delle violenze compiute da personale ecclesiastico e dall’altro nel fatto che tutti coloro che oggi sono pronti a criticare hanno taciuto quando cresceva nei seminari un’«angusta cultura del clericalismo». C’è solo una via: imparare dal «vuoto spirituale» delle vittime e a partire dalla fragilità far nuovamente posto a Dio e «a una Chiesa molto diversa».