Documenti, 21/2007, 01/12/2007, pag. 667
Un'enciclica appassionata. Nel XL anniversario della Populorum progressio
In un contesto mondiale dominato da scissioni, contrapposizioni e sproporzioni, la Populorum progressio richiama l’attenzione su ciò che è l’autentico metro per lo sviluppo: la persona reale, in quanto singolo, gruppo umano o universalità. Lo ha affermato il 17 ottobre scorso a New York mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda, nel discorso tenuto alle Nazioni Unite in occasione del XL anniversario dell’enciclica di papa Paolo VI sullo sviluppo dei popoli (Pasqua 1967; cf. il fascicolo monografico Regno-doc 8,1967,123ss e Regno-att. 9,1967,194ss).
Pur essendo uso alla letteratura contemporanea e all’analisi politica, per affrontare le macroscopiche disuguaglianze sociali di cui conosce e vede l’esistenza nella società degli anni sessanta Montini – spiega mons. Martin – ricorre a parole che nascono dalla sua più personale riflessione, si riferiscono al Vaticano II, trovano corpo nell’insegnamento biblico sulla pace e chiamano l’umanità tutta all’unità. La Chiesa di Paolo VI guarda alle istituzioni politiche mondiali affinché promuovano un tipo di liberalismo che sia regolato, coordinato ed equilibrato, un progresso che non dimentichi il cuore dell’uomo.
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