Documenti, 3/2005, 01/02/2005, pag. 89
Il volto amico e solidale della città
L’uomo di oggi sperimenta una nuova solitudine, anzi, un isolamento, un’assenza di relazioni, che lo precipita, soprattutto nelle città, in un tempo anonimo, prezzo della nostra sicurezza: «una paura spasmodica di essere soli» e insieme «il desiderio che non ci sia nessuno attorno». È esistenziale l’approccio con cui il card. Tettamanzi, arcivescovo di Milano, si è accostato al tema della solidarietà nel Discorso alla città della tradizionale celebrazione vigiliare della solennità di sant’Ambrogio, il 6 dicembre 2004.
Di fronte a una tale situazione, il riferimento alla solidarietà come valore civile è innanzitutto a un «orientamento del cuore... una virtù che ispira e norma i comportamenti del cittadino», e che nel governante deve esprimersi soprattutto creando un «habitat» adatto alla solidarietà, che favorisca l’incontro fraterno e l’aiuto vicendevole, perché «non è solo “pagando” il costo di ciò che serve per risolvere un problema che la persona sarà al centro e che la sua dignità sarà rispettata».
Da ultimo, il card. Tettamanzi si sofferma su alcuni problemi emergenti, tra i quali viene individuata come centrale la questione della casa e dell’abitare la città, suggerendo in proposito una ripresa di progettualità pubblica, «finalizzata a impedire in modo consistente un impoverimento collettivo della città».
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