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Documenti, 1/2003, 01/01/2003, pag. 17

Risvegliare la coscienza morale

Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano
«Sì, questo è il mio “primo” discorso alla città!». «A Milano desidero donare il Vangelo... il Vangelo della coscienza, annunciarlo alla retta ragione di tutti i cittadini e consegnarlo alla loro libera responsabilità». Queste parole definiscono l'intento con cui il card. Dionigi Tettamanzi, nuovo arcivescovo di Milano, intende rivolgersi pastoralmente alla città. Lo ha fatto nella ricorrenza della vigilia di Sant'Ambrogio, il 6 dicembre 2002, con un discorso alla città dal titolo Milano, risveglia la tua coscienza morale! Affrontare il tema della coscienza morale, oggi a Milano, significa riprendere nel segno della continuità l'opera dei suoi predecessori, gli arcivescovi Colombo e Martini. Il testo propone un decalogo di priorità per risvegliare la coscienza morale dei singoli e della città in un tempo che Tettamanzi definisce di vigilanza: vi sono situazioni sociali e culturali che rifiutano o dimenticano le esigenze della coscienza, «che finisce per essere deformata o ferita», ma dal «Vangelo della coscienza», cioè dalla partecipazione alla «coscienza di Cristo in noi», si apre la speranza.

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Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano
L’uomo di oggi sperimenta una nuova solitudine, anzi, un isolamento, un’assenza di relazioni, che lo precipita, soprattutto nelle città, in un tempo anonimo, prezzo della nostra sicurezza: «una paura spasmodica di essere soli» e insieme «il desiderio che non ci sia nessuno attorno». È esistenziale l’approccio con cui il card. Tettamanzi, arcivescovo di Milano, si è accostato al tema della solidarietà nel Discorso alla città della tradizionale celebrazione vigiliare della solennità di sant’Ambrogio, il 6 dicembre 2004. Di fronte a una tale situazione, il riferimento alla solidarietà come valore civile è innanzitutto a un «orientamento del cuore... una virtù che ispira e norma i comportamenti del cittadino», e che nel governante deve esprimersi soprattutto creando un «habitat» adatto alla solidarietà, che favorisca l’incontro fraterno e l’aiuto vicendevole, perché «non è solo “pagando” il costo di ciò che serve per risolvere un problema che la persona sarà al centro e che la sua dignità sarà rispettata». Da ultimo, il card. Tettamanzi si sofferma su alcuni problemi emergenti, tra i quali viene individuata come centrale la questione della casa e dell’abitare la città, suggerendo in proposito una ripresa di progettualità pubblica, «finalizzata a impedire in modo consistente un impoverimento collettivo della città».