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Documenti, 1/2004

Giovanni Paolo II: Un impegno sempre attuale. Messaggio per la XXXVII giornata mondiale della pace

Giovanni Paolo II
«La pace è possibile. Anzi, la Chiesa non si stanca di ripetere: la pace è doverosa. Essa va costruita… sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà. Un dovere, quindi, s’impone a tutti gli amanti della pace, ed è quello di educare le nuove generazioni a questi ideali, per preparare un’era migliore per l’intera umanità… In questo compito di educare alla pace, s’inserisce con particolare urgenza la necessità di guidare gli individui e i popoli a rispettare l’ordine internazionale e a osservare gli impegni assunti dalle autorità che legittimamente li rappresentano. La pace e il diritto internazionale sono intimamente legati fra loro: il diritto favorisce la pace» (nn. 4-5). Il Messaggio di Giovanni Paolo II per la XXXVII giornata mondiale della pace (1.1.2004), diffuso il 16 dicembre scorso, ha due fuochi: la continuità e la coerenza del magistero pontificio sulla pace in questi 25 anni, sottolineate dalla quasi coincidenza del titolo del messaggio del 1979 (Per giungere alla pace, educare alla pace) e di quello di quest’anno (Un impegno sempre attuale: educare alla pace), e la centralità del diritto internazionale quale via per la pace (era questo anche il titolo inizialmente previsto per il documento), continuamente ribadita dal papa lungo tutto il 2003, dinanzi alla crisi internazionale innescata dal conflitto USA-Iraq. Cf. ampiamente Regno-att. 22,2003,721. Originale: stampa (23.12.2003) da sito Internet: www.vatican.va.

Giovanni Paolo II: La musica sacra. Chirografo per il centenario del motu proprio Tra le sollecitudi

Giovanni Paolo II
La musica sacra è «parte integrante della solenne liturgia» quando risponde ad alcuni criteri fondamentali: la santità («sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica»), la bontà delle forme («non vi può essere musica destinata alla celebrazione dei sacri riti che non sia prima “vera arte”»), l’universalità (è da perseguire il «necessario coinvolgimento dell’intera assemblea nella celebrazione»). È quanto ribadisce questo chirografo pontificio firmato il 22 novembre 2003, festa di santa Cecilia e centenario del motu proprio di Pio X Tra le sollecitudini, che aggiunge ai recenti interventi del papa sul tema complessivo della liturgia (l’enciclica Ecclesia de eucharistia e la lettera apostolica Spiritus et sponsa; cf. Regno-doc. 9,2003,257 e in questo numero alle pp. 9ss) una specifica attenzione alla musica sacra. La tipologia di fondo che viene raccomandata è il canto gregoriano, ma si riconosce spazio e opportunità per il canto polifonico, il canto popolare e i nuovi linguaggi musicali che si rivleassero adatti. L’intento è quello di garantire un patrimonio storico, di promuovere la cultura musicale sacra e di verificare i nuovi percorsi avviati con il Vaticano II. Originale: stampa (23.12.2003) da sito Internet: www.vatican.va. Sottotitoli redazionali. Al tema de «La musica nelle liturgie cristiane» è dedicato lo «studio del mese» di Regno-att. 20,2003,700ss.

Giovanni Paolo II: Spiritus et sponsa. Quarantesimo anniversario della Sacrosanctum concilium

Giovanni Paolo II
«È vissuta la liturgia come “fonte e culmine” della vita ecclesiale? La riscoperta del valore della parola di Dio… ha trovato un riscontro positivo all’interno delle nostre celebrazioni? Fino a che punto la liturgia è entrata nel concreto vissuto dei fedeli e scandisce il ritmo delle singole comunità? È compresa come via di santità, forza interiore del dinamismo apostolico e della missionarietà ecclesiale?» (n. 6). Così come la giornata di studio promossa dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, nel cui contesto è stata pubblicata (4.12.2003), la lettera apostolica Spiritus et Sponsa intende celebrare la «fondamentale importanza» per la vita della Chiesa della costituzione conciliare sulla sacra liturgia Sacrosanctum concilium, a 40 anni dalla promulgazione (cf. Regno-att. 22,2003,747). Con l’occasione Giovanni Paolo II non ha mancato di riproporre interrogativi esigenti, volti ad approfondire il cammino del rinnovamento sul versante della fedeltà ai nuovi libri liturgici, del riferimento costante alla parola di Dio, della centralità della celebrazione domenicale e dell’intensificazione della vita di preghiera. Le ultime righe della lettera accennano al tema degli «abusi anche gravi» (n. 15) verificatisi nell’attuazione delle nuove norme liturgiche, a proposito dei quali la Ecclesia de eucharistia (aprile 2003) richiedeva ai competenti dicasteri un «documento più specifico» (n. 52). Originali: stampe (23.12.2003) da sito Internet: www.vatican.va.

Messaggio al card. Arinze

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II Quarantesimo anniversario della Sacrosanctum concilium Spiritus et Sponsa �� vissuta la liturgia come �fonte e culmine� della vita ecclesiale? La riscoperta del valore della parola di Dio� ha trovato un riscontro positivo all�interno delle nostre celebrazioni? Fino a che punto la liturgia � entrata nel concreto vissuto dei fedeli e scandisce il ritmo...

Lettera apostolica

Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II Quarantesimo anniversario della Sacrosanctum concilium Spiritus et Sponsa �� vissuta la liturgia come �fonte e culmine� della vita ecclesiale? La riscoperta del valore della parola di Dio� ha trovato un riscontro positivo all�interno delle nostre celebrazioni? Fino a che punto la liturgia � entrata nel concreto vissuto dei fedeli e scandisce il ritmo...

Studi e commenti: Una pastorale liturgica permanente

P. Marini
“Chi legge con intelligenza spirituale la Sacrosanctum concilium coglie l'intuizione profonda che l'attraversa: dalla riforma liturgica conciliare non passa unicamente il rinnovamento dei riti, ma quello della Chiesa nella sua interezza”. il radicamento nella Scrittura e nei Padri, l'irreversibilità delle decisioni prodotte, la globalità della riflessione e della fondazione sono gli elementi centrali che l'arcivescovo Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, riconosce al primo documento approvato dal concilio Vaticano II, quello sulla liturgia. Nella liturgia i credenti fanno “esperienza del mistero pasquale di Cristo nella sua interezza”; essa è quindi, secondo “il passo forse più noto della costituzione, divenuto un vero e proprio adagio teologico (...), "il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e la fonte da cui promana tutta la sua virtù"”. La promozione dell'educazione liturgica, la partecipazione attiva, la formazione spirituale e la corresponsabilità ministeriale sono le conseguenze pastorali permanenti che sono scaturite dalla rinnovata comprensione del mistero cristiano. Dopo un primo periodo prevalentemente esteriore e didattico, la riforma liturgica richiede oggi la riscoperta del tratto meditativo, l'interiorizzazione della parola di Dio, la qualità dei segni, la bellezza e la dignità del culto. L’Osservatore romano 6.12.2003, 7. L’articolo è tratto dalla “Presentazione” scritta da mons. Piero Marini per il volume Renoveau liturgique - Documents fondateurs, Centre national de pastoral liturgique, Collection Liturgie n. 14, Éditions du Cerf, Paris 2004.

Studi e commenti: La violenza nella Chiesa

C. Maccise
«Nella Chiesa attuale non si applica più la violenza fisica… Tuttavia restano altre forme di violenza morale e psicologica». Vasta eco ha avuto un articolo di p. C. Maccise, biblista, ex-preposito generale dei Carmelitani scalzi e per anni presidente dell’Unione superiori generali (USG), apparso sulla rivista dei religiosi cileni, Testimonio (15.11.2003; cf. anche The Tablet 22.11.2003). Senza per nulla demonizzare il potere nella Chiesa e senza giudizio sulle persone, p. Maccise affronta il tema difficile del rapporto tra alcune istituzioni ecclesiastiche e l’esercizio di forme di violenza. Fra queste ricorda la pratica del centralismo, l’autoritarismo patriarcale, alcuni comportamenti discriminatori, il dogmatismo. In positivo propone un «atteggiamento dialogante nella Chiesa che porti a parlare e ad ascoltare l’altro, senza atteggiamenti inquisitori e di rifiuto, nella ricerca sincera della verità», e un «decentramento che permetta un contatto diretto con le sfide e i problemi dentro e fuori la Chiesa». La questione della violenza da anni è nell’agenda delle conferenze dei religiosi e religiose: in Francia se ne è discusso nel 2002, in Africa nel 2001, in America Latina rientra nelle cinque priorità che la Confederazione latino americana dei religiosi (CLAR) si è data. I casi specifici a cui p. Maccise fa riferimento erano casi già noti all’interno dei superiori e superiore maggiori e la loro divulgazione non ha provocato reazioni da parte delle istituzioni vaticane. Adista n. 78, 1.11.2003, 7-11.

Responsabilità solidale per il bene comune

Vescovi del Portogallo
L’egoismo, il consumismo, la corruzione, gli squilibri nel sistema fiscale, l’irresponsabilità degli automobilisti, l’esagerata commercializzazione dello sport, l’esclusione sociale: sono i peccati sociali che svelano la dimensione «soprattutto spirituale e morale», non solo economica, della crisi che colpisce attualmente il Portogallo, e che si trova al centro della recente lettera pastorale dei vescovi Responsabilità solidale per il bene comune (15.9. 2003). Pensato come «un appello alla responsabilità di tutti per la costruzione di una società più giusta, più fraterna e più solidale», il documento richiama i principi della dottrina sociale della Chiesa – primato della persona umana, concetto di bene comune, sussidiarietà – come base per la soluzione dei problemi che affliggono i diversi ambiti della vita pubblica (politica, lavoro, mercato, mass-media). Tra questi, in particolare, i vescovi rivolgono le critiche più dure allo sfruttamento dei lavoratori e all’evasione fiscale; significativa anche la preoccupazione che la ridefinizione dello stato sociale non metta a rischio il ruolo essenziale della collettività negli ambiti della salute e dell’educazione. Originale: stampa (15.10.2003) da sito Internet: www.ecclesia.pt. Nostra traduzione dal portoghese.

Incontrare i musulmani?

CCEE-KEK - Comitato «Islam in Europa»
Nello spirito della Charta oecumenica, firmata nel 2001, il Comitato «Islam in Europa» del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e della Conferenza delle Chiese europee (KEK) ha reso noti nel corso del 2003 due documenti di studio, l’uno intitolato Incontrare i musulmani? e l’altro (cf. qui a p. 39) Cristiani e musulmani: pregare insieme? Riflessioni e testi. Nel primo testo, con tono pacato e ricchezza di riferimenti biblici, si analizza la necessità da parte del cristiano di considerare come un «segno del nostro tempo attraverso il quale Dio ci interpella» la presenza dei musulmani nelle nostre società occidentali, secolarizzate e insieme alla ricerca delle proprie radici culturali e religiose. Si tratta di «un tempo favorevole», anche perché i cristiani «non vogliono più che la religione sia una causa della guerra» e di nuove divisioni. Tuttavia per incontrarsi occorre essere «audaci e prudenti nello Spirito», fondare biblicamente il proprio impegno, ripercorrere le grandi linee della storia delle relazioni islamo-cristiane, convincersi che «se avessimo meno paura gli uni degli altri, faremmo grandi cose». Originale: stampa (27.12.2003) da sito Internet:_www.cec-kek.org.

Pregare insieme?

CCE-KEK - Comitato «Islam in Europa»
Sempre più spesso nell’ambito della vita pubblica islam e cristianesimo si trovano a confronto: avviene nella scuola, nei matrimoni (sul tema dei matrimoni misti cf. anche Regno-doc. 13,1997,436), ma anche in occasione di avvenimenti traumatici che coinvolgono un’intera nazione. In questi casi viene percepito «il desiderio di esprimere […] solidarietà attraverso la preghiera». Una preghiera rispettosa della « propria identità», ma che sia espressione di un dolore o di una gioia comune. Insieme a Incontrare i musulmani? (confronta qui a p. 31), il Comitato «Islam in Europa» del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa e della Conferenza delle Chiese europee ha reso noto nel corso del 2003 un altro documento di studio, Cristiani e musulmani: pregare insieme? Riflessioni e testi, che presenta «una panoramica della situazione attuale per illustrare la diversità delle risposte e del pensiero teologico» sull’interrogativo se sia possibile una preghiera comune tra cristiani e musulmani, partendo dal fatto che attualmente «non si può parlare di consenso delle Chiese su questa questione». Alle riflessioni seguono numerosi esempi di preghiere che in vari tempi, luoghi e occasioni sono stati utilizzati o potrebbero essere utilizzati in casi di riti congiunti. Originale: stampa (27.12.2003) da sito Internet: _www.cec-kek.org.

Stato, religioni, laicità

J. Sitruk
La presentazione del Rapporto finale della Commissione per la riflessione sul principio di laicità nella Repubblica, lo scorso 11 dicembre, ha riportato all’attualità il dibattito sul rapporto stato-religioni in Francia (cf. Regno-att. 2,2003,13; 20,2003,664). Al centro dei lavori della Commissione vi era la questione della presenza di simboli religiosi, in particolare musulmani, nella vita pubblica: il caso più emblematico è quello del velo islamico. Pubblichiamo qui il testo che il rabbino capo di Francia, Joseph Sitruk, ha inviato al presidente Jacques Chirac nei primi mesi del 2003 come ampia riflessione sul tema della laicità a quasi cent’anni dalle leggi del 1905; in parallelo pubblichiamo anche le reazioni del Consiglio delle Chiese di Francia – che raduna cattolici, protestanti e ortodossi – e del Consiglio francese del culto musulmano – l’organismo unitario delle principali correnti islamiche istituito nel dicembre 2002 – ai lavori della Commissione. È interessante notare la convergenza, pur nell’eterogeneità del genere letterario dei tre testi, su un punto: la regolamentazione forzata mediante una nuova legge – direzione che sembra voler intraprendere in questi giorni il governo francese – che classifichi i diversi simboli religiosi, per grandezza e per grado di ostentazione, non risolverà la questione su come praticare la tolleranza nelle società occidentali. La documentation catholique 85(2003) 2294, 594ss; nostra traduzione dal francese.

Lettera del Consiglio delle Chiese cristiane di Francia a Jacques Chirac

Consiglio delle Chiese cristiane di Francia
L’8 dicembre, il pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Federazione protestante di Francia, mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale francese, e mons. Emmanuel, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi francesi, hanno reso pubblica una lettera da loro indirizzata a Jacques Chirac, presidente della Repubblica. In essa, i tre co-presidenti del Consiglio espongono la propria comune visione della laicità, pochi giorni prima della pubblicazione del rapporto Stasi su questo argomento (La documentation catholique, 85(2003)2304, 1128; nostra traduzione dal francese, sottotitoli redazionali).

Lettera a Jacques Chirac dei musulmani di Francia

Consiglio francese del culto musulmano
Lunedì 15 dicembre il Consiglio francese del culto musulmano (CFCM, l’organismo che rappresenta le principali associazioni islamiche del paese, istituito nel 2002) ha indirizzato una lettera aperta al presidente Jacques Chirac, per esprimere «viva preoccupazione» per le «disposizioni discriminanti per i musulmani» contenute nel rapporto finale della Commissione Stasi (www.la-croix.com; nostra traduzione dal francese).

Una Chiesa di tutti e per tutti

Consiglio ecumenico delle Chiese
«Storicamente l’invalidità è stata interpretata come perdita, come qualcosa che rappresenta la tragedia umana», ma «non potrebbe essere un dono di Dio, piuttosto che una condizione limitante con la quale una persona deve vivere?». Fra questi due poli si sviluppa la riflessione teologica di questo documento, elaborato dal Consiglio ecumenico delle Chiese con la partecipazione della Commissione Fede e costituzione e approvato dal Comitato centrale del 26 agosto-2 settembre 2003. Pubblicato nell’anno dedicato dall’Unione Europea alle persone disabili e scritto da persone disabili, genitori e altre figure che sperimentano in vari modi la vita accanto a loro, esso è una tappa nel corso del viaggio che sta portando alcune Chiese «alla consapevolezza crescente del fatto che le persone disabili invitano la Chiesa a esplorare nuovamente la comprensione del Vangelo e la propria natura». Nel dibattito su un argomento così delicato e controverso, segnato da precomprensioni storiche difficili da intaccare, il testo offre spunti e prospettive sui maggiori temi teologici, nella speranza di rendere «capaci le Chiese di interagire con il discorso sulle disabilità» e aiutarle «a sollevare i temi dell’inclusione, dell’attiva partecipazione e del pieno coinvolgimento nella vita spirituale e sociale della Chiesa in particolare e nella società in generale». Originale: stampa (20.10.2003) da sito Internet: www.cec-coe.org. Nostra traduzione dall’inglese.