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Documenti, 3/1996

L’identità nazionale altrui (Giovanni Paolo II al corpo diplomatico)

Giovanni Paolo II
"Ciascun popolo deve essere disposto ad accogliere l'identità del suo vicino: siamo agli antipodi dei nazionalismi dominatori che hanno lacerato e lacerano ancora l'Europa e l'Africa! Ciascuna nazione deve essere disposta a condividere le sue risorse umane, spirituali e materiali..." (n. 8). La distinzione tra l'una o l'altra forma di nazionalismo è diventata ormai il tema fisso dell'incontro tra il papa e il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri, svoltosi quest'anno il 13 gennaio. Nella tradizionale panoramica internazionale Giovanni Paolo II si è soffermato dapprima sul processo di pace in Medio Oriente (richiamando la questione di Gerusalemme), poi ha rilevato tra gli sviluppi positivi del 1995 le vicende della Bosnia, dell'Irlanda del Nord e dell'America Latina, e tra quelli negativi la situazione in Algeria e in Cecenia. Infine, un richiamo assai fermo ai responsabili politici africani: "per essere aiutati, i governi africani devono essere politicamente credibili".

Sessualità: orientamenti educativi

Pontificio consiglio per la famiglia
Partecipi dell'"opera creatrice di Dio", della sua "paterna e insieme materna pedagogia", i genitori possiedono anche "un potenziale educativo che nessun altro detiene: essi conoscono in modo unico i propri figli, nella loro irripetibile singolarità e, per esperienza, possiedono i segreti e le risorse dell'amore vero". È questo il nucleo centrale che dà forza ai corposi orientamenti educativi in famiglia a cura del Pontificio consiglio per la famiglia, intitolati: Sessualità umana: verità e significato e pubblicati l'8 dicembre scorso. I genitori devono recuperare il ruolo centrale che loro spetta "nella formazione dei figli per quanto riguarda la verità e il significato della sessualità umana", facendolo valere anche nei confronti di programmi di educazione sessuale promossi dalla scuola. Ciò implica il poter "partecipare pienamente" a tali iniziative o anche a ritirare i propri figli "qualora questa non corrisponda ai propri principi. Questa decisione dei genitori non deve, però, essere motivo di discriminazione per i figli".

Teologia della redenzione

Commissione teologica internazionale
"La condizione umana e la realtà della redenzione", "La redenzione biblica: la possibilità della libertà", "L'interpretazione patristica / Teorie più recenti"; "Prospettive sistematiche": è in 4 capitoli e si intitola Alcune questioni sulla teologia della redenzione l'ultimo lavoro della Commissione teologica internazionale (CTI), reso pubblico a fine 1995. "Lo studio della teologia della redenzione è stato proposto ai membri della CTI da sua santità papa Giovanni Paolo II nel 1992", e affidato a una sottocommissione (J. Ambaum, J. Doré, A. Dulles, J. Gnilka, S. Karotemprel, M. Ledwith – presidente –, F. Moloney, M. Thurian e L. Vanyo). "Le discussioni generali su questo tema si sono svolte in numerosi incontri della sottocommissione e durante le sessioni plenarie della stessa CTI, tenutesi a Roma rispettivamente nel 1992, 1993 e 1994. Il presente testo è stato approvato in forma specifica, con il voto della commissione, il 29.11.1994, ed è stato poi sottoposto al suo presidente, s.e. il card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il quale ha dato la sua approvazione per la pubblicazione. La CTI non si propone di offrire nuovi elementi teologici ma piuttosto, fornendo in questa sede una sintesi degli approcci teologici contemporanei, di offrire un sicuro punto di riferimento per la discussione e l'approfondimento futuri su questo argomento" ("Nota preliminare" ufficiale di presentazione).

Riconciliazione dopo il 1989 (verso l’Assemblea ecumenica europea di Graz)

KEK - CCEE
"Riconciliazione: dono di Dio e sorgente di vita nuova": in un'Europa attraversata dalla guerra, lo strumento di lavoro prodotto dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa (CCEE) in preparazione alla II Assemblea ecumenica europea di Graz (23-29.6.1997; cf. Regno-att. 12,1995,363), invita le chiese a interrogarsi sul proprio ruolo rispetto ai conflitti e alle tensioni che affliggono il pianeta, superando le ambiguità e l'immobilismo che talora le ha contraddistinte dopo la "caduta dei muri". L'edizione italiana, disponibile in opuscolo unitamente a un sussidio liturgico presso il CIPAX – Centro interconfessionale per la pace (via Peralba 2A, 00141 Roma, tel. e fax 06\87181670) contiene una prefazione a firma di mons. Chiaretti, neo-arcivescovo di Perugia e presidente del Segretariato CEI per l'ecumenismo e il dialogo, e del pastore Domenico Tomasetto, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, e qualifica sul versante italiano l'inizio del cammino preparatorio a Graz.

«Noi siamo chiesa» (Appello dal popolo di Dio)

1. Governo collegiale "dal basso" e nomine episcopali; 2. Corresponsabilità del popolo di Dio e partecipazione delle donne al ministero; 3. Celebrazione dell'eucaristia, presbiterato e celibato obbligatorio; 4. Divorziati risposati e preti sposati; 5. Regolazione delle nascite e omosessualità; 6. Opzione per i poveri e salvaguardia del creato: sei sono i punti e dodici i temi di questo appello del popolo di Dio in Italia, datato 6 gennaio 1996 e per il quale la raccolta delle adesioni si è avviata ufficialmente il 16 con una presentazione pubblica a Roma da parte del gruppo promotore: Assunta Berardinelli (Napoli), Piero Cappelli (Pisa), Elisabetta Cislaghi (Milano), Luigi De Paoli (Roma), Robert Hochgruber (Bolzano), Romolo Menighetti (Palermo). In tal modo la "nube delle firme" (cf. Regno-att. 2,1996,24), formatasi in Austria e ingrossatasi in Germania, varca le Alpi e si offre all'opinione pubblica italiana. Il testo, pur ricalcando sostanzialmente i temi di quello tedesco (cf. Regno-doc. 17,1995,572), rappresenta una formulazione originale, diversa nel linguaggio nonché nelle priorità espresse: l'attuazione del concilio, la fedeltà al Vangelo e l'istanza ecumenica.

Il Cammino neocatecumenale: un autoritratto (Giuseppe Butturini)

Giuseppe Butturini
La sua meta è "la nascita, la formazione di una fraternità, di una koinonia; un evento che Kiko ricorda... parlando di "comunione fraterna" e, addirittura, di "chiesa"". Tracciando un partecipato profilo del Cammino neocatecumenale G. Butturini, docente di Storia della chiesa in età moderna e contemporanea all'Università di Padova, affronta indirettamente anche la questione delle numerose critiche a esso rivolte: di creare chiese parallele, di essere staccato dalla realtà, eretico. Premesso che "nella storia della chiesa raramente si spegne direttamente un carisma, più normalmente si cerca di svuotarlo adattandolo e razionalizzandolo", sottolinea fortemente due aspetti del carisma del movimento: la sua aspirazione a realizzare – segnatamente portandolo nelle parrocchie – il concilio Vaticano II, previa una sua rilettura sul versante dei rapporti chiesa-mondo, e la convergenza con la sensibilità pastorale di Giovanni Paolo II, di cui interpreta – attraverso lo slancio missionario – l'istanza della nuova evangelizzazione.