In vista delle elezioni europee che si terranno quest’anno tra il 6 e il 9 giugno, il 20 marzo la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (COMECE, vescovi cattolici), la Conferenza delle Chiese europee (KEK, vescovi ortodossi ed evangelici), l’Assemblea interparlamentare dell’ortodossia e il progetto Insieme per l’Europa (che coinvolge associazioni e movimenti cristiani) hanno inviato un messaggio alle istituzioni europee, ai candidati al Parlamento europeo e ai partiti politici intitolato Europa, sii te stessa! (www.comece.eu; nostra traduzione dall’inglese).
La pace – da invocare, da costruire, da promuovere – è stata il Leitmotiv della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente, che si è svolta a Roma, dal 18 al 20 marzo, sotto la guida del cardinale presidente Matteo Zuppi. In apertura dei lavori i vescovi hanno ribadito la loro vicinanza e solidarietà a papa Francesco, sottolineando la necessità di un impegno per la pace a 360°, fatto di preghiera, formazione e gesti concreti.
«Per mandato della Corte costituzionale, l’Ecuador è il nono paese al mondo ad accettare l’eutanasia, nonostante abbia solo il 3,5% di copertura di cure palliative per la popolazione. È preoccupante osservare come la cultura dell’usa e getta, promossa da alcuni giudici, stia diventando una nuova parte della nostra realtà sociale». La Chiesa cattolica dell’Ecuador ha condannato l’autorizzazione al sui-
cidio assistito in alcuni casi nel paese sudamericano, che ora è il secondo del subcontinente dopo la Colombia a consentire in alcuni casi l’eutanasia. La Corte costituzionale ecuadoriana, infatti, il 7 febbraio ha approvato la depenalizzazione della pratica con sette voti favorevoli dei nove magistrati che compongono il tribunale. La Corte ha indicato come condizione necessaria che il paziente viva «una condizione di intensa sofferenza derivante da lesioni fisiche gravi e irreversibili, o da una malattia grave e insanabile».
Secondo i vescovi l’insufficiente approfondimento delle definizioni metterebbe a repentaglio la vita di pazienti psichiatrici o di persone con disturbi mentali, e persino i bambini. I vescovi criticano anche il fatto che la legalizzazione del suicidio assistito avvenga in un contesto di mancanza di cure palliative.
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