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Documenti, 15/1992, 01/08/1992, pag. 499

Risposta dell’arcivescovo

Arcivescovo

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Documenti, 2025-5

Testimoniare la verità sull’Ucraina

Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo di Kiev, all’Università cattolica d’America

Dopo la post-verità, la post-giustizia. Sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in un intervento pronunciato durante la sua visita all’Università cattolica d’America a Washington il 18 febbraio 2025 (a pochi giorni dal terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala), ha affrontato molte questioni di drammatica attualità legate alla guerra in Ucraina: le sue cause, l’ideologia del «mondo russo», l’anelito a una pace giusta. Sottotraccia s’intravvede la preoccupazione per il processo di pace avviato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump insieme al presidente russo Vladimir Putin, con l’esclusione della stessa Ucraina e dell’Unione Europea dal tavolo delle trattative.

Chiedendo a tutti di unirsi al popolo ucraino «in questa testimonianza di Dio, della vita, della verità, della dignità, della libertà e della speranza», l’arcivescovo Shevchuk conclude: «Viviamo nella speranza perché abbiamo assistito al miracolo della liberazione dal giogo sovietico e non desideriamo tornare indietro. Viviamo nella speranza perché abbiamo lasciato la terra di prigionia e abbiamo intrapreso un viaggio verso la libertà e la dignità. Viviamo nella speranza perché Dio ci guida. Viviamo nella speranza perché abbiamo persone che ci sostengono e pregano per noi. Viviamo nella speranza, non siamo soli».

Documenti, 2024-3

Il Sinodo, esperienza di fraternità

Mons. Bruno Forte,
arcivescovo di Chieti - Vasto

«Il primo carattere dell’esperienza vissuta è stato precisamente quello di essere un tempo di fraternità, che ha unito donne e uomini fra loro diversissimi, accomunati dall’incontro col Signore Gesù nella sua Chiesa. Per quanto possa sembrare sorprendente, persone di età e culture differenti, con responsabilità e compiti non lievi in vari campi e a diversi livelli, si sono riconosciute unite in una vera e profonda comunione». Il 23 novembre, in occasione del ritiro del clero della diocesi di Salerno, l’arcivescovo Bruno Forte ha proposto una riflessione dal titolo La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (Prima sessione, 4-29 ottobre 2023). Esperienza e messaggio. Il noto teologo è infatti stato uno dei cinque vescovi italiani che hanno preso parte alle sedute, insieme a mons. Repole (Torino), mons. Brambilla (Novara), mons. Battaglia (Napoli) e mons. Delpini (Milano). 

Quattro settimane di confronto assembleare, dal 4 al 29 ottobre, una consultazione di due anni alle spalle, un anno di approfondimento avviato e un’altra sessione già programmata per ottobre 2024: questa è la portata del processo in corso. Nella sua riflessione mons. Forte ripercorre i temi raccolti dalla Relazione di sintesi (Regno-doc. 21,2023,641) e li accompagna con alcuni spunti, utili per riprendere l’approfondimento nelle Chiese locali in vista della seconda sessione (ottobre 2024).

 

Documenti, 2023-15

Quello che conta davvero

Lettera pastorale sul futuro delle Chiese di Torino e Susa

Mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa

All’inizio del suo ministero episcopale nell’arcidiocesi di Torino, il neo-vescovo e teologo Roberto Repole aveva invitato le diocesi di Torino e Susa a riflettere sulla «questione essenziale, per la nostra Chiesa, di ripensare il nostro modo di essere presenti ed esistere come comunità cristiana sul territorio» e sulla «necessità anche urgente di ridisegnare il nostro modo di esistere, come Chiesa, sul territorio, al fine di continuare qui e ora a essere ciò che dobbiamo essere e a offrire il Vangelo alle donne e agli uomini che incontriamo e lo desiderano» (cf. Regno-doc. 13,2022,415).

A un anno di distanza, il 16 luglio, è stata pubblicata la Lettera pastorale sul futuro delle Chiese di Torino e di Susa, che annuncia «qualche passo concreto di cambiamento della nostra presenza sul territorio»: a livello parrocchiale, dove s’introdurranno delle équipe-guida di comunità; a livello di curia diocesana, che sarà ridisegnata; a livello di ministeri laicali e clericali.

«Ciò che stiamo vivendo e che ci viene chiesto è qualcosa di bello e avvincente. L’obiettivo è uno solo: essere una Chiesa fatta di comunità vive, nelle quali non solo si parla, ma si sperimenta davvero il regno di Dio, di cui la Chiesa è come un germe».