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Attualità
Attualità, 10/2025, 15/05/2025, pag. 284

Chassay: le donne e le illusioni del mondo

Mariapia Veladiano

A proposito di donne, ecco un libro che ci ricorda quanto la Chiesa può essere imbarazzante. Bisogna avere tanta pazienza, intanto per il titolo lungo, didascalico e impalpabilmente urticante: La femme chrétienne dans ses rapports avec le monde (Paris 1854; trad. it. La donna cristiana nei suoi rapporti colla società, Milano 1856). Poi per l’autore, l’abbé Frédéric-Édouard Chassay, un ecclesiastico naturalmente, che insegna alle donne come devono essere le donne cristiane, ma in questo caso non basta il generico titolo di abbé, seguono cinque altre solenni qualifiche, a partire da «dottore in teologia» per finire con «membro di numerose accademie e società accademiche francesi». Poi ancora per la dedica, a «sa grandeur monseigneur Etienne Marilley», vescovo di Losanna e Ginevra, seguita da svariate righe di titoli fioriti relativi al vescovo medesimo, che era un campione del cattolicesimo in terra svizzera.

Si tratta del terzo lavoro di Chassay, collocato dentro la prima parte di una grandiosa opera, la «Biblioteca di una donna cristiana», edita a Parigi da M.me Poussielgue-Rusand. Il piano dell’opera si articola in quattro sezioni: «Il mondo» (della quale questo lavoro fa parte), «La famiglia», «La storia della rivelazione», «Controversie cristiane». Tutto pensato per le donne.

L’obiettivo dichiarato dall’autore è far accettare loro le regole che vengono proposte «non in ragione della deferenza verso l’autorità del nostro sacro ministero, ma per convinzione seria e frutto di riflessione» (XIV). In principio è la lotta fra il bene e il male che investe l’universo morale, inesorabilmente diviso in due campi, due eserciti, due regni ciascuno dei quali ha un capo, una costituzione, delle leggi (cf. 7).

Impossibile essere neutrali, dice l’autore, e naturalmente questo vale per tutti, maschi e femmine. Ma «forse – scrive – le donne sono più esposte a lasciarsi trascinare dalle illusioni del mondo» (12). E qui abbiamo il vero punto di partenza ovvero una precisa, scalpellata idea di donna provvista di caratteristiche autoevidenti. Si tratta dei luoghi comuni più comuni sulle donne: «Delicatezza del cuore», «debolezza», «immaginazione», «capriccio», «illusione», «testa esaltata», «curiosità di cui la donna non si libera praticamente mai». Trascinate da questa natura sono «perdute per Dio, del quale calpestano ogni momento i comandamenti più sacri con deplorevole leggerezza» (12s). E sempre di più via via che invecchiano, perché mano a mano che l’asservimento del cuore allo spirito del mondo si fa completo, vien meno anche la naturale ripugnanza per la vita corrotta che stanno vivendo.

Quindi il posto della donna è la famiglia, e infatti il secondo capitolo è dedicato a questo luogo naturale in cui la donna cristiana trova quieto contenimento e buone abitudini che l’aiutano ad accogliere il suo ruolo nella creazione. Certo capita, riconosce l’autore, che a volte le donne si sentano strette in tale dimensione, e a queste risponde con sdegno che non sanno vedere come il Signore abbia posto proprio nelle loro mani la «sacra speranza della religione e della società», ovvero «depositare e rinsaldare dentro l’anima delle generazioni future le idee che devono realizzare la salvezza del mondo» (37).

Ma l’autore è più avveduto rispetto a queste affermazioni e cita appena può opere di autrici donne a sostegno delle sue tesi, soprattutto Madame Necker De Saussure (cugina di Madame De Stael), autrice di un’opera di grande successo, L’education progressive, che professa un grande interesse per la religione, anche se non esattamente quella moralistico-dogmatica dell’autore. Per il resto è (quasi) sufficiente scorrere i titoli dei capitoli per seguire il ragionare di Chassay: «L’immaginazione nella vita famigliare», «Il desiderio di piacere, la toilette e il lusso», «Il desiderio di brillare – La ricchezza», «La ricchezza e l’ozio» ecc.

Dato l’assioma che le donne propendono al male della futilità, il resto segue. Non c’è un vero interesse a sostenere teologicamente il discorso. Questo è piuttosto significativo, se si considerano i titoli dell’autore. Ma poiché Chassay conosce i movimenti del pensiero femminile (femminista forse sarebbe troppo) dell’epoca, si pone anche qua e là il problema dei maschi inadeguati e soprattutto dell’intelligenza delle donne. Alcune.

E se capita che fra la posizione e le aspirazioni del marito e gli obblighi religiosi della moglie ci sia contrasto, ecco le parole dell’autore, lasciate alla bellezza della lingua del testo: «Une femme ne doit pas s’irriter contre la position de son mari, ni lui faire comprendre qu’elle éprouve de l’embarras pour en concilier les obligations avec ses devoir religieux. Il faut qu’elle tire le meilleur parti possible de la situation que la Providence lui a faite, en se remettant sans cesse devant les yeux les exemples des âmes vraiment pures qui ont trouvé le chemin du ciel dans toutes les conditions de la vie» (139).

Il libro si fa leggere d’un fiato per quanto lo riconosciamo ancora così vicino.

Edito a Parigi nel 1854 (terza edizione, un bel successo!) la copia qui recensita è stata regalato a Trento nel 1862 a una giovane nobile allieva di un istituto religioso, come riconoscimento di «saviezza, applicazione e profitto in tutto il corso di sua educazione».

Alla lettura risulta intonso.

 

Tipo Riletture
Tema Cultura e società
Area
Nazioni

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