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Attualità
Attualità, 6/2024, 15/03/2024, pag. 193

Considerazioni antropologiche sulla realtà virtuale

Antonio Staglianò

L’intelligenza umana ha una peculiare «qualità relazionale». La tecnologia e la scienza la manifestano creativamente in modo sempre nuovo. 

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Ai confini dell'umano: non è plasmabile all’infinito

Carlo Cirotto, Angelo Montanari, Antonio Staglianò, Marco Vanzini

L’aspirazione dell’essere umano a una trasformazione oltre la propria condizione naturale si manifesta oggi con una potenza inedita grazie alle straordinarie possibilità offerte dal progresso tecnologico, il quale apre orizzonti che le visioni post- e trans-umaniste esprimono in termini di superamento del limite biologico e della morte. Tale fenomeno è alimentato da una visione della vita come materiale plasmabile, suscettibile di un infinito perfezionamento tecnico. Radicandosi nella fede cristiana e nell’antropologia biblica, la teologia interroga questa istanza culturale, evidenziando l’oblio rischioso di una dimensione cruciale dell’esistenza umana, la relazione con il trascendente, ovvero con un principio che non è soggetto a manipolazione, ma che si manifesta come dono. E afferma che la dicotomia fondamentale della condizione umana trova un superamento radicale solo alla luce della risurrezione della carne, cuore della rivelazione cristiana. È il percorso sviluppato dai contributi qui raccolti, frutto di un seminario organizzato dall’associazione Nuovo SEFIR in collaborazione con il Vicariato di Roma.

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Intelligenza artificiale. Realtà virtuale
e corpi di carne

Andrea Carobene; Antonio Staglianò; Silvano Zipoli Caiani; Massimo Naro

I sistemi d’intelligenza artificiale danno oggi un aiuto fondamentale all’azione, alla percezione e alla conoscenza umana. Il rapido progresso tecnico offre potenzialità di sviluppo sempre ulteriori.
E, tuttavia, lo stesso progresso non è esente da rischi: ad esempio, divenire strumento d’esclusione e d’ingiustizia per i pregiudizi integrati negli algoritmi, che in misura crescente regolano la vita. Ma anche la possibilità che un certo entusiasmo non sorvegliato induca nella cultura visioni riduttive dell’umano, della sua intelligenza – che non è solo calcolante – e della sua creatività, segnata da un limite fecondo, che la fede esprime come creaturalità e coglie attraverso la categoria biblica di carne. La polarità virtuale-fisico (materiale-immateriale) è lo snodo intorno al quale sono articolate le quattro riflessioni tra tecnologia, antropologia, filosofia e teologia raccolte nel dossier e frutto di un seminario di studi organizzato lo scorso febbraio dall’associazione Nuovo SEFIR: dal ripensamento delle operazioni «mentali» nel loro intreccio con la corporeità, alle idee di persona e di risurrezione della carne – patrimonio della fede cristiana, capaci di offrire al pensiero intorno all’uomo spunti di resistenza feconda davanti all’avanzata di tentazioni «tecno-gnostiche».