Ai confini dell'umano: non è plasmabile all’infinito
L’aspirazione dell’essere umano a una trasformazione oltre la propria condizione naturale si manifesta oggi con una potenza inedita grazie alle straordinarie possibilità offerte dal progresso tecnologico, il quale apre orizzonti che le visioni post- e trans-umaniste esprimono in termini di superamento del limite biologico e della morte. Tale fenomeno è alimentato da una visione della vita come materiale plasmabile, suscettibile di un infinito perfezionamento tecnico. Radicandosi nella fede cristiana e nell’antropologia biblica, la teologia interroga questa istanza culturale, evidenziando l’oblio rischioso di una dimensione cruciale dell’esistenza umana, la relazione con il trascendente, ovvero con un principio che non è soggetto a manipolazione, ma che si manifesta come dono. E afferma che la dicotomia fondamentale della condizione umana trova un superamento radicale solo alla luce della risurrezione della carne, cuore della rivelazione cristiana. È il percorso sviluppato dai contributi qui raccolti, frutto di un seminario organizzato dall’associazione Nuovo SEFIR in collaborazione con il Vicariato di Roma.
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