A
Attualità
Attualità, 20/2024, 22/11/2024, pag. 593

Stati Uniti - Presidenziali: Trump vince gli scontenti

Siamo entrati in una fase di turbolenza per le democrazie occidentali

Erik Jones

Poco meno di 76,5 milioni di americani hanno votato per Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti (USA) del 2024. Si tratta di oltre 2 milioni di voti in più rispetto a quelli che lo stesso Trump ha preso nel 2020 e di quasi 3 milioni in più rispetto a coloro che nel 2024 hanno votato per l’avversaria democratica di Trump, Kamala Harris.

 

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2023-16

Stati Uniti - Presidenziali: la posta in gioco

Le presidenziali USA e il futuro del mondo globale

Erik Jones

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti (USA) del 2024 sono appena iniziate. Salvo imprevisti, il presidente Joseph R. Biden Jr. sarà il candidato del Partito democratico. Biden affronterà l’ex presidente Donald J. Trump o uno dei tanti altri concorrenti nella nomination repubblicana.

 

Attualità, 2023-2

Stati Uniti - Europa. Politica: l’Atlantico comune

Le sfide per il 2023

Erik Jones

Due sono le principali sfide per gli Stati Uniti per il 2023 (e gli anni a venire): la divisione politica e la debolezza che tale divisione comporta. Non si tratta di una situazione unica. I governi di tutto il mondo devono affrontare divisioni e debolezze. Ma la combinazione di divisione e debolezza è un problema d’importanza unica per il governo degli Stati Uniti, a causa del ruolo di leadership globale che esso svolge, dei rischi elevati che l’azione o l’inazione degli Stati Uniti comportano per la pace e la prosperità globali e dell’enorme pericolo che la disunione americana rappresenta.

 

Attualità, 2021-16

Multilateralismo e crisi della democrazia. Il disordine

Erik Jones

L’idea che «il calamitoso ritiro delle forze militari americane dall’Afghanistan» (cf. in questo numero a p. 481) abbia creato «un nuovo sistema internazionale», dominato dalla Cina o dalla Russia, è una «narrazione fuorviante». Quello a cui stiamo assistendo è invece un esempio, drammatico, di crescita del «disordine mondiale», dove le scelte discutibili di un paese egeomonico scompaginano gli equilibri mondiali, a prescindere dall’intenzionalità dei singoli attori. Il punto quindi – afferma Erik Jones, docente presso la Scuola di studi internazionali avanzati dell’Università Johns Hopkins – è quello di un rilancio del multilateralismo in un contesto di globalizzazione dalla quale non si può retrocedere. Una specifica forma di multilateralismo è il patto atlantico, «forte perché le due sponde» dell’Oceano hanno alle spalle «una lunga storia di lavoro comune», ma allo stesso tempo indebolito – proprio nel momento in cui se ne sente maggiormente il bisogno – dalle «tensioni» accumulatesi su più fronti negli anni e dal calo di consenso interno a ciascun paese.