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Attualità
Attualità, 16/2024, 15/09/2024, pag. 474

Chiesa cattolica - Verso la II Sessione: il Sinodo non ha fatto le ferie

Spigolature estive sui molteplici percorsi di sinodalità

Maria Elisabetta Gandolfi

Consegnato a luglio l’Instrumentum laboris (cf. Regno-doc. 15,2024,457), il testo-base per la discussione della II Sessione del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre, si dava per scontato che dell’appuntamento non si sarebbe più parlato se non a ridosso della sua celebrazione. E invece è rimasto all’ordine del giorno.

In questo scorcio di fine estate, spigolo nel grande campo sinodale e rilancio alcuni spunti per ulteriori approfondimenti.

La buccia di banana

La prima spigolatura fa riferimento al rapporto tra Sinodo e comunicazione pubblica, segnatamente quella dei social. Segnalato dalla spagnola Info Vaticana (26.7.2024, bit.ly/3TrBDNl) – con toni, si potrebbe dire, non amichevoli – c’è stato un fatterello significativo.

Il 25 luglio, l’account ufficiale del Sinodo dei vescovi @Synod.va su X e poi su Facebook lanciava in inglese – dettaglio non trascurabile – un sondaggio che chiedeva: «Ritieni che la sinodalità come percorso di conversione e riforma possa valorizzare la missione e la partecipazione di tutti i battezzati?».

La risposta possibile era o un «sì» o un «no». Punto. Col passare delle ore il «no» ha cominciato a raccogliere molti più voti del «sì»: circa l’88% dei 6.930 utenti di X che si sono sentiti interpellati dal sondaggio. Di gran lunga minore la partecipazione su Facebook, ma anche qui, sugli 800 partecipanti, la maggioranza era contraria. Inutile dire che i due account sono stati travolti da commenti ben poco lusinghieri…

Ma la goccia che ha fatto tracimare il vaso dei social è stato il fatto che, così com’è stato postato, altrettanto in fretta e prima dello scadere delle canoniche 24 ore il sondaggio è stato tolto (come si può vedere al link bit.ly/3MPKmFn).

Molte considerazioni sulla forma e sul modo potrebbero essere fatte, ma mi limito a una: avere come riferimento la sinodalità come stile non significa gettare in pasto ai social considerazioni che chiedono tempo, articolazione di pensiero e… persone in carne e ossa, non dei bot lanciati nella Rete dai più scafati nel mestiere.

È, se confermata – al momento non ci sono dichiarazioni ufficiali in merito –, una piccola ma significativa buccia di banana.

Incontri continentali

Certamente ben più degno di nota è stato il fatto che lungo l’estate si sono tenuti numerosi incontri continentali d’approfondimento sul tema. La «palma d’oro» va assegnata all’America Latina e in particolare al Consiglio dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi (CELAM) che dal 9 all’11 agosto ha convocato un congresso teologico (cngcelam.haif.app/) cui ha preso parte anche l’italiana Serena Noceti (intervistata dall’agenzia di stampa del CELAM il 3 agosto, bit.ly/3Bfkf81).

E ai primi di settembre è stata lanciata una collana di 25 volumetti per approfondire le tante sfaccettature della sinodalità, i «Cuadernillos de sinodalidad», che verrà pubblicata da CELAM, Claretiana e Queriniana.

Analoghe iniziative si sono registrate nelle Filippine e anche in Europa, i cui rappresentanti per il Sinodo si sono riuniti sotto l’egida del CCEE a Linz, Austria a fine agosto. Un’ordinata panoramica di questi appuntamenti è stata fatta da Catholic News Agency verso la fine del mese (22.8.2024, https://bit.ly/ 3ZuPaYb).

Un frutto sinodale: il Rito amazzonico

In agosto si è riunita anche la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA), l’organismo sorto all’indomani del Sinodo per l’Amazzonia del 2019 nel quale siedono sia vescovi sia laici. E, oltre alla discussione sull’Instrumentum laboris di ottobre, all’ordine del giorno è stata presentata l’entrata in vigore per un periodo sperimentale di 3 anni del Rito amazzonico.

Secondo il teologo don Agenor Brighenti (Vida nueva, 31.8.2024, bit.ly/3MLLDx6), coordinatore del-
l’équipe teologica del CELAM e consigliere della CEAMA, il Rito è na-
to come risposta a una richiesta del Sinodo 2019 ed è stato elaborato
a partire dal lavoro di 13 commissioni istituite all’interno della Conferenza.

Il 25° rito della Chiesa universale passerà così prima «attraverso le Chiese locali per la loro approvazione e il loro contributo, poi alle conferenze episcopali fino ad arrivare alla CEAMA» e infine a Roma, al Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Il nodo «donna»

Più sottolineato nei paesi dell’emisfero Nord che in quelli dell’emisfero Sud, quello del ruolo della donna nella Chiesa rimarrà un tema caldo, al di là del fatto che se ne occupa un Gruppo di studio che dirà la sua solo nel giugno del 2025 (e alla II Sessione del Sinodo si limiterà a un report dello stato attuale della discussione).

Segnalo qui però un provocatorio ma arguto articolo del gesuita statunitense Thomas Reese. Comparso su Religion news service (19.8.2024, bit.ly/3TxClsf) con il titolo «Se le donne non possono essere diacone, dovremmo smettere di ordinare diaconi gli uomini», ricorda che «non c’è nulla che un diacono possa fare che un laico non possa fare». Così si potrebbe lasciare che «le donne e gli uomini svolgano le stesse tante funzioni di catechisti».

La «controprova», dice Reese, viene dal fatto che, nonostante gli auspici del Vaticano II, in Africa e Asia il diaconato permanente non ha attecchito: «Attualmente gli Stati Uniti ospitano quasi 20.000 dei 50.150 diaconi cattolici nel mondo, ovvero circa il 40%, secondo l’Annuario statistico vaticano. Gli Stati Uniti e l’Europa insieme hanno più di due terzi dei diaconi del mondo». Mentre in Africa i catechisti sono ben 450.000.

E per le funzioni non catechistiche, come tenere l’omelia o presiedere i matrimoni, basterebbe una modifica del diritto canonico o una delega specifica…

La discussione è servita.

Segnali dai due «Cammini sinodali»

Infine, due segnali dai due percorsi sinodali nazionali che condividono il nome – «Cammino sinodale» – anche se magari non pie-
namente le metodologie: Germania e Italia.

Il primo. Irme Stetter-Karp, la presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi, ha per la prima volta preso parte all’inizio di settembre alla delegazione della Chiesa tedesca che dialoga con il Vaticano a Roma sul suo specifico percorso ecclesiale, non sempre gradito nei temi e nei modi. E ha dichiarato a Katolisch.de del 5 settembre (bit.ly/ 4gsYZfb) d’aver percepito nel dialogo diretto, svoltosi non per interposta persona, pur nella distanza di alcune posizioni, un sostanziale giudizio positivo nei suoi confronti come cristiana «che lavora per la propria Chiesa», così come verso gli altri laici impegnati nel Synodaler Weg.

Il secondo. Si è riunito il 7 e l’8 settembre a Roma il Comitato nazionale del Cammino sinodale italiano per discutere i (propri) Lineamenti che saranno oggetto di discussione, previa approvazione del Consiglio permanente della CEI, alla prossima I Assemblea sinodale del 15-17 novembre.

«Il testo – ha sottolineato mons. Erio Castellucci (SIR 7.9.2024, bit.ly/3XsT69p), arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi nonché presidente del Comitato – non raccoglie tutto lo scibile teologico e pastorale, ma aiuta a focalizzarci su alcuni meccanismi appesantiti o arrugginiti nella Chiesa per poterli sbloccare».

I nuclei attorno ai quali si sviluppano i Lineamenti sono: il linguaggio, la comunicazione e la cultura; la formazione; la corresponsabilità.

Insomma, il percorso del Sinodo, pur accidentato, lungo e talora faticoso, sta proseguendo per la sua strada. Anzi, per le sue molte strade.

Post scriptum

Lunedì 16 settembre presso la Sala stampa vaticana si è tenuta una conferenza stampa di presentazione del programma della II sessione del Sinodo. Tre le novità sostanziali: la prima prevede una veglia penitenziale al termine del ritiro spirituale rivolto a tutti i partecipanti. In essa, ha detto il segretario generale del Sinodo, card. Mario Grech, «si chiameranno per nome alcuni dei peccati che più suscitano dolore e vergogna, invocando la misericordia di Dio. In particolare (…) potremo ascoltare tre testimonianze di persone che hanno sofferto per qualcuno di tali peccati».

La seconda novità. Oltre al fatto che verranno a riferire in Aula esponenti dei 10 gruppi di studio, del gruppo di studio del SECAM, della Commissione canonistica e dell’incontro «I parroci per il Sinodo», vi saranno 4 momenti aperti a tutti (con necessaria previa iscrizione), denominati «Forum teologico-pastorali». In essi vi saranno esperti pronti ad approfondimenti relativi a: «Il popolo di Dio, soggetto della missione» e «Il ruolo e l’autorità del vescovo in una Chiesa sinodale», il 9 ottobre; e a «La mutua relazione Chiesa locale – Chiesa universale» e «L’esercizio del primato e il Sinodo dei vescovi», il 16.

La terza novità è relativa alla metodologia di lavoro: essa prevede una scrematura iniziale (tramite votazione) delle tematiche dell’Instrumentum laboris ritenute più rilevanti, su cui poi lavoreranno i circoli linguistici; prevede inoltre che una volta steso il documento finale da parte della Commissione eletta all’interno del Sinodo per questo scopo, vi sia un momento di ritiro e preghiera «in vista del discernimento» – ha concluso Grech – delle discussioni e votazioni finali.

 

Maria Elisabetta Gandolfi *

 

 

* Il testo integra e rielabora quanto pubblicato in Re-blog.it il 14.9.2024, bit.ly/47sypig.

 

Tipo Articolo
Tema Sinodo dei vescovi
Area
Nazioni

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