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Attualità
Attualità, 16/2023, 15/09/2023, pag. 531

Nuovi movimenti religiosi: i rischi di una deriva settaria

Franco Giulio Brambilla

La novità ecclesiale dei nuovi movimenti religiosi, «uno dei frutti più significativi – come ebbe a dire Giovanni Paolo II – di quella primavera della Chiesa, già preannunciata dal concilio Vaticano II», dopo l’emersione degli abusi nella Chiesa, che in certa misura li ha coinvolti per ragioni strutturali, ecclesiologiche e teologiche, rischia di volgere verso derive settarie. Il frutto potrebbe marcire prima di maturare. Non basta la bontà del carisma delle origini, serve il tempo storico della crescita. Come non basta il solo riferimento a Pietro quale garanzia. Il testo del vescovo Franco Giulio Brambilla illustra bene la necessità di una più compiuta ecclesiologia di comunione, che tenga assieme la partecipazione alla vita di tutta la Chiesa e della Chiesa di tutti con l’appartenenza al proprio gruppo elettivo. Così come una teologia che componga e distingua il rapporto tra incarnazione e trascendenza. Perché serve una più compiuta relazione tra carisma, istituzione e leadership.

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«Due appuntamenti ci stanno davanti il prossimo anno: i 1700 anni del concilio di Nicea e il giubileo del 2025. Il primo appuntamento ci parla del Credo, il simbolo della nostra fede; il secondo della speranza, il tema del giubileo». È dal primo di questi appuntamenti che il vescovo di Novara trae l’ispirazione principale della sua lettera pastorale per l’anno 2024-2025, intitolata Le dieci parole della fede. Breve commento al Credo e pubblicata il 20 settembre. Il testo propone «una lettura del Simbolo niceno-costantinopolitano, confrontandolo con il Simbolo apostolico» e sceglie di focalizzarsi sui contenuti della fede, con lo scopo di «alimentare la (…) speranza cristiana».

L’obiettivo di «tradurre la ricchezza del Credo in un percorso che possiamo intitolare le Dieci parole della fede» viene perseguito mediante l’analisi degli articoli del Credo «secondo uno schema diverso dalla sua normale scansione trinitaria», seguendo cioè «l’ordine della scoperta e dell’esperienza» della fede, che «nasce dal nostro incontro con Cristo. Gesù è il racconto della libertà del Figlio, che ci comunica il dono di Dio Padre e creatore e, mediante lo Spirito vivificante, ci fa partecipare alla sua vita filiale e fraterna».

L’orizzonte escatologico dischiuso dal Credo conduce così nel «pellegrinaggio della speranza» proposto da papa Francesco per l’anno giubilare: «Il Credo è la bussola, non è il cammino, ma senza bussola il cammino della fede può perdersi nei sentieri interrotti della vita».

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