M. Seewald, Riforma
Quando la Chiesa si pensa altrimenti
Dopo aver pubblicato nel 2020 Il dogma in divenire, l’editrice Queriniana ripropone al lettore italiano una delle menti più brillanti della teologia tedesca: il giovane Michael Seewald, classe 1987, che con questo nuovo volume affronta in modo originale e stimolante la vexata quaestio della riforma della e nella Chiesa.
GdT 444, Queriniana, Brescia 2022, pp. 224, € 24,00.
Dopo aver pubblicato nel 2020 Il dogma in divenire, l’editrice Queriniana ripropone al lettore italiano una delle menti più brillanti della teologia tedesca: il giovane Michael Seewald, classe 1987, che con questo nuovo volume affronta in modo originale e stimolante la vexata quaestio della riforma della e nella Chiesa.
Il libro, suddiviso in 3 densi capitoli, è un’analisi critica dell’architettura moderna del cattolicesimo, i cui nodi fondamentali riguardano soprattutto il funzionamento del magistero.
L’autore apre la sua riflessione facendo propria la distinzione del card. Walter Kasper tra «dottrina della Chiesa» e «dottrina dogmatica» che, a parere di Kasper, «non sono identiche». Di ciò Seewald si serve al fine d’ampliare la concezione della dottrina che informa la Chiesa, non come se la dottrina dogmatica semplicemente rientrasse nella dottrina della Chiesa, ma interpretando la prima come «forma specifica nella quale può essere espressa la dottrina della Chiesa».
Con questo, Seewald intende porre l’accento sul processo decisionale da cui risulta la forma dogmatica della dottrina, ossia sulla «decisione giuridica» che ha forza autoritativa e sulla pretesa interpretativa di cui è fatta oggetto la rivelazione. A questo punto, la riflessione teologica dell’autore fa risalire questo stato di cose alle novità culturali della modernità, concepita per lo più in termini di modernizzazione continua. L’analisi di Seewald non manca di considerare la storia, specialmente il contributo derivante dai concili Vaticano I e Vaticano II. A quest’ultimo viene attribuita la correzione, seppure tacita, della «giuridificazione» della dottrina della fede sostenuta dopo il Vaticano I, ma poi non si fa mistero dell’inversione di tendenza che ha caratterizzato gran parte del periodo postconciliare. Nonostante questo, il teologo di Saarbrücken si sofferma sulle tre strategie con cui la Chiesa è costretta a riformarsi in forza del suo paradigma moderno, riscontrabili tutte secondo tempi e modi diversi: l’autocorrezione, l’oblianza, l’occultamento dell’innovazione.
Seewald spiega così la riforma ecclesiale, non cedendo all’identificazione di un passato normativo cui occorrerebbe tornare a rifarsi, ma attualizzando il pensiero aristotelico sulla forma: riformare la Chiesa è «darsi una determinatezza reale», riconfigurare tutto ciò che la Chiesa riceve. C’è un perché: ed è che quello che si realizza lascia sempre qualcosa d’irrealizzato.
Antonio Ballarò