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Attualità
Attualità, 12/2021, 15/06/2021, pag. 395

L’economia italiana nel dopo-COVID. Recuperare il futuro

Stefania Tomasini

I fondi del piano Next Generation EU (NGEU) «rappresentano certamente un fondamentale strumento per uscire dalla crisi pandemica, e sono forse ancora più importanti in una prospettiva di medio termine» come un’occasione davvero unica, per l’Italia, di «intraprendere quell’ammodernamento delle infrastrutture, materiali e immateriali, da molto tempo frenato da vincoli strutturali e da carenza di risorse». A queste conclusioni, alle quali l’opinione pubblica italiana pare spesso aderire in forma superficiale o comunque poco consapevole, si giunge qui al termine di un’analisi economica che parte dal bilancio dell’anno appena trascorso («gravissimo» ma che «sarebbe stato molto peggiore se le politiche economiche non fossero intervenute prontamente e massicciamente»), per poi passare a considerare gli aspetti salienti del NGEU e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che lo declina rispetto al nostro paese, con il suo corollario di riforme strutturali. Queste comprendono, esplicitamente o implicitamente: le lentezze e inadeguatezze della pubblica amministrazione e la riforma della giustizia civile e penale, la sanità, di cui la pandemia ha evidenziato carenze e squilibri territoriali, l’istruzione (data la necessità di potenziare le competenze della forza lavoro), il sistema fiscale.

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- Economia: all’altezza delle sfide

Stefania Tomasini

Dopo 4 anni in cui abbiamo superato crisi (non solo economiche) senza precedenti, il momento che stiamo vivendo si caratterizza – scrive Stefania Tomasini, senior partner di Prometeia – «per un eccezionale intreccio di questioni in gioco e, di conseguenza, di piani di analisi, che vanno oltre gli aspetti più congiunturali – come si uscirà dalla crisi inflazionistica – e abbracciano temi di medio-lungo periodo». Le principali sfide che l’Italia in modo particolare e l’area euro in generale si trovano davanti sono riassumibili con un acronimo: «5 D». Si tratta della «deglobalizzazione, demografia, digitalizzazione, decarbonizzazione e del debito». Ne consegue che «la dimensione della politica economica, o meglio della politica tout court, è essenziale» sia per il nostro paese sia per l’Europa. Tuttavia, «forse la consapevolezza dell’urgenza delle sfide non è così diffusa». 

È quindi utile considerare alcune «importanti analisi – Isabel Schnabel, Enrico Letta e Mario Draghi – che conducono a concludere che senza un massiccio piano di investimenti deciso e coordinato a livello europeo il nostro continente rischia di rimanere spiazzato nelle potenzialità
di crescita e nella sicurezza».

 

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Economia italiana: quando la crisi è la norma

Stefania Tomasini

«Se il 2021 era stato l’anno del rimbalzo fuori dalla crisi pandemica, il 2022 avrebbe dovuto rappresentare l’anno della normalizzazione ». E invece sembra proprio che «i cigni neri» diventino la norma: lo scoppio della guerra in Ucraina ha nuovamente e repentinamente cambiato il quadro. Nel 2023 ci sono segnali positivi, come la «crescita del settore delle costruzioni», la «ripresa del turismo e, più in generale, [il] desiderio delle persone di tornare alla vita sociale di sempre». Ma ci sono anche segnali negativi, come l’aumento dei prezzi e in particolare dell’inflazione, «fenomeni che non si osservavano dagli anni Ottanta». E «un’inflazione dell’8% per un anno intero equivale alla perdita di potere d’acquisto di una mensilità» per le famiglie. Sono quindi necessari interventi di politica monetaria ma anche politiche di contrasto delle debolezze strutturali dell’Italia che, anche grazie al PNRR, potrebbero venire sanate: la fragilità idrogeologica del territorio (l’alluvione in Romagna e il cambiamento climatico in generale sono un allarme non più ignorabile) e il gravissimo declino demografico, per contrastare il quale il tempo si è fatto molto breve.

Attualità, 2022-12

Economia italiana, COVID-19 e guerra in Ucraina. La crisi dentro la crisi

Stefania Tomasini

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, «che aveva già portato a forti tensioni sui mercati del gas metano e del petrolio», ha prodotto anche per l’Italia uno scenario «molto complesso, che spazia da temi più strettamente economici e congiunturali a temi che rimandano a fenomeni con implicazioni nel lungo periodo (dalla transizione demografica alla transizione energetica ed ecologica a quella digitale)». In queste pagine offriamo «qualche elemento di documentazione e riflessione circoscritto alle implicazioni economiche, già queste molte e articolate», partendo dalla situazione congiunturale prima dell’invasione dell’Ucraina, valutando successivamente i possibili canali di trasmissione dell’impatto della guerra, per chiudere con alcune prime considerazioni sulle possibili implicazioni nel più lungo periodo, incentrate su una domanda fondata e meritevole d’attenzione per il futuro del paese e non solo: «L’eccezionalità della doppia crisi rappresentata dalla pandemia, prima, e dalla guerra in Europa, ora, rischia di porre fine a questo lungo periodo di stabilità dei prezzi?».