Dialogo interreligioso, giustizia e perdono - Anche Dio aspetta
Premesse di un discorso
La «forza del perdono è a un tempo grande e piccola: è debole perché senza pentimento non può davvero agire; ma è vincolante perché il pentimento resta monco quando gli è precluso d’incontrarsi con il perdono». Per poter parlare di «dialogo interreligioso e giustizia riparativa» occorre porre una serie di premesse metodologiche che spesso certa retorica oltrepassa superficialmente, pur animata dal lodevole intento d’aprire processi di riconciliazione. Innanzitutto il dialogo interreligioso è oggi alla ricerca di nuovi fondamenti rispetto ai classici individuati dal Vaticano II. Tuttavia dai testi ebraici emerge un importante assunto: nel perdono «non è tanto l’uomo che deve trascendere se stesso, è piuttosto Dio che (…) non può oltrepassare la misura bilaterale del pentimento-perdono inscritta nei rapporti umani». Il suo intervento è reso invece «necessario» quando la congiunzione tra «pentimento e perdono» non può aver luogo. La giustizia riparativa, infine, «ha in se stessa l’aspirazione che getta ponti verso la misericordia». Giustizia e misericordia si incrociano precariamente nella storia, ma non è casuale che nelle Beatitudini vi sia tra le due contiguità.
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