Editoria e spinta «global»
Come la crisi economica è arrivata più tardi, così anche la ripresa stenta a farsi sentire nel mondo degli editori «religiosi» rispetto a quello degli editori «laici». L’ultima rilevazione in materia è stata presentata nel maggio scorso alla Fiera del libro di Torino: -5,2% di fatturato nel 2015 per i «religiosi» contro un +0,7% del mercato librario in generale e un +1,6% a copia contro un -2,1%. Sugli ultimi 3 anni, però, il fatturato dei titoli di argomento religioso pubblicati dagli editori laici ha segnato un -23% mentre quello dei religiosi «solo» -4%.
Come la crisi economica è arrivata più tardi, così anche la ripresa stenta a farsi sentire nel mondo degli editori «religiosi» rispetto a quello degli editori «laici». L’ultima rilevazione in materia è stata presentata nel maggio scorso alla Fiera del libro di Torino: -5,2% di fatturato nel 2015 per i «religiosi» contro un +0,7% del mercato librario in generale e un +1,6% a copia contro un -2,1%. Sugli ultimi 3 anni, però, il fatturato dei titoli di argomento religioso pubblicati dagli editori laici ha segnato un -23% mentre quello dei religiosi «solo» -4%.
Il libro «religioso» rappresenta il 5-6% delle vendite complessive, ma, poiché intercetta un lettore «forte», è una fetta di mercato oggetto di una progressiva colonizzazione da parte degli editori «laici», che ne prendono ¼, compreso anche il fenomeno nuovo del self-publishing: autori «religiosi», singoli o collettivi come associazioni, stampano a proprie spese libri e libretti che vengono diffusi a migliaia. Contemporaneamente gli autori cattolici si fanno «nomadi» e spesso approdano in maniera definitiva fuori dalla casa editrice (religiosa) che li ha scovati verso grandi gruppi «laici», che dispiegano capacità professionali e forza distributiva difficilmente eguagliabili dai piccoli colleghi «religiosi».
È un’altra faccia della «globalizzazione del libro» che non corrisponde a un’attenzione sistematica al tema ma consente sempre più ad alcuni titoli o autori (il papa in primis) di essere venduti nel mercato italiano e internazionale, come ad esempio Il nome di Dio è misericordia (Piemme) o Ultime conversazioni (Garzanti).
Facile comprendere perché l’editoria religiosa italiana patisca maggiormente la crisi, non potendo più godere da un lato della rendita di posizione geograficamente più favorevole rispetto al cuore della cattolicità, oggi sempre più globale; e dall’altro dal venir meno della generazione dei fondatori, come le congregazioni religiose, e della temperie storico-culturale che aveva dato loro i natali, come il concilio Vaticano II. Per questo stiamo assistendo ad acquisizioni, cessioni o ampliamenti. Nel dicembre 2015 le edizioni Studium, grazie all’«entrata dell’Università LUMSA nella propria compagine societaria» hanno acquisito Marcianum Press, editore fondato nel 2005 a Venezia – dove rimarrà – che rafforzerà la sua «attenzione al dialogo fecondo e critico con le religioni e i problemi delle culture orientali».
Studium, poi, faceva parte del Gruppo La scuola (assieme a La Scuola, Cappelli – chiusa nel 2010 –, Nicola Milano, Alice, Trinity Whitebridge, Morcelliana), oggi oggetto di un ripensamento complessivo, visto che nel 2016 è stato annunciato che l’editrice La Scuola concentrerà «il proprio impegno nel settore dell’editoria scolastica» mentre ha ceduto «il ramo d’azienda “varia di cultura” a Morcelliana», separando la produzione delle due aziende.
Nell’ottobre 2016, la Provincia italiana settentrionale dei Sacerdoti del sacro cuore di Gesù, proprietaria delle Edizioni dehoniane Bologna (EDB) ha dichiarato d’avere stretto un accordo con i confratelli della Provincia spagnola che ha dato vita alle Ediciones dehonianas España (EDE). Grazie a esso EDE in 3 anni tradurrà e commercializzerà nel mercato spagnolo e latinoamericano 30 titoli dei 3.000 del catalogo EDB. E a dimostrazione che le sinergie sono possibili anche oltre i recinti confessionali, il 26 dello stesso mese l’editrice Claudiana, i cui 4 soci sono la Chiesa evangelica valdese, la Chiesa evangelica luterana in Italia, l’Unione evangelica battista d’Italia e Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia, ha annunciato l’acquisizione di Paideia, la nota casa editrice «dedicata a testi di critica filologica classica e religiosa», e di taglio biblico, fondata nel 1961 da Giuseppe Scarpat e oggi guidata dal figlio Marco che manterrà la direzione del marchio.
Sono alcuni segnali di trasformazione di un prodotto che non attira più il solo «piccolo mondo antico» ecclesiale (in calo), ma che deve rivolgersi a quel 38% di coloro che acquistano un libro a tema religioso e che si definiscono «né praticanti né credenti» (dati Ipsos).
Maria Elisabetta Gandolfi