Attualità, 2/2013, 15/01/2013, pag. 57
Un profilo del Novecento: La libertà e il male
Il Novecento ha guardato da più lati nel buio profondo dell’individuo; ha messo in discussione la razionalità come scienza positiva riesaminando l’Illuminismo; ha affrontato la questione del male come fenomeno culturale o legato alle istituzioni sociali totalizzanti e alla bio-politica; ha guardato al suo esito storico attraverso la critica delle utopie. Nel Novecento, nel cuore dell’Europa civilizzatrice si è prodotto il più grande «buco nero» della storia, quella manifestazione radicale di male che chiamiamo da qualche anno Shoah. E non ci si è fermati lì. Il problema del male non è solo un problema speculativo. Esso esige la convergenza tra pensiero, azione (quale esercizio della responsabilità morale e politica) e trasformazione spirituale del sentimento per l’altro che ho di fronte. Qui l’esercizio della coscienza, cioè di una vigilanza critica volta alla costruzione di valori condivisi centrati sul primato della dignità della persona, è prioritario in ogni discorso sul potere. Barbara Spinelli affronta la questione attraverso le deformazioni del nostro linguaggio: il linguaggio come spia di un’etica, di una politica e di una teologia insufficienti.
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