Attualità, 2/2013, 15/01/2013, pag. 11
Africa - Repubblica democratica del Congo: la via dolorosa delle donne
Novantacinque donne violentate a dicembre nel solo campo profughi di Mugunga III, alle porte della città congolese di Goma: l’ultima denuncia in ordine di tempo viene da Medici senza frontiere e riguarda non il numero totale, ma solo le vittime che loro hanno avuto in carico. Il mese precedente era stata l’UNICEF a contare 117 casi di stupro nella stessa zona. Da quando il movimento ribelle M23 ha preso le armi contro il governo centrale (Regno-att. 20,2012,700), i casi di violenza sessuale sono tornati a salire drammaticamente, se mai erano calati: lo stupro è stato spesso utilizzato come un’arma in tempo di guerra, ma forse mai come in Congo è stato pianificato e messo in atto su vasta scala. Nei conflitti armati che si sono susseguiti senza posa dopo il genocidio ruandese del 1994 nella regione orientale del Kivu, al confine con il «paese delle mille colline», la conta è macabra: fra i cinque e gli otto milioni di morti, e donne di ogni età derubate di quanto hanno di più caro: violentate, mutilate, torturate con una crudeltà inenarrabile. Donne lasciate vive, ma morte dentro. E morte socialmente. Emarginate, abbandonate a loro stesse, scaricate dalle famiglie, considerate un’ignominia. Un’emergenza nell’emergenza. Per non parlare dei bambini nati dalle violenze.
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