A
Attualità
Attualità, 16/2012, 15/09/2012, pag. 510

Italia - In morte di Carlo Maria Martini: un padre della Chiesa. Biblista, pastore, maestro

G. Brunelli
Muore con il vescovo Carlo Maria Martini un padre della Chiesa. Come Girolamo, come Ambrogio, come Agostino… «Una figura imponente di uomo di Chiesa», lo ha definito il card. Scola, suo successore a Milano. «Un uomo di Dio», «che ha non solo conosciuto, ma amato la Parola», ha detto di lui papa Benedetto XVI. L’eredità della sua figura, del suo pensiero, della sua testimonianza, è ora consegnata alla memoria della Chiesa, dell’intero popolo di Dio. Ha segnato col suo magistero fortemente carismatico un tratto importante dell’intera vicenda della Chiesa postconciliare. I 22 anni di ministero episcopale a Milano (1979-2002) ne sono stati il centro. Ma anche nel decennio successivo egli ha continuato a rappresentare un punto di riferimento, una guida per molti, cristiani, credenti di altre religioni, non credenti, finendo come sospinto nel centro della contraddizione del nostro tempo ad affrontare le questioni spirituali ed esistenziali nuove poste alle coscienze e alla Chiesa.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2015-2

Politica in Italia: una questione democratica

Renzi vince per solitudine. Senza oppositori il sistema politico rischia un nuovo blocco

G. Brunelli
L’elezione del XII presidente della Repubblica, il 31 gennaio scorso, nella persona di Sergio Mattarella (665 voti su 995, al 4o scrutinio), rappresenta, com’è stato osservato, il punto d’equilibrio più avanzato nel sistema attuale delle forze che interagiscono nelle istituzioni. Se il suggerimento a Renzi è venuto da Napolitano, è stato un buon suggerimento.
Attualità, 2015-2

Crisi ucraina: la sfida russa

Intervista a S. Shevchuk, arcivescovo maggiore degli ucraini

G. Brunelli
La crisi ucraina sembra giunta a un punto drammatico. Forse un punto di non ritorno. Il primate greco-cattolico: «Non è una guerra civile, ma un'aperta invasione delle forze russe in Ucraina»
Attualità, 2015-2

Santa Sede - Concistoro: non siamo una casta

G. Brunelli
La «riforma non è fine a sé stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti. La riforma, auspicata vivamente dalla maggioranza dei cardinali nell’ambito delle congregazioni generali prima del conclave, dovrà perfezionare ancora di più l’identità della stessa curia romana, ossia quella di coadiuvare il successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l’unità di fede e la comunione del popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo». Le parole con le quali papa Francesco ha aperto il Concistoro del collegio cardinalizio, il 12 e 13 febbraio scorso, indicano finalità, metodo e tempi della riforma.