Attualità, 2/2015, 15/02/2015, pag. 82
Santa Sede - Concistoro: non siamo una casta
La «riforma non è fine a sé stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti. La riforma, auspicata vivamente dalla maggioranza dei cardinali nell’ambito delle congregazioni generali prima del conclave, dovrà perfezionare ancora di più l’identità della stessa curia romana, ossia quella di coadiuvare il successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l’unità di fede e la comunione del popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo».
Le parole con le quali papa Francesco ha aperto il Concistoro del collegio cardinalizio, il 12 e 13 febbraio scorso, indicano finalità, metodo e tempi della riforma.
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